[ 1 ] La Cupola

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Babel. O "bubble", come la chiamano i più piccoli. In ambo i casi, il nome è più che appropriato per la città dove vivo da sempre. Non che abbia avuto occasione di andar via, o di scegliere di nascere altrove. Nella mia vita, e in quella di tutti gli altri, c'è solo Babel, la sua Cupola, e tutto ciò che è all'esterno è un inferno al quale non si deve neppure pensare, a meno che non si voglia commettere un grave peccato.

Così ci è stato insegnato: alla mia generazione, a quella che ci ha preceduti, e a quella prima ancora. Lavora per Babel, e potrai vivere decentemente fino alla fine dei tuoi giorni. Rinnega la Cupola, eludi le regole, e non potrai più far parte del nostro mondo perfetto, dove tutti sono parte di qualcosa di più grande, di ciò che rimane, mentre là fuori non c'è proprio nulla se non sofferenza e morte.

Non mi è stato insegnato molto di storia, ma qualcosa la so: centoventotto anni fa – che per una diciassettenne come me è un numero esorbitante – tutto è andato in rovina a causa del Disastro della Caldera. Babel non esisteva ancora, ma il luogo dove è situata un tempo si chiamava Washington, nel Nord America. A quanto pare c'erano tanti continenti, e tantissime persone, e il mondo era così grande che non bastava una sola vita per visitarlo e vedere ogni cosa.

Sotto il Nord America dormiva un gigantesco vulcano, una "montagna che sputa fuoco liquido", chiamato Yellowstone, così grande da ricoprire più Stati. La gente sapeva che poteva diventare rischioso, ma non era mai successo qualcosa di così grave da allarmare la popolazione. Ogni tanto, nel parco che portava il nome del vulcano, si verificava qualche sbuffo di vapore caldo e detriti. Per il resto, tutte le grandi eruzioni preoccupanti si erano verificate milioni di anni prima. A chi poteva dare fastidio un gigante addormentato?

Poi arrivò il terremoto. Dicono che sia un fenomeno terrificante in cui la terra trema, gli edifici collassano, e il terreno può persino spaccarsi in lunghe faglie, come enormi ferite che non possono essere ricucite con ago e filo. Ma tutto questo non è mai successo a Babel. La Cupola ci protegge, e questa terra non l'abbiamo proprio. Qui è tutto fatto di metallo e di plastica, stabile e duraturo. Niente ci può scalfire.

Allora però la Cupola non esisteva, o per meglio dire non era ancora completa; quando la grande montagna si svegliò dal suo lungo sonno, un'ondata di fuoco liquido coprì tutto ciò che era più vicino, distruggendo ciò che incontrava. Pensereste che tutto il resto si fosse salvato, eppure non era solo quell'inondazione bollente il problema. Il vero incubo cominciò quando i cieli si oscurarono, ammantati da grige nubi, e dall'alto piovve la cenere, coprendo tutto e rubando i colori dal mondo, rubando il cibo e l'acqua e, infine, anche il bene più prezioso di tutti: l'aria.

Centoventotto anni fa io non esistevo ancora, ma la OxyGen sì.

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