Chapter fifteen

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Erano ore, giorni oramai, che cercavo di scoprire di chi fosse quella dannata lettera, ma non ci riuscii.

Nessuno sapeva niente, i ragazzi facevano tutti gli indifferenti.
Non sapevo chi poteva averla scritta, nessun indizio, nessun sospetto, nessuna conclusione.

In questi giorni mi sentivo davvero sola, a parte un ammiratore segreto e Paola non avevo nessuno, eravamo sempre tutti molto impegnati, il serale si faceva sempre più vicino e l'ansia e lo stress ebbero la meglio su di me.

In sala relax tutti consumavano il loro pranzo, scambiando qualche parola, sorridendo ai commenti e ridendo alle battute.
Eppure io, dopo tante ore di danza non avevo fame.
Come sempre d'altronde.
Era diventata un'abitudine oramai.
Un vizio.
Un brutto vizio.

Assaggiai due foglie di insalata mentre sorseggiavo un bicchiere d'acqua.
S:"ehi ali!"
Mi raggiunse Simone.
Io:"ehi."
S:"non sei in vena di chiacchierare oggi vero?"
Io:"credo tu abbia azzeccato a pieno il mio umore."
S:"beh allora ti lascio."
Gli mimai un ciao e lo vidi sedersi so tavolo con Giorgio.

Mi alzai dalla sedia e iniziai a dirigermi verso il bagno.
Aprii la porta, mi misi davanti allo specchio, mi appoggiai al lavandino abbassando lo sguardo.

Tutto ciò era troppo da sopportare, troppo per me.
Mi fiondai in bagno, facendo quello che facevo sempre.
Spinsi le dita in gola, e mi liberai di quel cibo, di quel troppo che mi faceva sentire male, di quella roba che non doveva stare dentro me, di tutto quel veleno.

Mi sentivo meglio dopo, più leggera, con un peso in meno.
Eppure dopo il senso di colpa mi lacerava dentro rendendomi consapevole che mi stavo facendo altro male.
Le occhiaie erano impossibili da coprire oramai col correttore, le nocche erano continuamente graffiate con tagli che nemmeno guarivano più.
La stanchezza era diventata insopportabile, di giorno a mala pena mi reggevo in piedi e di notte non riuscivo a dormire per via degli incubi.

Tutto ciò mi stava uccidendo, questo grande masso caduto sopra di me era diventato troppo pesante da reggere e mi stava schiacciando piano piano.
Frantumando ogni singolo pezzo del mio corpo.
Ogni mia emozione.
Ogni mio desiderio.
Ogni mia speranza.

Una lacrima percorse la mia guancia, e un dolore allo stomaco mi colse all' improvviso facendomi appoggiare alle mattonelle fredde del muro, passai una mano sulla mia fronte sudata e lascia sfuggire un singhiozzo dalla mia bocca.

X:"Dio, dimmi che non è ciò che credo, dimmi che quel che vedo è solo un caso."

Spazio autrice:
Ehilà! Scusate ma ho avuto tanti impegni e non sono riuscita a trovare il tempo di aggiornare!

Spero vi piaccia io capitolo!
Marty:)

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