Capitolo 16 | Fear in your eyes.

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━━˚₊‧꒰ა ☆ ໒꒱ ‧₊˚HUNTED

Approdo del re.

DEVA

Aemond stava camminando accanto a me lungo un corridoio della fortezza, prima però si era assicurato che non ci fosse nessuno. La sua voce era bassa e dolce mentre mi parlava, una rarità che mi faceva quasi dimenticare le volte in cui aveva dovuto fingere di essere qualcun altro. «Questa sera, dopo che ti sei preparata per la notte vorrei che venissi nelle mie stanze» sussurrò. «Possiamo andare avanti con un po' di scrittura, ne hai bisogno.»

Mi guardava ed era come se cercasse nei miei occhi un barlume di fiducia. Aprii la bocca per rispondergli, ma il rumore dei passi di Floris mi interruppe. La vidi avanzare verso di noi seguita dalle sue dame di compagnia, i suoi abiti eleganti che sfioravano il pavimento con una grazia ostentata. Non appena Aemond la notò, tutto cambiò: la sua postura divenne rigida, il suo tono di voce freddo e il suo carattere tipico del re crudele con cui si mostrava a tutti.

«E tu, sguattera» disse, rivolgendosi a me con un tono improvvisamente freddo «Perché stai ancora qui? Non ti avevo forse ordinato di andare a sbrigare le tue faccende e di lasciarmi in pace?» la sua voce era carica di disprezzo e ogni parola mi colpiva come una frustata. Abbassai lo sguardo, sentendo il mio volto diventare caldo per la vergogna.

«Non è sorprendente che la sguattera non adempia ai suoi doveri» commentò Floris con un sorriso compiaciuto. «È sempre qui a disturbarti, marito mio. Questa sciocca serva dovrebbe imparare il suo posto e capire che è ben più di un gradino in basso a noi reali.»

Non riuscii a guardare nessuno dei due. Le mie mani si strinsero intorno al grembiule e cercai di non far tremare la voce quando dissi: «Mi scuso, mio re. Non intendevo disturbarti.»

«Allora vedi di non farlo più» replicò Aemond, con un tono talmente glaciale che mi fece rabbrividire. Lo sentii camminare intorno a me, come un predatore che girava intorno alla sua preda. «Se continui a distrarti, non sarai più utile nemmeno come serva. Vuoi essere gettata via in mezzo alla strada come una mendicante e morire come le tue sorelle?»

«No, mio re» risposi, la voce che usciva appena. Il ricordo delle mie amate Delores e Dayana mi colpì un po' troppo forte. Sentii una lacrima rigarmi il viso e ringraziai di avere alcune ciocche che sfuggivano dalla treccia cosicché non lo notasse.

«Bene, sguattera maldestra» concluse lui, con una nota di soddisfazione che mi ferì più delle parole stesse. «Allora comportati di conseguenza e ricordati che non vali niente rispetto a noi, il tuo posto è alla base, dove la servitù deve stare.»

Floris fece un cenno d'approvazione con un ghigno sulle labbra. «Hai fatto bene a rimetterla al suo posto, marito. Certi comportamenti dalla servitù non possono essere tollerati a corte, sono qui per lavorare e non per comportarsi come dei fannulloni.»

Sentii lo sguardo di Aemond su di me ancora una volta, ma non potevo alzare il capo. Non volevo che vedesse le atre lacrime che mi stavano minacciando di uscire. Sapevo che stava recitando, sapevo che era costretto a trattarmi in quel modo per mantenere le apparenze, ma questo non rendeva le sue parole meno dolorose. Anzi, ero quasi certa che la sua vera natura fosse quella: un uomo crudele che amava deridermi e voleva solo illudermi, per poi ricordarmi quanto non valessi niente.

Non appena Floris si allontanò, lasciandoci soli nel corridoio, Aemond cambiò di nuovo tono. «Entra» ordinò e non c'era più quella freddezza nella sua voce.

Lo seguii con passo incerto e appena varcai la soglia lui chiuse la porta alle mie spalle con un tonfo. La stanza era in penombra, illuminata solo dalla luce di qualche candela. «Deva» disse con voce più bassa, avvicinandosi a me «Sai che devo farlo. Sai che non posso...non posso permettermi di trattarti con rispetto davanti alla corte, tantomeno davanti a quell'arpia di mia moglie»

HUNTED | Aemond TargaryenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora