HAILEY
Provo a digitare un numero sul cellulare, ma la vista offuscata dalle lacrime me lo impedisce. Mi sento frantumata in mille pezzi, come un mucchietto di cenere accantonato in un angolo. Sono inerme di fronte alla colossale ondata di emozioni che mi ha travolta senza preavviso. Non so dove andare, ma una cosa è certa: non tornerò a casa. Mia madre sarà già sveglia, pronta per andare a lavoro e l'idea di farmi vedere in questo stato mi terrorizza. Che cosa potrebbe pensare vedendomi con abiti sgualciti, un aspetto pietoso, il trucco sbavato sulle guance, sporca di terriccio e scalza? Probabilmente mi spedirebbe dritta in una clinica, e per una volta le darei ragione, seguendola senza opporre resistenza. Ormai la mia salute mentale è compromessa soprattutto dopo l'ultimo incontro con Dorian, quattro anni fa.
Il numero che sto componendo è quello di Laetitia, la mia migliore amica, ma esito prima di chiamarla. Sarà sicuramente occupata, sveglia ogni mattina all'alba per andare a lavoro e non voglio disturbarla. Raccontarle tutto quello che è appena successo significherebbe farla uscire dal lavoro per correre da me, e mi farebbe sentire ancora più in colpa. Decido di chiamare Vera. Attendo ma risponde la segreteria telefonica. Mi mordo il labbro per trattenere le lacrime, mentre provo un'ultima volta. Se anche questo tentativo fallisce, non so davvero dove andare. La città comincia a svegliarsi e vagare per strada in queste condizioni non è certo un'idea brillante. Come dimostra l'auto che ha appena rallentato accanto a me.
-Ehi, quanto costa un pompino?- Grida una voce dal finestrino abbassato. Lo ignoro e continuo a camminare verso il quartiere più esclusivo della città. Il telefono squilla e una voce maschile risponde subito.
-Sì? Hailey?-
-Jilbert, posso parlarti? Posso venire da te?- La mia voce trema, sul punto di spezzarsi e cerco disperatamente di non piangere. Invano. Il petto brucia, implorando sollievo e le lacrime cominciano a scorrere di nuovo. Vorrei che insieme a loro sparissero anche i problemi che mi soffocano ogni giorno.
-Dove sei?- Chiede con tono deciso. Gli rispondo in fretta. -Non muoverti, vengo a prenderti- dice, prima di chiudere la chiamata.
Avrei voluto chiamare Amiylah, ma disturbare una donna incinta alle sei del mattino non mi sembrava affatto una buona idea. Mi complimento con me stessa per la razionalità, nonostante la situazione in cui mi trovo.
E tutto, ancora una volta, per colpa di quello stronzo.È tutta la vita che si impegna a distruggermi e alla fine ce l'ha fatta. Con pazienza e determinazione mi ha buttata giù, piegandomi come un fragile stelo di fiore. Siamo il lupo e l'agnello in una di quelle storie per bambini, e lui ha fatto di tutto per portarmi via la vitalità. Ancora oggi non capisco il perché. Mi stringo su me stessa, cercando conforto contro l'aria gelida del mattino. Lo odio per avermi ridotta così, senza motivo. Perché togliere a qualcuno la propria felicità? Non gli ho mai fatto nulla. Ho sempre cercato di capirlo, di essergli vicina, di supportarlo. Sono stata buona con lui anche quando riversava il suo dolore su di me.
Ma perché proprio io? Avrebbe potuto farlo con chiunque. Perché prendersela con una ragazza che, come lui, aveva già sofferto tanto? Tiro su col naso osservando il cielo schiarirsi col passare dei minuti. Il sole sta sorgendo dietro le montagne, portando con sé la luce. Un tempo, anche io cercavo di portare la luce nei luoghi oscuri. Ero l'alba, mentre lui era la notte profonda. Così vicini, ma mai capaci di incontrarci, di comprenderci davvero. Col tempo ho smesso di provare, consumando ciò che restava della mia luce. Mi ha prosciugata, lasciandomi come un fantoccio svuotato.
Chiudo gli occhi e lascio scorrere le lacrime. È patetico. Si può piangere per tutta la vita per la stessa persona? Inspiro profondamente, cercando di calmare l'ansia che minaccia di travolgermi, come al solito.
Dorian aveva bisogno di amore, ma anche di qualcuno su cui scaricare il suo dolore. E lo ha fatto: mi ha schiacciata con i suoi demoni credendo di alleggerirsi. Invece, non ha fatto altro che spezzarsi ancora di più, trascinandomi con sé. Perché, per una persona manipolatrice, calcolatrice, malvagia e piena di rabbia repressa... l'amore non basta.
Amarlo non è mai stato abbastanza.
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Baby, don't blame me [ANTEPRIMA]
רומנטיקהLui è la mia rovina e mi trascinerà con sé all'inferno. E la cosa che più mi distrugge è che io glielo lascerei fare, basta che stia con me.