Capitolo 3 | The cruel king.

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━━˚₊‧꒰ა ☆ ໒꒱ ‧₊˚HUNTED

Approdo del re.

AEMOND

La notte era calata su Approdo del Re e io ero solo nelle mie stanze, lontano dal fragore incessante della corte e dalle preoccupazioni del regno. La città poteva cadere a pezzi sotto il peso della peste e della fame, ma qui, nella mia Fortezza, il potere era mio e il mondo si piegava al mio volere.

L'aria nelle mie stanze era tesa, Floris entrò con la sua solita esuberanza, ma il suo sorriso si spense rapidamente quando capì che la mia mente era altrove, lontana da lei.

«Aemond, perché sei così distante?» chiese, il tono della sua voce che tradiva un misto di frustrazione e confusione. «Ti ho detto che vorrei andare a visitare la mia famiglia a Capo Tempesta, ma tu non mi hai ascoltata.»

«Non ho voglia di stare in tua compagnia stasera» risposi, cercando di mantenere la calma. Sapevo che le mie parole sarebbero state come acido sulle sue ferite, ma la verità era che il pensiero di passare la notte con lei mi nauseava.

Floris si avvicinò, le mani sui fianchi e i suoi occhi si fecero più scuri. «Non puoi trattarmi così, Aemond. Sono tua moglie. Ho diritto alla tua attenzione, al tuo affetto!»

Le sue parole mi fecero ridere, una risata secca e senza gioia. «Affetto? Cosa ne sai dell'affetto? Sei solo un ornamento, una facciata per la mia corona. Non puoi pretendere qualcosa che non esiste.»

«Hai idea di cosa stai dicendo?» La sua voce si fece più alta, il suo orgoglio ferito che riemergeva. «Dovresti desiderarmi, Aemond!»

Desiderarla? La sola idea mi faceva rabbrividire. Il pensiero di passare la notte con Floris mi faceva sentire intrappolato in un labirinto di aspettative e obblighi che non avevo scelto. Il mio corpo, la mia mente, erano altrove, occupati da immagini della sguattera, che riempivano ogni angolo del mio essere e mi distraevano da tutto ciò che era stato previsto per me.

«Non ho tempo per i tuoi capricci, Floris. Non sei altro che un peso per me.»

Il suo viso si fece pallido, incredula. «Mi stai cacciando via? Questo è il modo in cui tratti tua moglie?»

«Sì» affermai con fermezza, senza lasciare spazio al ripensamento. Volevo che capisse che non avevo alcuna intenzione di assecondare i suoi desideri egoistici. «Potrei trattarti molto peggio, se desiderassi.»

La guardai mentre si allontanava, il suo volto contorto dalla rabbia e dalla delusione. «Non puoi continuare così, Aemond. Questa non è una vita!»

«Non lo è, hai ragione» le risposi, la mia voce bassa e gelida. «Ma è la vita che ci è stata imposta. E tu sei solo un intralcio. Scompari dalle mie stanze. Ora.»

Non dovetti nemmeno girarmi per sapere che se ne andava. La porta si chiuse dietro di lei, e il silenzio tornò a regnare.

Mi appoggiai contro il muro, il respiro affannoso. La rabbia si dissolse, lasciandomi con una solitudine che mi attanagliava il cuore. Era strano come l'assenza di Floris riempisse la stanza, eppure, in quel silenzio, la mia mente tornò... ad altro.

In quel momento, realizzai di avere bisogno di qualcuno, ma non di Floris. Avevo bisogno di qualcuno che mi distraesse dai doveri di corte.

«Perché non posso smettere di pensare a te?» mormorai a me stesso, mentre mi sedevo sul letto, il vuoto della camera che si faceva sempre più opprimente.

Così avevo deciso di concedermi un po' di distrazione. Due donne, invitate appositamente dalla casa di piacere di Madame Sylvie, dopo poche ore, attendevano accanto al mio letto. Le loro risate erano basse e sussurrate, come una musica lontana che non riusciva a toccarmi. Erano belle, certo, ma non era il loro aspetto a interessarmi. Indossavano gioielli miseri e abiti provocanti, i capelli sciolti e il loro profumo m'invadeva i sensi.

HUNTED | Aemond TargaryenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora