capitolo sedici

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CLAIRE'S POV

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CLAIRE'S POV

I suoi occhi erano spalancati, ma il suo volto mostrava un'espressione piuttosto perso, scocciato e forse qualche sfumatura di sorpreso nel vedermi qua.
Mi scrutava dall'altro verso il basso a braccia conserte, come se stesse cercando di assimilare più dettagli possibili per notare i miei cambiamenti e per prevedere la ragione per cui fossi arrivata fin qui.
Conoscevo bene Maya, sapevo che avrebbe finto di non curarsene delle mie parole e che avrebbe cercato di vedere il lato pessimista, con la stessa mentalità con cui era stata cresciuta. E apprezzavo di lei il suo modo di avere sempre i piedi per terra e di cercare di vedere sempre la realtà in modo oggettivo.

<<Vuoi rimanere in silenzio e aspettare che arrivi Natale? Non mi sembra che sia la prima volta che ci vediamo nella nostra vita>> sputò, ma non me la presi anzi, sorrisi. Sapevo che era ferita e per non rimanerci male, avrebbe cercato di comportarsi il peggiore modo possibile. Io e Maya non eravamo di certo uguali sotto questo punto di vista, ma eravamo simili e questo bastava per farci ritrovare anche dopo anni.

<<Devo parlarti riguardo alcune cose>> affermai, posando la mia borsa su uno dei banconi delle gradinate dell'aula.
<<Ti ascolto>> rispose frettolosamente, studiando ogni mio movimento e non perdendomi di vista nemmeno un secondo. Ricordavo che per studiare criminologia, si aveva una certa preparazione in giurisprudenza, psicologia e studio del crimine. Sapevo che questi aspetti potevano influire molto il modo di vedere le persone e sarebbe stato un mio svantaggio su di lei. Ma nonostante tutto era Maya, una delle mie più grandi amiche che non mi è stata vicino perché avevo un padre che era ingegnere della formula uno, o perché mamma lavorava nell'ambito della moda.
Maya era vera fino in fondo per ogni cosa.

<<Non riesco a superare quella notte, Maya. Continuo a fare incubi e ricordo sempre dei miei sbagli. Avevi ragione e per orgoglio non sono mai venuta dirmi quanto mi dispiaccia. Anche quando ho saputo del tradimento di quel coglione con mia sorella, non ho avuto la decenza di chiederti come tu stessi. Ma sono dispiaciuta davvero e vorrei che mi capissi. Ho bisogno di te, Maya. Eri l'unica che mi faceva sentire a casa>> spiegai.
<<Che notte? Hai fatto un'orgia, Maya?>> si intromise suo fratello.
<<Michael! Esci fuori, non dovresti essere a scuola?>> domandò.
<<Ehm, colpa mia>> sussurrai.
<<Michael, davanti l'università, c'è un bar. Prenditi il cazzo che vuoi e vattene>> formulò e dopo vari battibecchi tra i due, Michael decise di darle corda.
Una volta sole, Maya mi fece cenno di continuare con il discorso, sapeva che per essere qui qualcosa doveva essere successo.
<<Ecco, sono in viaggio con papà, ho guidato un auto ma per via dei ricordi stavo per andare a schiantarmi. Avevo bisogno di tirare fuori il rospo prima che mi divorasse lo stomaco>> mi guardò preoccupata.

<<Senti, mi dispiace per quello che è successo quella notte, Claire. Ma sono state scelte tue a quei tempi e io ho solo assecondato un circolo di azioni per il mio orgoglio. Sapevi più di me qual era la strada giusta per quel tipo di mondo e mi dispiace pensare che in quei due anni di amici in cui ho cercato di tranquillizzarti e rasserenarti, tu abbia avuto la decenza di solo cinque anni dopo, di farti viva>>
<<Avevi detto che non volevi più parlare con una persona che non ti faceva stare bene>> ribattei.
<<Ero arrabbiata e a diciassette anni avevo un livello di testardaggine che superava l'altezza dell'Everest, ma non mi ero aspettata che ci impiegassi ben cinque anni. Pensavo che sarebbe bastato qualche mese, ma non ti sei veramente fatta sentire che ho lasciato stare la nostra amicizia per dedicarmi a persone più importanti. E l'hai fatto anche tu>> spiegò con tono tranquillo.

<<Me ne vuoi fare una colpa?>>
<<No, Claire. Ho smesso di darti colpe quando ho capito che non saresti più tornata. E a quei tempi è stata una lezione di vita e mi ha aiutato per certo su molte cose. Vedi, ho affrontato la tua perdita e sebbene io ci sia rimasta male, sono andata avanti. E invece tu, che sei qui, mi sembri ancora a punto a capo. Forse è solo il ricordo di me che ti perseguita, non ti mancavo io come persona>> parlò, sbattendomi tutta la verità in faccia.
Maya era cambiata e maturata e a stento riuscivo a riconoscere la vecchia ragazza che c'era in lei.
<<Io ho bisogno di qualcuno>> confessai con voce spezzata. Lei si avvicinò e mi abbracciò. Non ci abbracciavamo da un secolo ed era bellissimo poter riaverla tra le mie braccia.
<<Io ci sono, Claire. Ci sono sempre stata, ma non puoi aspettarti che possa rinascere quel legame che avevamo instaurato. Io ho bisogno di fidarmi e tu hai bisogno di spazio, però se vuoi, puoi pur sempre parlarmi>> sorrise, sistemandomi le ciocche di capelli che mi cadevano sul volto.
<<Effettivamente, qualche giorno a New York pensavo di farmelo>> feci spallucce.
<<Beh, allora sarò onorata di avere un Angelelli a casa>>
<<Mi chiedo se sei rimasta la stessa>> ci incamminammo per uscire dalla università.
<<Si sono rimasta la stessa psicopatica che legge il giornale e fa ancora la settimana enigmistica>> si difese.

<<Ma...Micheal?>> chiesi e Maya strabuzzò gli occhi.
<<Oh cazzo!>> tirò fuori il suo cellulare da modelli del 1980, e proseguì nel contattare suo fratello.

<<Che cosa!?!...Nonono, niente canne in casa Valentine...fai sul serio??? Ma che cazzo?... se scopro quello che combini ti sparo nel culo, carissimo Michael Jordan Valentine>> attaccò infuriata e io scoppiai in una risata liberatoria. Effettivamente, non era cambiata più di tanto.

*
<<E quindi mangi ancora il dolce prima del salato?>> esclamai.
<< E quindi? Non cambio i miei stili di vita perché sto per arrivare ai ventitré. Sai che non ho mai mollato sotto questo punto di vista!>> brontolò. Il mio telefono prese a squillare e ci fu il nome di Charles sopra e a detective Maya, questo non era sfuggito.
<<Chi è?>> domandò con i suoi occhioni.
<<È Charles. Charles Leclerc>> le risposi dando per scontato che lo conosca.
<<E chi è? Un tuo amico di Monaco?>>
<<Non conosci Charles Leclerc, il pilota di formula uno della Ferrari?>>
<<Sai che non seguo la formula uno! A stento riesco ad avere una televisione e l'unico pilota che ricordo è quel figone di Lewis Hamilton>> farfugliò per poi sedersi sul letto di fianco a me.

<<Va bene, allora vuoi raccontarmi che succede?>>
Le spiegai di tutta la situazione con Charles, delle minacce di Lando, dell'accaduto all'autodromo, così che lei potesse avere un completo quadro della situazione.
<<Penso che lui ami Alex per abitudine. Tu lo stimoli e non lasciarti ingannare dal fatto che sia il pilota di formula uno. Magari è l'uomo di cui avevi bisogno. Uno che ti voglia veramente e non come Aiden!>>
<<Forse hai ragione>>
<<Come dico io, se ne vale veramente la pena, allora va bene sbagliare>>
<<E quindi come faccio?>>
<<Chiamalo! Che attendi?>> mi rubò il telefono per poi avviare una chiamata.

<<Claire?>> sentii di nuovo quella voce.
<<Charles>>

Spazio autrice: Ciao bellissimi come state? Spero bene (io sto dead)

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Spazio autrice:
Ciao bellissimi come state? Spero bene (io sto dead)

Ad ogni modo volevo condividere con voi questa perla quotidiana: ero ad aspettare l'autobus sotto la pioggia come se non avesse mai piovuto per venticinque anni, ma non è questo il punto famelico.
Ad un certo punto, sento un gruppetto di ragazzi chiacchierare e uno di loro dice : "Mi sento come Alonso alla curva 2/3 del gran premio di Miami", inutile dire che son scoppiata a ridere come una problematica d'asma.

In ogni caso, se avete qualche parere riguardo alla storia, dite pure.
Vi preannuncio che ci sarà una seconda fanfiction che riguarda a Maya Valentine, l'amica di Claire, con eheheheheheh....indovinate quale pilota di formula uno.

In ogni caso, grazie per leggere One Second💋💋💋💋💋
Alla prossima!!!

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