Capitolo 7 | A bird in a trap.

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⚠️ TW: morte, sangue, tortura descritta. ⚠️

━━˚₊‧꒰ა ☆ ໒꒱ ‧₊˚HUNTED

Approdo del re.

DEVA

Vergogna.

Era l'unica cosa che sentivo quando il re venne nelle mie stanze la notte precedente. Ciò che era successo era stato... imbarazzante, sporco e non doveva mai più succedere. Ero stata una debole, una stupida, una patetica che si era lasciata abbindolare da qualche carezza. Il re aveva fatta sentire speciale in un certo senso, la verità era che il mio consenso gli aveva dato il permesso per umiliarmi e dargli il permesso di usami come un suo giocattolo.

Dopo, quando mi aveva lasciata nuda e sola nel mio letto ero scoppiata a piangere perchè realizzai a malincuore che avevo ceduto. Ogni sua carezza, morso, tocco... erano stati fatali e peccaminosi. Per ciò che era successo mi odiavo, mi sentivo sporca, mi sentivo una sciocca. Era stata colpa mia, solo colpa mia e colpa del mio maledetto carattere che continuavo a provocarlo.

Sapevo che implorarlo non sarebbe servito a nulla, non mi avrebbe lasciato andare, non mi avrebbe permesso di visitare le mie sorelle. Io, prigioniera delle sue decisioni, delle sue azioni. Così ero uscita di nascosto, strisciando come un'ombra tra le mura della fortezza, evitando guardie e occhi indiscreti. Dovevo vedere Dayana e Delores, avevo bisogno di loro, della loro compagnia, della loro rassicurazione. Loro stavano male, come potevo lasciarle sole? Ero mancata da casa da fin troppo tempo. Grazie a Gwyneth, una serva come me, ero riuscita a portare via del pane raffermo e delle verdure per loro. L'aria era fredda, il sole stava per sorgere e la peste dilagava ancora per la città.

Quando arrivai alla nostra casa, il silenzio mi accolse come un'eco spettrale. Le finestre erano chiuse, la porta chiusa a chiave. Bussai, chiamai i loro nomi. Nessuna risposta. Il mio cuore batteva forte nel petto per l'agitazione. Dove potevano essere? Pensai che forse fossero uscite, che stessero meglio. Speranza vana. Speranza ingannevole.

Fu allora che lo vidi, tra le strade. Donovan. Quel ragazzo che un tempo mi aveva guardata con occhi pieni di affetto, di dolcezza. Quel ragazzo con cui avevo condiviso i miei primi baci, quando lui mi mostro che nonostante la vita mi aveva fatta a pezzi, potevo ancora essere felice e ciò che mi era successo, non mi definiva.

Donovan si avvicinò a me e il suo sguardo mi fece subito capire che c'era qualcosa di terribile che stava per dirmi. «Deva» la sua voce era un sussurro di dolore, di pietà. «Mi dispiace tanto» sussurrò. «Le tue sorelle... non ce l'hanno fatta.»

Non riuscivo a respirare. Quelle parole mi colpirono come un pugno allo stomaco, togliendomi l'aria. «No... no, non può essere...»

Donovan mi prese per le spalle, i suoi occhi lucidi. «Tre giorni fa... le hanno trovate nella casa. Il fetore... era insopportabile. Due monatti le hanno portate via su un carro. Le avranno già bruciate, ormai.»

Tre giorni fa.

Il re non mi aveva lasciato uscire tre giorni fa. Tre giorni di dolore, di agonia, io non ero lì per loro. Io, che avevo promesso di proteggerle, di non lasciarle mai sole. Ero stata imprigionata nella fortezza, costretta a servire quell'uomo, mentre le mie sorelle morivano senza che io potessi fare nulla.

Mi sentii spezzata. Il mondo intero mi crollò addosso, e non rimase altro che cenere. Il dolore mi travolse, e crollai tra le braccia di Donovan, singhiozzando come una bambina. «Era colpa mia... Dovevo stare con loro... Dovevo...»

«Non è colpa tua, Deva. La malattia non perdona nessuno, specialmente noi poveri» sussurrò lui, ma le sue parole non trovarono spazio nel mio cuore devastato. Sapevo che non era vero. Sapevo che il re mi aveva impedito di essere con loro. La mia rabbia cresceva, infiammava il dolore, lo trasformava in qualcosa di feroce.

HUNTED | Aemond TargaryenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora