Capitolo quattro

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Il seguente capitolo tratta tematiche sensibili come violenza e morte.

"Non mi ero accorta quanto la Morte fosse gentile, finché non ha salvato la mia anima dal mio corpo"
-Sunny

Il cielo inizia a calare, portando con sé la notte; il mio tempo è ormai agli sgoccioli; eppure il vuoto dentro di me sembra non calmarsi. Perdere parte delle mie emozioni non annulla il dolore, i sensi di colpa o la paura. Tutto ciò rimane. A svanire sono state le altre emozioni, come la felicità, la pace, la calma, la razionalità, l'amore. Scoprirlo in punto di morte lascia un sapore amaro in bocca, ma in fondo lo scambio non sarebbe equo se ad essere tolte sono cose poco preziose.

Il campo di battaglia è deserto, oscuro e silenzioso. Se non fosse per la vista indebolita da tale oscurità, crederei di essere da sola. Invece, gli spalti dell'arena sono colmi di persone, tutte in silenzio alla mia vista. Le fiaccole intorno alla terra battuta illuminano poco dello spazio, ma riflettono l'armatura di Poker.

È corazzato dalla testa ai piedi; la luce che vi si riflette mi acceca abbastanza da farmi strizzare gli occhi. Non sembra portare armi con sé né scudi, ma immagino che contro di me non ci sia bisogno di tanto. Mi è stata offerta una casacca di metallo per difendermi, ma il pesante materiale mi rallenterebbe; non mi sono state offerte armi. Nei combattimenti non sono permesse, renderebbero il gioco troppo breve e meno entusiasmante per i gusti del Sovrano, il quale apprezza maggiormente la cruenta violenza fisica in un combattimento corpo a corpo.

La voce tuonante del Re si propaga in un forte eco all'interno della struttura marmorea, raggiungendo i milioni di partecipanti: 

<<Benvenuti! Quest'anno, per celebrare la Nuova Era, la principessa Veritas ha offerto la sua partecipazione ai Giochi. Un applauso in suo onore!>> 

Un brusio si alza tra la folla, seguito da un applauso poco convinto. Mi è impossibile vedere le loro facce; l'oscurità e la lontananza mostrano solo una serie di figure in ombra. Una distrazione in meno.

 
<<Inoltre, ulteriori festeggiamenti seguiranno i Giochi una volta terminati, per celebrare il matrimonio della principessa Venus con il Conte di Barlow! Il quale ha dimostrato un grande aiuto al Regno durante la battaglia.>> La sua voce è entusiasta, seguita da una risata.

Sento il sangue defluire dalle guance alla sconvolgente scoperta; il brusio sommesso del popolo si propaga nella mia mente, in attesa che ne comprenda il significato. In attesa di vedere quel futuro. Ma mai il Re ha dato adito alle parole per il semplice motivo di sconvolgermi. Una sensazione di nausea mi pervade al punto da rivoltarmi lo stomaco. Cerco il volto di mia sorella nel vano tentativo che lo smentisca, ma non accade. Ricordo la nostra conversazione e quella con mia madre in cerca di indizi che mi siano sfuggiti, ma nulla.

Non ottengo informazioni su dove sono, non posso chiederle conferma una volta morta, non posso salvarla dallo sposare un vecchio barbuto solo per compiacere nostro padre. 

Ho intenzione di salvarla dalla morte solo per darle un destino più crudele? Ho bisogno di informazioni, o il mio corpo andrà in combustione dalla rabbia, e l'unica persona a portata di mano è Poker.

Fisso l'uomo con intensità, nel tentativo di comprendere le sue mosse. È il mio doppio in altezza e tre volte la mia larghezza; si sposta lentamente per via della stazza e questo gioca a mio favore, ma non per molto. L'armatura lo protegge da molti dei miei attacchi, ma non è impenetrabile; lascia scoperti la giugulare e parte della femorale.

<<Mi domando per quale motivo un uomo grande e grosso abbia bisogno di un'armatura contro una fragile donna come me,>> fingo sorpresa.

 
<<Non sarà per paura!>> Alzo il tono per farmi sentire dalle prime file, le quali ridono allo scherno. Se c'è qualcosa che sono riuscita a comprendere nei miei vent'anni di vita, è che so come far infuriare un uomo orgoglioso.

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