capitolo quattordici

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 CLAIRE'S POV

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CLAIRE'S POV

<<Ok, allora quando sei pronta comincia a fare un giro di formazione, Claire>> mi disse Davide e cominciai piano a piano a premere sull'acceleratore e guidare il circuito.

Stavo sul serio guidando?
<<Ottimo, Claire, dovresti riuscire a fare un tempo di 1:37 se non di meno>>.
Davide continuava a darmi consigli ed indicazioni nel mentre guidavo i vari lap e gli ingegneri cercavano di capire le modalità di gioco.
Mi sembrava assurdo che per poco pensavo di star sognando.

<<Ok, cerca di tenere questo ritmo e di conservare le gomme, quando le avrai ben gestite, accelera e fai del tuo meglio>>
<<Ricevuto>> cominciai a guidare come se fossi in una nuova dimensione a me sconosciuta, ma sempre con la consapevolezza con cui son sempre cresciuta.

Sette anni fa

Ero agitata e non ne capivo la ragione. Chuck era voluto rimanere a casa, mentre mia sorella Blake faceva le fusa con qualsiasi ragazzo della banda avversaria. Il cielo era nero e non c'erano stelle: forse mi dovevo aspettare il peggio.
<<È tutto ok?>> mi chiese Maya.
Io e lei ci eravamo conosciute recentemente in questa vacanza a Valencia, Lei era di New York e viveva in una casa popolare. Era fidanzata con il migliore amico di Aiden, Justin.
<<Non ne ho idea>> formulai. Nonostante appartenessimo a due realtà diverse, io e Maya eravamo come sorelle. Avevamo imparato a capirci.
<<Vuoi un mio parere?>>
<<Dimmi>>
<<Io so che ti piace Aiden e faresti di tutto pur di aiutarlo con i debiti spesi a MonteCarlo, ma si tratta pur sempre di qualcosa di illegale. Sai più di me che non è così che si entra in formula uno, Claire>>
<<Che cosa stai insinuando, Maya? Sai perfettamente quanto ci tiene Aiden, non posso lasciarlo nella merda in questo modo>>
<<È rischioso, tuo padre potrebbe sistemare un'intera famiglia e sai perfettamente che ti farebbe entrare nell'accademia per formula uno. Non puoi pensare che questa cosa, possa far cadere ai tuoi piedi Aiden>>

Maya sosteneva che Aiden non mi amasse davvero, come se mi stesse solo utilizzando per il successo e per i soldi. Ultimamente, persino lei era molto più nervosa di chiunque e non ne capivo la ragione. Forse perché i suoi genitori le stavano sul fiato sul collo o forse era solo ansiosa per tutto.
<<Non ti autorizzo a parlare in questo modo del mio ragazzo. E se fosse come dici tu, allora dovrei preoccuparmi persino di te che non hai nemmeno un piatto caldo sul tavolo>> sputai.
<<Bada a come parli, Claire. Non sono nata piena di soldi e con la vita facile come te. E se fossi come Aiden, ti avrei già chiesto tutti i soldi del mondo, sai perfettamente come sono fatta, lavoro qui a Valencia nel bar di mia nonna. Sai di cosa stai parlando almeno?>>
<<Perche invece di guardare la mia situazione sentimentale, non guardi la tua?>>
<<Justin non mi sfrutta per soldi>> fece spallucce.

<<Dovresti essere mia amica>> ribattei con tono deluso.
<<Lo sono, C. Ma ti dico solo di stare attenta >>
<<Non ne ho bisogno credimi>>
<<Evidentemente sei tu che non sei mai stata mia amica>> se ne andò e io mi recai in auto pronta per l'inferno.

Presente

<<Claire, il tuo livello di velocità è troppo elevato, decelera>> mi avvisò Davide ma io avevo impresso una scena che mi perseguiva da ben sette anni. Stavo perdendo il controllo e la vista cominciava ad offuscarmi.
Avevo sbagliato con Maya, con Aiden, con papà, con me stessa e con quel ragazzo. Avevo sbagliato tutto.
<<Claire, sono io, papà! Tesoro devi decellerare o rischi di schiantarti!>> ma non ascoltavo, la mia mente era focalizzata sul ricordo delle due auto sbandare e perdere i sensi.

<<Potevo essere così stupida? Potevo???>> urlai.
Avevo la vista offuscata e non riuscivo più a guardare la strada ormai, così decisi di fare la mossa più azzardata del secolo:frenare.

<<Sono viva? Sono ancora viva?>> mormorai tra me e me, piagnucolando come una bambina di cinque anni.
<<Claire, Claire, sono io Charles. È tutto apposto, tutto apposto>> due braccia calorose mi tirarono fuori e mi circondarono in un abbraccio caldo.
<<V-voglio andare a c-casa, per favore>> singhiozzai e Charles mi trascinò fuori da lì, dove tutti i piloti e tutti i team erano rimasti a guardare la scena.

<<Ho riempito la vasca di acqua calda, ti farà bene credimi>> mi disse Charles.
Non mi ero mossa dal divano per minuti ed ero rimasta a contemplare le foto di me e Maya. Avevo ignorato tutti:le provocazioni di Lando, la preoccupazione di Carlos e persino le chiamate di papà. Non riuscivo a trovare il coraggio di affrontare tutto...e tutti.
Andai in bagno e cercai di sciacquarmi, togliendo via tutto il dolore provato e di poter ritornare la vecchia Claire.

In cuor mio, sapevo che sarebbe finita in questo modo.
<<Non puoi rimanere chiusa in bagno per sempre e di certo non puoi rimanere zitta. Dovresti parlarne con qualcuno, C>> picchiettò la mano sulla porta Charles.
<<Il giorno in cui parlerò dei miei problemi con te sarà quando avrò comprato la casa di Zak Brown e per quanto mi riguarda non è un senzatetto>> sospirai.
<<Non è facendo battute acide che riuscirai a superare i problemi>>
<<Non ho bisogno di te o di qualsiasi altra persona al mondo, ho vissuto la mia vita in piena tranquillità e puntualmente dovevano rovesciarmi il mondo per vedere auto e auto girare e perlopiù dei piloti dovevano persino rompermi i coglioni!>> sbraitai ma me ne pentii il secondo dopo. Aprii la porta e mi ritrovai lui di fronte a me con uno sguardo spento e gli occhi lucidi.
<<Ti ho preparato un tè caldo>> sputò.
Sapevo di averlo ferito ma era ormai troppo tardi fargli capire cosa pensavo.

<<Dovresti andartene>> affermai con tono spezzato.
<<Non me ne vado, Claire. Solo perché pensi che allontanarmi sia la scelta migliore, ti sbagli. Vieni a bere sto cazzo di té>>

<<Non hai ragioni per rimanere. Sei fidanzato e io trovo sempre modi per allontanarti o per ferirti>> lo seguii.
<<Non mi importa>>
<<A me si!>>
<<Cosa cerchi di insinuare?>> mi guardò.
<<Io non sono fatta per te, finirò per ferirti e finirò per risultare un peso per te. Tu non mi conosci>>
<<Come fai a esserne così sicura?>>
<<Perché mi conosco, so chi sono e a cosa scappo. Mi sono sempre promessa che vivere la mia vita non avrebbe mai coinvolto il lavoro di papà. E questo rientra anche nell'avere una relazione o essere amante di un pilota, soprattutto se è il pilota di papà>>
<<Perché mi stai allontanando?>> mi domandò con gli occhi lucidi.
<<Perché non ho scelta>> piansi. Lui cercò di avvicinarsi ma lo fermai subito.
<<Ti prego, vattene>> chiesi dolcemente e sebbene col cuore infranto, lui decise di accontentarmi e di lasciarmi da sola.

Non trovavo ragioni per rimanere ancora qui.

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