"Ciò di cui non posso fare a meno in questo mondo, è la tua presenza al mio fianco. "
-Sunny
Camminare sembra essere rimasta l'unica alternativa per raggiungere il prossimo obiettivo, ma alla fine devo interrompere anche quella. La foresta delle Delizie sembra essere infinita e con essa il perenne brontolio del mio stomaco, la costante tentazione di provare sulle mie labbra il loro dolciume, con la promessa di darmi ciò che più voglio. Ma ciò che desidero è il sapore del frutto proibito sulle mie labbra, il veleno che segnerà la mia fine. L'unica tentazione da cui mi sto allontanando, l'unica che mi condannerà.
È un sollievo e uno strazio quando sparisce. Il sollievo che non devo mascherare indifferenza al suo fianco, la straziante mancanza del calore che il suo corpo trasmetteva al mio, ormai freddo. Camminare è rimasta l'unica distrazione, l'unica salvezza. Un modo apparente per mantenere le distanze, che si sono quasi annullate. Il patto che ho quasi rotto. Dopo poco non rimane nemmeno più quella speranza.
Il terreno sotto i miei piedi si interrompe per proseguire in uno strapiombo. Sento il brivido alle gambe spingermi in un lungo salto verso l'ignoto. L'oscurità.
La mia anima può sentire dolore da una caduta del genere? Morirò di nuovo? Mi guardo intorno in cerca di qualcosa che somigli a della corda, qualcosa che possa essere appuntito e usato per scalare, una protezione dall'urto. Ma niente. Immagino che i dolcetti non siano utili in questo caso, immagino che nessuno abbia mai voluto lasciare la Foresta dopo aver trovato una felicità infinita.
Ma la mia anima non è abituata alla felicità, solo alla solitudine e al dolore. Conosco solo ciò che di peggio c'è al mondo, e a me sta bene così. Perché se conosci il peggio, non ti illudi, vivi una vita consapevole di ciò che ti aspetta, che mai ti coglierà impreparato. Ma l'Oltre sembra non rispettare nessuna delle regole della vita. E io mi sento come la bambina di un tempo. Inconsapevole, impotente.
Sento una brezza calda accarezzarmi la pelle, in un dolce invito a seguirla. E così faccio. Le gambe prendono vita e fanno il primo passo, convinte di incontrare una resistenza che non viene. Lo stomaco che prima giaceva indisturbato, sale arrivando alla gola, con esso anche la paura, la consapevolezza che qualsiasi cosa mi spinga a fare quel passo, mi voglia morta. Che non arriverò alla prova successiva.
L'aria calda avvolge il mio corpo, mentre precipito nell'oscurità più totale, lo sguardo rivolto verso il cielo, come sono abituata a fare, in una richiesta d'aiuto, verso la mia unica fonte di luce.
La mente rivolta verso ciò che più voglio. Venus. Il cuore si volge altrove, su due pozze nere, infinite come l'ultima notte che vedo. Le labbra rose e carnose che quasi sfioro con le mie, il sorriso ampio che scopre la fossetta, sulla quale poso tante volte lo sguardo, senza mai poter ricambiare. Il corpo scultoreo, all'apparenza duro sembra invitarmi al contatto, il calore bollente che manifesta, innalza brividi piacevoli.
L'impatto è bagnato, freddo e ben presto mi riporta alla realtà. Estranea a tutto ciò che il cuore desidera. Ma la realtà di cui il cervello ha bisogno. L'acqua è gelida, rispetto alla brezza calda eppure non provo sollievo al contatto. Sembra che la mia anima freddolosa si sia abituata al calore e che adesso non sappia vivere senza. Agito le braccia in movimenti circolari per avvicinarmi alla superficie, la spiacevole sensazione rende il processo più veloce di quel che penso. Quando prendo il primo respiro, sento i polmoni bruciare, i muscoli si irrigidiscono stanchi, il sospiro è affannato, perso per la paura.
Il cuore batte forte nelle orecchie, disperato di farsi sentire, cantando il suo nome. Ma viene accantonato come frutto dell'adrenalina e nient'altro.
Ignoro come mi sono abituata a fare da molti anni ormai. Trascino il pesante corpo zuppo, fuori dallo specchio d'acqua. Le braccia tremano nel sostenere il peso, brividi di freddo scuotono il corpo. Ignoro ogni dolore, ogni sforzo, ogni sensazione. Finché non mi ritrovo in piedi sulle mie gambe. Tutto pur di andare avanti.
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Rancore.
FantasyStoria d'amore fantasy. Perché per quanto Cielo e Luna siano destinati ad incontrarsi il loro è il momento di una notte. La prolungata vicinanza causerebbe catastrofi nell' equilibrio del mondo, ed è per questo che i figli della Luna e le figlie del...