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𝑇𝑟𝑎 𝑖 𝑣𝑒𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑡𝑟𝑒𝑐𝑐𝑖𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑒𝑟𝑖𝑡𝑎' 𝑒 𝑖𝑛𝑔𝑎𝑛𝑛𝑜,
𝑠𝑢𝑠𝑠𝑢𝑟𝑟𝑎 𝑖𝑙 𝑣𝑢𝑜𝑡𝑜, 𝑚𝑎 𝑐𝘩𝑖 𝑎𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑙'𝑖𝑛𝑔𝑎𝑛𝑛𝑜?
𝐼𝑙 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑠𝑖 𝑠𝑝𝑒𝑧𝑧𝑎, 𝑠𝑖 𝑡𝑜𝑟𝑐𝑒, 𝑠𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑒,
𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑒𝑐𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖 𝑐𝘩𝑒 𝑖𝑙 𝑑𝑒𝑠𝑡𝑖𝑛𝑜 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑑𝑒.💭 ⌗ 𓏲
Alexander's Pov
Negli ultimi giorni mi sono sentito sopraffatto da un'ansia sottile ma costante, alimentata da diversi pensieri che mi tormentavano. Tra questi, uno dei principali era l'incidente della mia paziente Anastasia, su cui stavo ancora conducendo delle indagini. A questo si aggiungeva l'inquietudine per la mancanza di notizie da parte di Suji. Mi aveva promesso che ci saremmo incontrati alla pista, ma da due giorni non ricevevo alcun segno di vita. Un senso di frustrazione mi pervase mentre, con un profondo sospiro, mi lasciavo sprofondare nella mia sedia da lavoro. Ormai passavo la maggior parte del tempo in ospedale, quasi come se fossi intrappolato lì. In parte, perché avevo tutto ciò di cui avevo bisogno in quel luogo, ma soprattutto perché ero così immerso nelle mie attività da dimenticare di prendermi delle pause.
Quella mattina dovevo assolutamente andare a controllare le condizioni di Anastasia. Non avevo ancora trovato il tempo di farle visita, ma se devo essere sincero, forse era solo una scusa. La verità è che ero inquieto e temevo che lei potesse percepire quanto fossi emotivamente coinvolto. Non riuscivo a spiegarmi bene il perché di queste emozioni così contrastanti. Alla fine, decisi di prendere coraggio e di andare da lei.
Giunto davanti alla sua stanza, bussai come facevo sempre, aspettando una sua risposta. Nonostante non riuscissi a vederla attraverso il piccolo vetro della porta, non ci volle molto perché venisse ad aprirmi, accogliendomi con un sorriso gentile.
<<Mi scusi, dottore, ero in bagno,>> disse, quasi con imbarazzo.
Entrando nella stanza, non potei fare a meno di notare ancora una volta l'ordine impeccabile in cui teneva tutto. Era un dettaglio che mi colpiva ogni volta, eppure riusciva sempre a sorprendermi. Infine, la guardai più da vicino: stava decisamente migliorando. Il livido che aveva sul volto era sparito, e, secondo quanto mi aveva riferito il collega che l'aveva visitata quel giorno, si stava riprendendo gradualmente. Questa constatazione mi diede un po' di sollievo, e sapevo che potevo concentrarmi sul proseguimento delle cure per le sue gambe.
<< Come si sente oggi?>> le chiesi, sperando in una risposta rassicurante.
Anastasia mi guardò con un sorriso accennato, poi sospirò prima di rispondere: << Mi sento abbastanza bene, un po' confusa e indolenzita, ma tutto sommato sto migliorando. Però, dottore... immagino che lei non sappia ancora come stanno andando le cure per le mie gambe, vero?>>
Scossi la testa. Era ancora troppo presto per fare una valutazione definitiva; ci sarebbe voluto almeno un mese per comprendere appieno l'evoluzione del suo stato. Passammo circa mezz'ora insieme a discutere i prossimi passi da intraprendere: avevamo deciso di aggiungere delle visite con una psicologa per supportare Anastasia e di eseguire esami più dettagliati per le sue gambe. Era un piano che speravamo potesse aiutare a chiarire ulteriormente la sua situazione. Proprio mentre mi stavo preparando a salutarla, il mio telefono squillò, e sullo schermo apparve il nome di Suji.Salutai Anastasia con un tono frettoloso, e risposi subito alla chiamata.
«Ciao Alexander, scusa per il preavviso così breve, ma ho appena ricevuto la conferma: oggi alle tre siamo in pista, va bene?» disse Suji.
Non ebbi esitazioni e confermai immediatamente. Mi affrettai a tornare in studio per preparare i fascicoli con le domande che avrei dovuto discutere. Come sempre, Suji era curiosa riguardo ai motivi di questa visita, ma, come avevo già spiegato in precedenza, non potevo rivelarle nulla di specifico. Avevo già coinvolto le migliori amiche di Anastasia, e non era il caso di aggiungere anche la mia più cara amica a questa complicata situazione. Chiusi la chiamata con un senso di urgenza, avendo già perso troppo tempo.
Presi immediatamente un aereo in partenza tra pochi minuti. Fortunatamente, la posizione dell'ospedale era comoda, e il viaggio in macchina era stato rapido. Una volta sull'aereo, accaldato per la corsa e leggermente ansioso, mi rilassai finalmente. Non avevo mai corso tanto in vita mia e, a parte un mini zaino con i documenti necessari, non avevo con me nulla di superfluo, dato che sarei tornato a Tongyeong in serata. Decisi di approfittare del tempo del volo per riposarmi un po', visto che non avevo dormito bene negli ultimi giorni.
Dopo circa un'ora, l'aereo atterrò a Seoul. Non posso dire che mi mancasse particolarmente; avevo studiato e cercato lavoro qui per un anno, ma la città caotica non era mai stata di mio gradimento. Preferisco luoghi più tranquilli, e il mare, che adoro, mi ha portato a scegliere una località più adatta alle mie esigenze. Subito dopo l'atterraggio, cercai un bar per prendere qualcosa da mangiare e poi mi diressi verso la pista, visto che l'appuntamento era imminente.Secondo le informazioni che avevo ricevuto, avrei dovuto essere accolto da una signora che lavorava lì da anni, e quindi era la più qualificata per rispondere alle mie domande. Tuttavia, quando scesi dal taxi, notai che l'aspetto esterno della pista non era cambiato affatto: i colori scuri e austeri del 2016 erano ancora lì. Chissà quali modifiche avevano apportato all'interno, considerando che l'incidente aveva distrutto parte della pista.
Mi avvicinai all'entrata e, come previsto, una donna ben vestita e curata si fece avanti. Spense una sigaretta nel posacenere e mi fissò dritto negli occhi. I suoi occhi azzurri mi fecero pensare che potesse essere di origine mista, e il suo sguardo penetrante mi mise subito a disagio. Si presentò come Yujin, la proprietaria della pista. Mi spiegò brevemente che la pista era stata tramandata di generazione in generazione nella sua famiglia, ma che nulla di simile era mai accaduto prima.
Dopo esserci presentati, entrammo nell'atrio, dove si trovava la sala d'attesa e quella per il pagamento. Raggiungemmo poi una sala riservata, dove mi sedetti su una delle poltrone che mi indicò. La conversazione proseguì e Yujin mi chiese chi fossi e quali fossero i motivi della mia curiosità. Era passato ormai molto tempo dall'incidente e, come sottolineò, nemmeno le forze dell'ordine avevano dedicato a lungo tempo a questo caso, quindi si chiedeva il motivo di un interesse così prolungato.
«Sto studiando la situazione di Anastasia. La sua condizione è grave e sto cercando di metterla sotto cura, anche se non siamo certi dell'efficacia, data la sua unicità rispetto ad altri casi. Voglio capire cosa sia successo quel giorno: dove si trovava lei? Quali controlli sono stati effettuati e con quale frequenza? Chi era responsabile di questi controlli?» chiesi.
Yujin mi osservò attentamente, senza esprimere alcuna reazione evidente, rimanendo in silenzio e immobile per un momento. Poi chiuse gli occhi e sospirò, preparandosi a rispondere.
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- 𝐢𝐥 𝐬𝐢𝐥𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐡𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨 - 𝐇𝐰𝐚𝐧𝐠 𝐇𝐲𝐮𝐧𝐣𝐢𝐧
FanfictionUna giovane pattinatrice di talento, la cui carriera promettente è stata spezzata da un incidente misterioso e incomprensibile, perde l'uso delle gambe. Costretta a rinunciare a tutto ciò che aveva amato e ai ricordi che definivano la sua vita, si r...