Capitolo 8

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Pioveva quella mattina, e il cielo era avvolto in una coltre di nuvole grigie.
Le gocce di pioggia battevano ritmicamente contro le finestre del mio appartamento, creando un sottofondo delicato e costante. Era il giorno del laboratorio di espressione corporea e interpretazione del movimento, e la mia mente era piena di domande e curiosità su cosa avrei affrontato.

Dopo aver fatto una veloce colazione, mi avviai verso l'ALFA ART ACADEMY, sotto l'accompagnamento della pioggia che rendeva scivolose le strade. L'atmosfera grigia e umida contrastava con l'attesa che sentivo dentro di me.

Entrai nell'aula del laboratorio con un misto di stupore e curiosità. Il professor Russo, un uomo basso e carismatico con i capelli grigi raccolti in una coda di cavallo , era già lì. Era noto per la sua esperienza e per il suo approccio innovativo al movimento e alla danza.
I suoi occhi luccicavano di saggezza e determinazione, e nonostante la sua bassa statura sembrava ispirare rispetto immediato.

«Buongiorno a tutti,» iniziò «oggi esploreremo la connessione tra il corpo e l'emozione. Lavoreremo su come il movimento possa esprimere stati d'animo complessi e come possiamo comunicare senza parole. Questo laboratorio non solo migliorerà la vostra espressività fisica, ma vi aiuterà a comprendere meglio voi stessi come aspiranti artisti.»

Le sue parole mi colpirono. Non avevo mai considerato quanto potesse essere fondamentale il movimento per esprimere emozioni nella recitazione. Mentre il professor Russo spiegava il programma della giornata, sentivo crescere in me una combinazione di ansia e eccitazione.
Non ero particolarmente esperta nel campo della danza o del movimento e avevo sempre preferito esprimermi attraverso le parole e le emozioni verbali. Ma sapevo che era il momento di accettare questa sfida.
Il laboratorio iniziò come al solito, con una serie di esercizi di riscaldamento.
«Muovetevi liberamente,» ci disse il professor Russo, «ascoltate i vostri corpi lasciate che il movimento esprima ciò che sentite.»
I miei passi erano inizialmente goffi, e il mio corpo non sembrava resistere al cambiamento. Tuttavia, mentre continuavo a muovermi, iniziai a sentire un senso di liberazione.
La rigidità dei miei movimenti si trasformò in fluidità, e la tensione accumulata cominciò a sciogliersi.

Il professore guidava il gruppo con pazienza e precisione, invitandoci a esplorare i nostri limiti e a superare le nostre resistenze.
L'aria nella stanza era carica di concentrazione e di energia creativa. Ogni movimento, anche il più piccolo, sembrava rivelare qualcosa di profondo su di noi.
Era come se stessimo scavando dentro le nostre anime, estraendo emozioni che normalmente erano nascoste.

Dopo il riscaldamento, il professor Russo ci chiese di dividerci in coppie da due per un esercizio di "trasferimento emotivo."Ogni coppia doveva improvvisare una scena in cui uno degli attori esprimeva un'emozione complessa attraverso il movimento, mentre l'altro doveva interpretare e rispondere a quei movimenti. Quando vidi Marco affiancarmi, proponendosi come mio partner, mi sentii sollevata. Lo conoscevo da poco, ma da quel poco che avevo visto e mi aveva personalmente dimostrato era davvero un ragazzo empatico e recettivo. Insieme avremmo potuto esplorare questo esercizio con la giusta intesa.

«Decidiamo cosa rappresentare,» mi disse, «e poi lavoriamo su come esprimere quell'emozione attraverso il movimento.» Dopo qualche discussione, decidemmo di rappresentare una scena in cui una persona cercava di consolarsi dopo una grande delusione. Marco avrebbe interpretato il ruolo del consolatore, mentre io avrei dovuto esprimere il dolore e la speranza attraverso i miei movimenti.
Iniziai a lavorare sul mio ruolo. I movimenti che dovevo eseguire erano lenti e riflessivi, e cercavo di trasmettere la profondità del dolore e la speranza che sorgeva lentamente. Ogni movimento era pensato per evocare un'emozione specifica, e mi concentravo sul mio corpo, cercando di liberarlo come nel riscaldamento, da ogni rigidità.

Marco, come consolatore, doveva rispondere ai miei movimenti, offrendo gesti di conforto e sostegno. Vedere la sua risposta mi aiutava a rendere i miei movimenti più autentici.
Mentre la scena si sviluppava, mi accorgevo che stavo diventando sempre più coinvolta, e la mia espressione fisica diventava sempre più intensa e verosimile.

Quando il tempo per l'esercizio terminò, il professor Russo si avvicinò e osservò attentamente. Con un sorriso soddisfatto ci disse: «Ottimo lavoro, Bianca e Marco. Avete dimostrato una connessione profonda e una grande capacità di comunicare attraverso il movimento. Bianca, il tuo uso del corpo per esprimere il dolore e la speranza era veramente evocativo. Marco, la tua risposta emotiva ha arricchito la scena.»

Sentii un'ondata di soddisfazione. Il lavoro sul movimento mi aveva permesso di esplorare nuove modalità di espressione e di scoprire nuovi aspetti di me stessa come "artista". Le parole del professor Russo erano come un balsamo per il mio ego, e la mia autostima, fino ad allora dormiente, ne trasse beneficio. Mi resi conto che avevo superato le mie paure e avevo abbracciato u nuovo modo di esprimermi.

Nel pomeriggio, Alberto mi raggiunse all'uscita dell'accademia. Il suo sorriso amichevole e la sua energia positiva nonostante lo stress e la pressione per gli esami che doveva affrontare all'università, erano un rifugio confortante dopo una giornata intensa. «Ho seguito una parte di laboratorio da fuori,» mi disse con entusiasmo. «Hai fatto un lavoro straordinario! Non avevo mai visto il tuo corpo esprimere emozioni con tanta disinvoltura.»

Gli sorrisi, ancora coinvolta.
«È stato davvero interessante.
Non avrei mai pensato che il movimento potesse comunicare così profondamente. Mi sono sentita davvero connessa con quello che stavo facendo.»

Alberto mi mise una mano sulla spalla, con uno sguardo di approvazione. «Sono davvero contento che tu stia esplorando nuovi modi di esprimerti. È questo che fa la differenza. Crescere come artista significa anche scoprire nuove tecniche e approcci. Oggi hai dimostrato una grande apertura mentale e creatività.»

Mentre ci dirigevamo verso il caffè dell'accademia, chiacchierando e ridendo, mi sentii grata di avere nella mia vita una persona come Alberto. Mi sentii fortunata, perché al giorno d'oggi , persone così buone e genuine sono rare, preziose. Sperai con tutta me stessa che la vita non ci separasse con qualche brutto scherzo del destino.

Quando la giornata volse al termine e tornai a casa, ero piena di riflessioni e di gratitudine.

Ogni nuova esperienza era un'opportunità per crescere e scoprire di più su me stessa. L'esperienza del laboratorio aveva aperto nuove porte per la mia espressione artistica e personale. Avevo imparato che la crescita non avviene solo attraverso il miglioramento delle tecniche, ma anche attraverso l'apertura a nuove esperienze e sfide. Forse sarei uscita da quel guscio, capii solo quel giorno che bastava volerlo veramente, e buttarmi a capofitto in tutte le circostanze che mi coinvolgevano, soprattutto nella quotidianità.
Con una nuova consapevolezza in più, sentivo il desiderio di continuare ad esplorare e crescere, ignara di ciò che mi aspettava.

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