[ 4 ] L'addio

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Quando le autorità della OxyGen si presentarono alla porta, lo portarono via mentre noi tutte piangevamo. Io scalpitavo e gridavo, mia sorella tratteneva le lacrime, e mia madre si sentiva impotente, ferma sulla sua sedia a rotelle con la testa bassa e le nocche bianche per la forza con cui stava stringendo le mani a pugno.

"Lasciare la città", scoprii quel giorno, era solo una metafora. Forse l'idea di essere cacciati fuori dal nostro amorevole paradiso, allora, mi faceva più paura dell'oggettiva realtà dei fatti.

La Capsula dell'Addio, come spiegarono le autorità, era una camera di metallo isolata, usata per i criminali e per chi, come mio padre, era stato "scelto". Dalla camera veniva risucchiato fuori tutto l'ossigeno, e poi... è facile immaginare come andasse a finire.

Più alte erano le tasse, meno persone le pagavano. Meno persone pagavano le tasse, meno la città si affollava. Era tutta una strategia architettata dalla OxyGen, costruita minuziosamente come i loro depuratori, e la Cupola non fece proprio un bel niente per salvare mio padre. Mi chiesi se facesse qualcosa in generale, piuttosto che starsene semplicemente là, opaca e misteriosa, a nascondere la vista degli orrori esterni a Babel, con i suoi soli artificiali che dettavano l'alternarsi del giorno e della notte dall'alto.

Vorrei poter dire che quella fu l'ultima tragedia che colpì la mia famiglia, ma mentirei. L'ultima è accaduta di recente.

Sotto la CupolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora