AIDEN
Erano da poco passate le nove quando parcheggiai la moto di fronte al locale dove Riggs e i miei ex compagni di squadra avevano organizzato quella stupida rimpatriata. Avevo risposto in maniera positiva al loro invito solo perchè non sopportavo l'idea di vedere i miei genitori dopo quello che era successo alla clinica. Quella sera ignorai il loro rientro e rimasi chiuso dentro la mia stanza a origliare il parlottio proveniente dal piano inferiore.
«Kate tu non eri presente, come fai ad essere sicura che sia stata colpa di nostro figlio?»
Con mia grande sorpresa sentii mio padre difendermi, mentre mia madre non smetteva di parlare delle minacce ricevute dai genitori di Grace, che sembravano intenzionati a denunciare la struttura per mancata supervisione dello staff medico nei confronti dei pazienti.
«E tu perchè lo difendi sempre?» Rispose a tono la moglie, inducendomi ad allontanarmi dalla porta per non ascoltare più la loro conversazione.
Mi addormentai tardi, attendendo il sorgere del sole per avere notizie sul mio possibile licenziamento, ma quando al mio risveglio notai l'assenza della vettura dei miei, capii che forse ero già stato depennato dalla lista delle persone autorizzate ad accedere alla Bucolic Clinic. Così, dopo una giornata passata a tormentarmi nell'incertezza di quello che sarebbe accaduto tra le mura della nostra casa, mi preparai e uscii con largo anticipo per non vederli rincasare.
L'alcool era un perfetto palliativo per i miei problemi, per le notti insonni, per i risvegli a corto di fiato, per scaricare quella tensione che da tutta la vita sentivo crescere dentro di me. Fu proprio per quello, che mi ritrovai a varcare l'ingresso del club e a osservare con occhi sognanti il bancone pieno di alcolici.
Attraversai lo spazio e dopo aver individuato il nostro tavolo, mi affrettai a raggiungere il gruppo più rumoroso dell'intero locale. Salutai con un'alzata di testa Riggs, che ancora aveva il segno di una risata sulla bocca e mi sedetti su una delle due panche. L'espressione del mio amico mutò leggermente quando si rese conto del mio pessimo umore. Inarcò un sopracciglio cercando di capire a cosa fosse dovuto il mio aspetto terribile, ma feci finta di niente e afferrai al volo un boccale di birra adagiato sul tavolo.
«Ehi amico, quella è mia!»
«Non più.» Risposi, trangugiando il contenuto in un sorso. Posai il bicchiere ormai vuoto ed eliminai i residui della bevanda amarognola sulle labbra con il palmo di una mano.
Il ragazzino a cui avevo rubato la bevuta mi squadrò con disgusto come se gli avessi appena scopato la madre davanti agli occhi.
«Aiden lui è... Chris, è entrato in squadra qualche mese dopo il tuo abbandono.» Ci presentò Riggs. «E Chris, lui è Aiden un nostro vecchio compagno di squadra, nonché nostro ex capitano.»
Analizzai l'aspetto fisico del giocatore alla mia destra non preoccupandomi di celare il mio stupore.
«In che ruolo giocavi?» Domandai ilare, soffermandomi con lo sguardo sul paio di jeans attillati che stava indossando.
«In seconda linea.» Rispose titubante continuando a fissare il bicchiere ormai vuoto.
«Henderson non ne ha mai capito niente di rugby.» Derisi il mio vecchio coach, con il quale non ero mai riuscito a instaurare un rapporto umano. «Sei troppo magro per giocare in avanti.»
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Feelings Hunt
FantasyA Portland, in una sera di fine maggio una diciassettenne tenta il suicidio tra le mura della sua cameretta. Il piano della giovane però fallisce e una settimana dopo si ritrova a volare oltreoceano con il padre per farsi ricoverare in una delle pi...