Capitolo 10 - Dandelion

374 27 69
                                    

Aiden

Erano passate ormai due settimane da quando avevo iniziato a lavorare presso la clinica del Dottor Harris. Quattordici giorni di noia mortale, durante i quali ero riuscito a non perdere le staffe neanche una volta o quasi. Il mio temperamento scostante non era certo cambiato, ma almeno non avevo picchiato nessun membro dello staff e per me era già un grandissimo traguardo, considerando il comportamento aggressivo che avevo riservato in passato ad alcuni dirigenti. Gli strizzacervelli sembravano aver accettato la mia presenza, al contrario di alcuni pazienti che ancora mi scrutavano con inquietudine. Occhi segnati da un timore che mi faceva sorridere, iridi diverse da quella cascata di cioccolato che mi aveva chiesto appena una settimana prima di aiutarla a evadere dalla migliore clinica psichiatrica di tutta l'Inghilterra. Dopo quel bigliettino Evelyn aveva decisione di impugnare la carta dell'indifferenza mettendo fine alla nostra stupida sfida. Parlava con poche persone e per la maggior parte del tempo se ne stava seduta in giardino con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva fermato la nostra guerra per intraprenderne una ancora più difficile, una che temeva di non poter vincere. Avevo provato a indagare su di lei, sul suo passato a Portland, sul motivo per cui desiderasse così tanto scappare dall'unico posto che l'avrebbe aiutata a superare la sua malattia.

«Evelyn soffre di una forma di depressione molto grave, non posso dirti altro Aiden.»

Mia madre si era concessa il lusso di confidarmi quel piccolo segreto, stando attenta a non farsi sfuggire nient'altro. In fondo, per quanto le ultime settimane fossero andate decentemente, entrambi sapevamo di non poterci fidare completamente l'uno dell'altro. Io non ero un medico e non avevo le competenze per aiutare i pazienti; quindi, non era necessario che conoscessi tutti i casi clinici dei ragazzi rinchiusi lì dentro. Ero stato messo al corrente esclusivamente di alcune situazioni critiche, al fine di evitare incidenti che potessero compromettere il buon nome della struttura medica.

Lavorare come assistente mi aveva dato la possibilità di osservare l'alba quasi ogni mattina... possibilità di cui avrei fatto volentieri a meno.

«Aiden mi stai ascoltando?»

Afferrai il cellulare adagiato sopra il sellino della moto e controllai l'orario sul display.

«Terra chiama Aiden!»

«Cristo Riggs non sono neanche le otto del mattino e mi hai già sfracassato le palle.» Sbraitai, osservando il profilo del mio amico dallo schermo del telefono.

«Buongiorno anche a te principessa. Toglimi una curiosità da quanto non ti fai una bella scopata? Ultimamente sei più acido del solito.»

Da troppo. Quasi due settimane, esattamente dalla festa universitaria dove avevo provato a sbattermi Crystal fallendo miseramente a causa della scenata di Amanda. Mi doveva un favore e molto probabilmente le avrei chiesto di sdebitarsi quella sera stessa.

«Dimmi della festa.» Ribattei scocciato.

«Domani Zack organizza una rimpatriata al Joy e vuole che tu sia dei nostri.» Tagliò corto, immaginando già quale sarebbe stata la mia risposta.

«Perché dovrei venire? É una festa organizzata dalla squadra di rugby.»

«Squadra di cui facevi parte un tempo e di cui eri capitano.» Rispose senza esitazione. «Aiden so che hai tagliato i rapporti con mezzo mondo, ma non so come le persone non si sono dimenticate di te, anzi...»

Feelings HuntDove le storie prendono vita. Scoprilo ora