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⋆ ִֶָ ๋𓂃🎐 ⋆

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𝐴𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑒𝑚𝑝𝑎𝑡𝑖𝑎 𝑒' 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑎𝑏𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜, 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑒 𝑐'𝑒' 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑠𝑐𝑜𝑛𝑡𝑒𝑛𝑡𝑜. 𝑆𝑒 𝑖𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑠𝑖 𝑜𝑑𝑖𝑎, 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑝𝑢𝑜' 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑟𝑒, 𝑖𝑙 𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖, 𝑜 𝑟𝑖𝑢𝑠𝑐𝑖𝑟𝑒 𝑎 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑟𝑒?

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La mattinata iniziò quasi come un incubo. Nella mia stanza, l'unica cosa che mi dava veramente fastidio erano le tende, che lasciavano filtrare troppa luce. Il sole invase la stanza fin dalle prime ore del giorno, e per quanto odiassi indossare mascherine per dormire, mi ritrovai a rimpiangere di non averne una. Alla fine, decisi di alzarmi e, con il letto così vicino alla finestra, aprii le imposte per far entrare l'aria fresca. Nonostante fosse ormai la fine dell'estate, l'aria era ancora dolce, e dalla finestra sentivo il profumo salmastro del mare. Forse, e dico forse, questo posto iniziava a piacermi. Ma chi, seriamente, poteva apprezzare un ospedale? Sospirai, ricordandomi che presto sarei stata in compagnia, e decisi di prepararmi.

Prepararsi per me era un'impresa che richiedeva tempo e pazienza. Chiamai un’infermiera per aiutarmi con la doccia, e fortunatamente, arrivò subito. Una volta lavata, decisi di vestirmi con cura. Scelsi una gonna a strati, abbinata a un top verde che avevo preso su Shein. Con il suo stile leggero e svolazzante, mi faceva sentire un po’ come una fatina, ma non mi dispiaceva affatto. Optai per lasciare i miei capelli sciolti; da quando ero in Corea, sembravano aver ritrovato nuova vita, forse grazie ai prodotti locali.

Come al solito, mi applicai la crema solare, un po' di lucidalabbra e il mascara. Infine, completai il tutto con una spruzzata del mio profumo alla vaniglia preferito. L'unico dettaglio che mi lasciava perplessa erano le scarpe. Sebbene non mi servissero, visto che ero costretta sulla sedia a rotelle, sentivo comunque il bisogno di indossarle, come per mantenere una parvenza di normalità. Ma decisi di aspettare un po' prima di metterle, dato che avrei dovuto risalire sul letto.

Saltai la colazione nella sala comune, preferendo mangiare in camera per evitare sguardi curiosi. Il cibo non era niente di speciale, ma non potevo aspettarmi troppo. Così, per combattere la noia, presi il telefono e cominciai a scorrere distrattamente le notifiche. Tuttavia, il mio momento di tranquillità fu bruscamente interrotto dal rumore della porta che si apriva di colpo.

Sobbalzai, girandomi di scatto verso l’ingresso, già sapendo che non poteva essere né un dottore né un’infermiera. Davanti a me c’era un ragazzo, evidentemente agitato, che sembrava scappare da qualcosa. Non si accorse subito della mia presenza, troppo impegnato a chiudere la porta con un’aria ansiosa. Chi mai poteva essere, e cosa faceva qui di prima mattina? Era evidente che non mi aveva notata, così mi schiarii la voce per attirare la sua attenzione. Finalmente, il ragazzo si girò e mi fissò.

- 𝐢𝐥 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐡𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨 - 𝐇𝐰𝐚𝐧𝐠 𝐇𝐲𝐮𝐧𝐣𝐢𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora