Chapter nine

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Entrati nel locale persi tutti di vista dopo poco, quindi decisi di andare a perdere qualcosa da bere.
Mi sedetti al bancone e ordinai una vodka alla pesca.
Il barista me la servì accompagnata da un sorriso.
La bevvi tutta d' un sorso e ne ordinai un altra.
S:"vuoi ubriacarti anche stasera?"
Mi raggiunse Stash.
Io:"vuoi rompere anche stasera?"
S:"devi essere sempre così acida?"
Io:"devi essere sempre così scassaminchia?"
Sbottai.
S:"ci rinuncio." E alzò le mani in segno di resa.
Io:"eh?"
S:"niente, ci rinuncio, abbiamo iniziato col piede sbagliato, volevo mettere le cose a posto ma tu me lo impedisci, quindi basta ci rinuncio."
Spostò lo sguardo sulla pista da ballo.
Mi lascia sfuggire una risatina isterica.
Gli presi la mano.
Io:"andiamo a ballare?"
Mi guardò accigliato ma dopo poco un sorriso comparve sul suo volto e ci buttammo in mezzo alla mischia.

***
S:"ali, non ne posso più, mi fanno male i piedi."
Gridò per farsi sentire a causa del volume alto della musica.
Io:"torniamo in hotel?"
Mi prese la mano e si fece strada tra le persone ammassate e sudate, una volta fuori ci incamminammo verso il residence.

***
S:"guarda siamo arrivati."
Io:"scale o ascensore?"
S:" ma che domande sono? Ascensore!"
Risi istintivamente dato che la ragazza che stava alla reception ci guardò malissimo.
Stash premette il bottone del terzo piano e appena le porte si chiusero si avvicinò a me facendomi indietreggiare e di conseguenza facendo aderire la mia schiena alla parete dell'ascensore.
S:"sei così bella stasera." Ringhiò contro il mio orecchio.
Io:"tu dici?" Lo provocai.
S:"mmh.."

Fissò per qualche secondo le mie labbra, poi mi guardò negli occhi e iniziò a baciarmi, era un bacio pieno di passione, di desiderio, era un bacio strappato, un bacio bisognoso.

Il din dell'ascensore che ci avvisava che eravamo arrivati a destinazione ci distrasse per un attimo, ma non ci staccammo.
Camminavamo sapendo a stento dove andare, inciampammo e andammo a sbattere un paio di volte contro i muri.
Stash frugò nella tasca della sua giacca per cercare le chiavi che non riusciva a trovare ed imprecò qualche volta sulle mia labbra per poi morderle appena trovate.

Spalancò la porta, lanciò le chiavi sulla poltrona e la richiuse dietro di se sbattendola con un piede incurante del rumore che avrebbe fatto.

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