Capitolo 10

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Il tempo sembrava essersi frantumato in mille pezzi, ognuno dei quali scivolava via con la velocità di un battito di ciglia. Seduta all'entrata, sulle panchine del foyer dell'ALFA ART ACADEMY, avvolta nel freddo pungente di dicembre, riflettevo su come la mia vita fosse cambiata da quando ero arrivata qui. Le lezioni erano intense, ma avevo trovato una certa flessibilità; nonostante le sfide e le difficoltà quotidiane, non era certo un percorso tutto in salita. Spesso mi sentivo completamente persa e insoddisfatta dei risultati ottenuti, ma continuavo a cercare il mio equilibrio.

Un giorno, mentre il sole calava e il freddo si faceva sempre più intenso, la direttrice Conti, una donna di mezza età dal fascino sofisticato e dall'eleganza innata, entrò nell'auditorium dove stavamo svolgendo la nostra lezione con la professoressa Valenti. I suoi capelli castani, con leggere sfumature di grigio, scendevano liberi sulle spalle, incorniciando un volto segnato con grazia dal tempo. I suoi occhi profondi e riflessivi trasmettevano anni di esperienza e saggezza. Indossava abiti eleganti e sobri, che accentuavano la figura slanciata e riflettevano il suo gusto raffinato. La sua postura eretta e la voce calma ma decisa creavano un'atmosfera di rispetto e ispirazione per tutti coloro che la circondavano.

«Studenti», iniziò, «è con grande entusiasmo che annuncio il nostro spettacolo di metà semestre: "Alice nel paese delle meraviglie". Questo classico della letteratura sarà adattato per il nostro palcoscenico e offrirà l'opportunità di reinterpretare una storia senza tempo con nuovi punti di vista e approcci creativi.»

La notizia mi colse di sorpresa. L'idea di interpretare uno dei personaggi iconici e surreali che mi avevano accompagnato durante l'infanzia mi emozionava e mi spaventava allo stesso tempo. Le audizioni interne avrebbero determinato i ruoli principali e secondari, e l'idea di dare vita a personaggi così ricchi e variegati era tanto stimolante quanto preoccupante.

Le notti precedenti alle audizioni furono caratterizzate da un'ansia crescente. Passavo ore a ripetere le battute nella mia mente. Mi era stato detto di preparare il ruolo principale, e l'idea di dover affrontare un personaggio come Alice suscitava in me una miscela di ansia e apprensione. Alice portava con sé un punto di vista unico, con sfumature e complessità che avrei dovuto penetrare e interpretare in modo autentico. Non sapevo ancora quale ruolo avrei interpretato alla fine, non ero l'unica aspirante al ruolo, ma sapevo che era un'opportunità incredibile per crescere e affinare le mie capacità indipendentemente dal personaggio che avrei interpretato. Ogni prova era una scoperta, ogni battuta un passo verso una comprensione più profonda di ciò che significava vivere attraverso qualcun altro. Immergendomi in questa sfida, trovai non solo la forza per affrontare il compito, ma anche una rinnovata passione per l'arte della recitazione.

Il giorno delle audizioni arrivò carico di tensione. Gli studenti si muovevano nervosamente, ognuno con le proprie speranze e paure. Quando fu il mio turno, mi avvicinai al palco con una consapevole tensione. Ogni parola, ogni gesto dovevano riflettere l'essenza del personaggio. Quando la mia esibizione terminò, mi allontanai dal palco sentendo dentro di me un misto di sollievo e incertezza. Avevo dato il massimo, e ora non mi restava che attendere il responso. Questo spettacolo di metà semestre non rappresentava solo una verifica delle mie capacità, ma anche una tappa importante del mio percorso all'ALFA ART ACADEMY.

Le settimane successive furono un vortice di preparazione e ansia. Ogni giorno, dopo le lezioni, mi rifugiavo nella sala prove, dedicandomi con passione al ruolo. Fin quando, una mattina, la lista dei ruoli fu affissa nella bacheca della reception. La direttrice Conti entrò, accompagnata da un silenzio carico di aspettativa. «Studenti», disse con un sorriso, «è arrivato il momento di annunciare i ruoli per "Alice nel paese delle meraviglie".»

Mi avvicinai alla bacheca, cercando con gli occhi il mio nome tra i vari ruoli. Quando trovai il mio nome accanto a quello di Alice, un senso di euforia e incredulità mi travolse. Avevo ottenuto il ruolo di Alice!

Trascorrevo ore nella sala prove, lavorando sulle mie battute e cercando di perfezionare ogni dettaglio. Ma non era solo il tempo trascorso in accademia a essere cruciale per la mia preparazione. Ogni pomeriggio, Marco ed io ci incontravamo a casa sua per studiare le battute e affinare le nostre performance. Lui aveva ottenuto il ruolo del Cappellaio Matto, e la sua interpretazione era eccentrica e affascinante.

La casa di Marco era diventata il nostro rifugio creativo. I pomeriggi trascorsi lì erano un misto di studio e amicizia. Marco era un compagno di studi straordinario e il suo sostegno era inestimabile. Le sue osservazioni sui miei monologhi e i suoi suggerimenti su come migliorare il mio approccio erano sempre precisi e costruttivi. Allo stesso tempo, riusciva a stemperare la tensione con la sua naturale simpatia e il suo umorismo.

«Dai, Bianca, proviamo di nuovo,» diceva, mentre si sistemava nella sua stanza luminosa e accogliente. «Immagina di essere veramente Alice. Cosa proveresti in questo momento? Come reagiresti?»

Studiare a casa sua non era solo una questione di preparazione tecnica. Era anche un momento di riflessione e di crescita personale. Marco ed io discutevamo approfonditamente ogni scena, cercando di comprendere non solo il testo, ma anche il contesto emotivo e psicologico. Questi pomeriggi erano anche un'opportunità per rafforzare il nostro legame e supportarci a vicenda durante il processo di preparazione.

Le conversazioni con Marco erano spesso profonde e stimolanti. «Penso che Alice abbia una forza straordinaria,» riflettevo, mentre ripetevamo una scena particolarmente intensa. «Deve affrontare la sua paura di perdere il controllo e la propria identità. È come se dovesse essere una roccia, anche se dentro si sta sgretolando. E soprattutto teme l'incomprensione e l'irrazionalità del mondo in cui si ritrova, dove le regole sono spesso illogiche e le persone e le creature non sempre seguono il senso comune.»

Marco annuiva, mentre scorreva il testo. «Esattamente. E noi dobbiamo essere capaci di trasmettere questa complessità al pubblico. È un ruolo difficile, ma credo che tu possa farcela. Hai un talento naturale per catturare l'essenza dei personaggi.»

La prima prova costumi fu un momento di grande eccitazione. Entrai nel backstage dell'auditorium, dove i costumi erano appesi in fila. La sarta, una donna minuta con occhiali spessi di nome Sara, mi accolse con un sorriso e mi guidò verso il mio costume: un delizioso abito azzurro con un grembiule bianco e un nastro blu in vita. Il vestito risaltava particolarmente su di me, con i miei capelli biondi e gli occhi azzurri che ne accentuavano la luminosità. Quando mi provai il costume, mi sentii trasportata nel mondo di Alice, proprio come quando ero piccola e papà mi leggeva la sua storia per farmi addormentare. «Questo costume è perfetto per te, ragazza. In bocca al lupo!»

Marco, che era accanto a me in attesa del suo costume da Cappellaio Matto, si avvicinò e commentò con un sorriso. «Siamo sicuri che tu non sia davvero l'Alice descritta da Lewis Carroll?» «Chissà...» risposi divertita.

Le prove costumi furono anche un'opportunità per interagire con gli altri membri del cast. Ogni personaggio indossava il proprio abito distintivo, creando un caleidoscopio di colori e stili che riflettevano il mondo magico di Alice. Non vedevo l'ora di affrontare il prossimo capitolo della mia avventura artistica e di dimostrare a me stessa e agli altri quanto fossi cresciuta come attrice. Mi ripetevo che ogni piccolo errore, ogni passo falso, sarebbe stato un'opportunità di apprendimento.

La sera dello spettacolo arrivò più velocemente di quanto avessi immaginato...

Hanging dreams: Il cuore di una nuova realtà Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora