Capitolo 6 - Another shitty day

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AIDEN

Finsi di ascoltare le parole del direttore, mentre Aladdin accanto a me continuava ad annuire come una scimmia ammaestrata a ogni sua minima raccomandazione. Mi grattai la testa distrattamente, sperando che qualcuno piombasse in quel corridoio per mettere fine a quel monologo di cui non me ne fregava un emerito cazzo. Al di là delle spalle del proprietario della struttura, i cuccioli smarriti continuavano a guardarmi con il terrore vivo negli occhi. Mandai un bacio volante a una ragazza ancora in fila, che immediatamente si nascose dietro le spalle di uno dei suoi compagni e sghignazzai sonoramente.

«Aiden mi stai ascoltando?»

«Scusa capo, mi distraggo facilmente.» Risposi sarcastico e quest'ultimo continuò con il suo sproloquio infinito.

La ragazzina era sparita dentro la mensa con la solita espressione accigliata di qualche giorno prima. Sapeva di aver perso un'altra volta e la sua perseveranza nel cercare di mettermi i piedi in testa mi faceva quasi tenerezza. Tra tutti, lei era l'unica a non mostrare un minimo di timore nei miei confronti. I suoi occhioni marroni sprizzavano disgusto e antipatia, due sentimenti che non mi dispiacevano per niente, soprattutto da una come lei. Indossava il suo atteggiamento sicuro come un abito dalle misure sbagliate: qualsiasi persona si sarebbe concentrata sulle curve del suo carattere ribelle, finendo per cadere nella rete dell'attrazione, io invece ero riuscito a scorgere le sue debolezze. Una zip invisibile, che conteneva a fatica un'insicurezza sorda, ma pur sempre presente. Non era convinta di farcela ed era proprio per questo che ogni volta preferiva battere in ritirata, piuttosto di affondare l'ultimo colpo.

«Oliver ti mostrerà la clinica e dove potrai cambiarti.»

Mi risvegliai immediatamente dai miei pensieri, che erano riusciti a salvarmi per qualche minuto da quella voce che iniziavo a non sopportare più.

«Cambiarmi?» Chiesi accigliato.

«Sì, come vedi tutto lo staff medico indossa la solita divisa.»

Guardai il corpo esile del ragazzino avvolto da quel completo viola a dir poco imbarazzante e scossi la testa in segno di diniego.

«Non se ne parla.» Lo derisi con poca eleganza. «Non indosserò mai una cosa del genere.»

«Aiden devi sapere che in molti posti di lavoro gli abiti sono decisi direttamente dall'azienda e che...»

«E lei deve sapere mio caro direttore, che non riuscirà mai a impormi una cosa del genere. Oltretutto quel tipo di viola non rientra nella mia palette.» Lo interruppi, rimarcando la mia posizione e trattenendo a stento l'ennesima risata a causa della sua espressione confusa. Amanda mi aveva costretto ad accompagnarla a una seduta di armocromia e dopo qualche ora mi ero ritrovato a vivere in prima persona quella sottospecie di tortura, con un telo bianco a coprirmi i capelli corvini e una tizia alle spalle pronta a sventolarmi davanti alla faccia una quantità infinita di drappi colorati; secondo la mia migliore amica dovevo abbandonare la mia ossessione per il Total black e donare un po' di vita al mio armadio.

«É solo un colore...» Commentò dopo qualche secondo Harris, ancora sbigottito per la mia ultima affermazione.

«É Lilla e io necessito di un colore ibrido come il melanzana scuro per risaltare il mio bel faccino.» Sottolineai indispettito.

Avevo già acconsentito a rinchiudermi in quel posto per tutta l'estate, a trascorrere inevitabilmente più tempo anche con i miei genitori e a sottostare a un tipo come Oliver. I miei vestiti non erano oggetto di discussione.

Si susseguì uno scambio di sguardi, dove entrambi cercammo se pur in silenzio di far prevalere le proprie ragioni. Alla fine, Harris sospirò rassegnato e mi squadrò attentamente.

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