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𝑇𝑟𝑎 𝑜𝑚𝑏𝑟𝑒 𝑒 𝑠𝑒𝑔𝑟𝑒𝑡𝑖 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑠𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑒, 
𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑠𝑡𝑒 𝑐𝘩𝑒 𝑛𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑠𝑣𝑒𝑙𝑎. 
𝐶𝑜𝑛 𝑢𝑛 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 𝑛𝑎𝑠𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜, 𝑡𝑟𝑎 𝑑𝑢𝑏𝑏𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑎, 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑢𝑛 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑟𝑖𝑡𝑎' 𝑠𝑖 𝑎𝑣𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑎.

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È vero, quello che avevo detto prima era incontestabile: nessuno sapeva cosa mi fosse realmente successo. Mi avevano trasportato d'urgenza in ospedale a Seoul, e nonostante gli sforzi, non riuscivano a comprendere la causa del mio stato.

Ero paralizzata, completamente priva di movimento. I nervi sembravano essersi bloccati, e mi sentivo come se la mia esistenza fosse giunta al termine. Non riuscivo nemmeno a parlare o a emettere un suono di aiuto.

Dopo settimane di lotta e duri esercizi, cominciai lentamente a riprendermi. Ma, una volta superata la fase iniziale di recupero, una domanda persistente mi tormentava: cosa era realmente accaduto?

Il mio allenatore era improvvisamente scomparso. Avevo sentito che era rimasto con me in ospedale per qualche giorno, ma poi era sparito senza lasciare traccia. E sinceramente, la sua versione dei fatti non mi convinceva affatto.

Sin dall'inizio, la situazione mi era sembrata sospetta, soprattutto quando la polizia coreana aveva suggerito che il crollo potesse non essere stato un incidente naturale, ma piuttosto un atto deliberato. Tuttavia, non avevo ricevuto risposte concrete, né su cosa fosse successo, né su chi fosse il responsabile.

Le mie amiche, convinte di poter risolvere il mistero, cercavano di aiutarmi a scoprire la verità. Mi chiedevano se avessi nemici, se qualcuno potesse aver avuto motivi di invidia o di rancore verso di me. Ma chi avrebbe potuto essere così crudele da farmi del male? Questo rimaneva un interrogativo senza risposta.

Nel presente, il dottor Alexander, come preferiva farsi chiamare, interruppe i miei pensieri, chiedendomi se stessi bene. Aveva ragione, la mia aria era strana e il mio comportamento silenzioso. Così, cercando di rassicurarlo, sfoggiai un sorriso gentile e risposi:

《Tutto bene, la ringrazio. Ma mi chiedevo se potesse aiutarmi.》

Lui mi rispose che doveva ancora esaminarmi a fondo, ma mi garantì che avrebbe fatto del suo meglio. E, nonostante la mia apprensione, il suo sguardo e il suo atteggiamento mi fecero sentire un po' più tranquilla, quasi come se ci fosse una possibilità reale di risolvere il mistero che mi affliggeva.

Dopo che il dottor Alexander mi aveva fatto la sua domanda, rimase in silenzio per un momento, osservandomi attentamente. Tuttavia, non si soffermò sui miei occhi, ma si concentrò sulla mia mano. Capì subito che stava cercando di decifrare il mio stato, e questo mi fece comprendere il suo pensiero.

《Non si preoccupi, sto bene!》 dissi cercando di sdrammatizzare. 《Mi capita spesso di essere sbadata, e mi scuso ancora per il disguido di prima.》

Alexander mi fissò di nuovo, senza dire nulla. Dopo aver annuito in segno di comprensione, se ne andò con passo deciso, senza mai voltarsi indietro.

Sospirai profondamente, rendendomi conto che per lui ero semplicemente una paziente enigmatica, un caso da risolvere. Mi abbandonai al letto, provata e nello stesso tempo sollevata. C’era qualcosa di rassicurante nella sua presenza, anche se il suo atteggiamento freddo e distante era evidente. Non potei fare a meno di ridacchiare, riflettendo sul fatto che stavo letteralmente impazzendo.

I miei pensieri furono interrotti dal suono del mio telefono che squillava. Guardando l’ora, notai che era ormai sera, probabilmente ora di cena. Guardai il nome sullo schermo e sorrisi dolcemente, felice di vedere che era Olivia, come sempre.

《Ehi piccola! Come va? Siamo appena atterrate e, indovina un po’? Abbiamo già perso qualcosa, ma non ti preoccupare, nulla di grave.》

La fissai attraverso la videochiamata e non potetti fare a meno di ridacchiare nel vedere le mie due care amiche così vivaci e spensierate.

《Domani arriviamo a Tongyeong e veniamo subito da te. Ho visto il tuo video, furbetta, noi due dobbiamo assolutamente parlare, eh?》

Il suo tono scherzoso era come una boccata d’aria fresca. Mi mancava tanto. Olivia era sempre capace di farmi sorridere, mentre Minji, pur essendo più pacata, era sempre pronta ad aiutare. Non so come avrei fatto senza di loro.

Il senso di colpa mi assillava; non volevo invadere la loro vita, ma Minji era stata categorica: non si discuteva. Così le avevo lasciate fare, e, sinceramente, questa volta volevo essere un po’ egoista. Avevo davvero bisogno di vederle.

Chiusi la chiamata solo dopo essermi accertata che Olivia e Minji erano ormai salite sul taxi. Sentivo la stanchezza e la monotonia che mi opprimevano, così, sfinita, decisi di saltare anche la cena. La routine quotidiana sembrava una prigione e, con un sospiro di sollievo, crollai sul mio letto, esausta.

Aspettavo con ansia l’arrivo del giorno seguente, e ogni minuto che passava sembrava un'eternità. Per alleviare la sensazione di vuoto e la solitudine che mi pervadevano durante la notte, avevo sistemato una lampada notturna sul comodino. Questa lampada era speciale: proiettava un cielo stellato che sembrava danzare dolcemente sul soffitto, creando un'atmosfera quasi magica.

Nonostante il mio desiderio di dormire, mi ritrovai a fissare le stelle fittizie sul soffitto, perdendomi nel loro scintillio. Le osservai a lungo, come se potessero raccontarmi segreti nascosti o rassicurarmi. Ma quella notte mi costrinsi a chiudere gli occhi e a cercare il sonno. Non potevo permettermi di farmi vedere in uno stato di esaustione totale, e dovevo sembrare fresca e in forma per l'arrivo delle mie amiche. Così, con uno sforzo consapevole, cercai di distendere i nervi e prepararmi mentalmente per il giorno che stavo aspettando con così tanta impazienza.

- 𝐢𝐥 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐡𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨 - 𝐇𝐰𝐚𝐧𝐠 𝐇𝐲𝐮𝐧𝐣𝐢𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora