SETTE

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HAILEY

Il gelato allo yogurt era il mio preferito durante l'infanzia. Mi piaceva molto e nonostante le prese in giro di Dorian, che sosteneva che quello al cioccolato fosse superiore, continuavo a sceglierlo anche quando lui era presente. Ero seduta sul muretto della Villa, un parco circondato da alberi fitti situato nel cuore della città. Osservavo Dorian palleggiare con i piedi e trovavo rilassante godermi il gelato, ammirandolo mentre si allenava.

Partecipava alle partite di calcio organizzate dalla scuola e, nonostante avesse solo tredici anni, era già considerato un prodigio. In effetti, eccelleva in tutto. Qualsiasi cosa facesse riusciva sempre al meglio. A volte mi capitava di osservarlo e pensare che al confronto, io non valessi nulla, come se fossi irrimediabilmente inferiore. Non ero particolarmente brava in nulla. Sentivo l'abisso che ci separava, ma avevo l'impressione che lui facesse di tutto per colmare quella distanza, cercando di raggiungermi. Stava per compiere tredici anni, mentre io ne avevo appena compiuti undici. Sebbene fosse ancora giovane, iniziava già a mostrare la sua bellezza. I capelli neri, leggermente mossi, gli cadevano sugli occhi mentre palleggiava con estrema concentrazione e abilità. Il corpo stava iniziando a trasformarsi, crescendo sia in altezza sia in robustezza. Riceveva quasi quotidianamente bigliettini da ragazzi e ragazze, anche più grandi di lui, provenienti da diverse classi. Continuavo a non capire perché preferisse passare del tempo con me piuttosto che con qualcuno di più interessante. Non avevamo molto in comune: la mia vita ruotava attorno alla scuola e alle sfilate e non avevo molto di cui parlare. Eppure, cercava sempre un modo per trascorrere almeno mezz'ora con me. Di tanto in tanto, mi lanciava uno sguardo sopra la spalla per assicurarsi che fossi ancora lì, prima di tornare ai suoi allenamenti. Era una giornata splendida e avevo indossato il mio vestito migliore. Avevo lavorato bene in agenzia e mi ero meritata il mio gelato. Stranamente, quel giorno potevo riposarmi e avevo accettato l'invito di Dorian.

-Stai ancora mangiando quel gelato disgustoso?- Disse d'un tratto, facendomi imbronciare. -È buono- risposi stizzita. Lo sentii ridere di gusto e mi rimproverai mentalmente per essere caduta nel suo gioco. Continuai a mangiare indisturbata finché lui non si avvicinò, sedendosi sul muretto, esausto.
-Hai finito gli allenamenti?- Chiesi e lui annuì. -Sì, finalmente.- Ammiravo il cielo, cercando di rilassarmi, ma Dorian mi strappò il gelato di mano e iniziò a leccarlo come se fosse il suo. -Ehi- gridai cercando di riprendermelo ma lui, approfittando della sua maggiore altezza, lo teneva fuori dalla mia portata. -Fa proprio schifo- cantilenò con un grande sorriso stampato sul volto.
-Allora ridammelo- protestai. Me lo restituì con aria trionfante e, dopo avergli lanciato un'occhiata torva, mi rimisi a mangiarlo, finalmente in pace. Con piacere notai la sua espressione trasformarsi in sorpresa: probabilmente si aspettava che, dopo averlo toccato, non l'avrei più voluto. Trattenni a stento una risata mentre lui si imbronciava, deluso di non essere riuscito nel suo intento.

Si accomodò accanto a me e mi scrutò con i suoi occhi scuri. -Sai, ho un po' di paura- ammisi d'un tratto e Dorian continuò a fissarmi senza distogliere lo sguardo. Non mi chiese né di cosa avessi timore né il perché, ma io ero determinata a proseguire ciò che avevo iniziato. -Inizierò presto la nuova scuola e sono spaventata. E se non mi trovassi bene? Se litigassi con tutti i miei compagni? E se fosse... troppo difficile?- Mi girai verso di lui, restituendogli uno sguardo intenso. Dorian alzò le spalle con noncuranza. -Che importa? Non piacevi neanche ai tuoi compagni delle elementari. Dovresti esserci abituata, no?-
Sentii immediatamente un nodo in gola, pronta a scoppiare in lacrime. Nessuno era mai stato così crudele con me, a parte mia madre. Mi alzai dal muretto e buttai nella spazzatura ciò che restava del mio gelato. Non avevo più voglia di mangiarlo e desideravo soltanto tornare a casa. Dorian mi chiamò, ma io non mi voltai. Accelerai il passo per mettere quanta più distanza possibile tra noi, ma in un attimo me lo ritrovai davanti. Cercai di guardarlo con tutto il disprezzo di cui fossi capace allora. -Spostati.-
-No- disse con serietà, sbarrandomi il passo. Ero ormai sul punto di piangere, travolta dalla rabbia. -Vattene Dorian. Non capisco perché continuo a stare con te se non ti piaccio- gli urlai contro, per poi sentirmi immediatamente invasa dalla vergogna. Mi sentivo vulnerabile, come se fossi stata completamente esposta al suo sguardo, che sembrava trapassarmi l'anima. Un ghigno si fece largo sul suo volto. -Sei sola, Hailey, non hai nessuno con cui stare. Quindi o me, o nessuno- replicò vantandosi e aggiunse:-non stai simpatica a nessuno, dovresti essere grata che io ti inviti.-

Baby, don't blame me [ANTEPRIMA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora