🎶 The truth is that our egos are absurd
I thought we were fighting but it seems I was gaslighting you
I didn't know that it had its own word 🎶Simone era arrabbiato.
Si, era ancora arrabbiato. Era rimasto arrabbiato per il resto del fine settimana e il lunedì mattina quasi allo scoccare della prima campanella della prima ora di scuola era ancora tanto arrabbiato.
Tanto arrabbiato. Ma, finalmente, era in procinto di sfogare quella rabbia su altro, su qualcun altro - o meglio sulle labbra di qualcun altro.
Simone aveva spinto Manuel nel primo bagno che aveva visto libero e, senza dare al ragazzo il tempo di capire cosa stesse succedendo, le sue labbra si erano fiondate su quelle di Manuel. La rabbia che aveva divorato Simone per tutti quei giorni ora si stava completamente consumando in quel bacio vorace e urgente.
Manuel poggiò le mani sui fianchi del corvino sentendo sotto le proprie dita il tessuto dei jeans che gli fasciavano le gambe per poi farle scivolare in avanti andando a chiuderle intorno al sedere del ragazzo spingendolo di più verso di sé.
Simone lo stava divorando ma a Manuel tutto ciò non faceva altro che eccitarlo da morire. Le labbra schioccavano tra di loro ogni volta che si staccavano anche se brevemente creando un suono indecente che riempì in poco tempo tutto il bagno non lasciando alcun dubbio a cosa stesse per succedere in quel cubicolo - se solo ci fosse stato qualcun altro oltre a loro.
Quando Manuel spinse i propri fianchi in avanti cercando un attrito che gli desse un minimo di sollievo, Simone sentì distintamente ciò che i suoi baci e il suo modo di fare aveva suscitato nel moro. Portò una mano al collo del ragazzo stringendone leggermente i lati e l'altra la portò tra i capelli lunghi del ragazzo passando le dita in mezzo a quell'ammasso di ricci e stringendo delle ciocche tirandole per sentirlo gemere contro la sua bocca.
Non lo avevano mai fatto a scuola. Troppo rischioso, troppo sporco, troppo scomodo. Eppure, dopo essersi detti che non si sarebbero visti più o che si sarebbero visti solo con discrezione, ora erano lì alle 7.50 di un lunedì mattina con le mani di uno sul corpo dell'altro e le loro bocche che sembravano non avere la minima intenzione di fermarsi.
Quando però Simone staccò la mano dal collo del moro per accarezzargli il petto fino ad arrivare alla patta dei suoi jeans, Manuel si staccò di scatto facendo spalancare gli occhi a entrambi.
Si guardarono in silenzio per qualche secondo. Erano entrambi rossi, con i capelli e i vestiti stropicciati e le labbra così gonfie che non sarebbero tornate alla normalità abbastanza in fretta da rientrare in classe come se niente fosse.
La campanella suonò e loro erano ancora lì, bloccati a guardarsi e a chiedersi ancora una volta come fossero finiti in quella situazione.
Simone si schiarì la gola e entrambi realizzarono che non si erano ancora rivolti neanche una parola. «Io-» iniziò il corvino non sapendo però cosa dire e cercando di scappare dal quel senso di imbarazzo che lo stava divorando.
Però Manuel lo precedette.«Avevamo detto non a scuola. Non a scuola, cazzo! E se fosse entrato qualcuno? se ce fosse stato qualcuno da prima de noi?! Nun posso farme vede' mentre-» Si bloccò appena vide gli occhi di Simone spalancarsi per la sorpresa per poi farsi riflessivi mentre la sua mascella si serrava e i denti intrappolavano la sua lingua per non dire cose di cui si sarebbe pentito.
«Non ti puoi far vedere in atteggiamenti intimi con un ragazzo. È questo vero?» disse in tono glaciale mentre si sistemava il maglione bianco candido che aveva addosso e i jeans per cercare di nascondere l'accenno di erezione.