3. Cenerentola

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Si raccontava di una bambina
che un giorno perse
la sua scarpetta di cristallo.
Sai come la chiamarono?
Cenerentola

Lucrezia

Odio i fagiolini surgelati della scuola. Ma soprattutto odio quegli occhi di ghiaccio sulla mia pelle.

Mi ficco in bocca un mucchio di queste verdure verdi, mentre dall'altra parte della mensa, Jason non mi toglie lo sguardo di dosso.

Il volto bianco, le sopracciglia corrugate, le labbra tese in una specie di mezzo sorrisetto.

Lo odio amaramente!!

Ingoio un groppo di cibo, rischiando di strozzarmi un'altra volta.
Apro la bottiglia e bevo.

Le mie amiche mi fissano, come se dovessi dire o dare qualcosa.

"Cosa?" Faccio dopo aver mandato giù l'acqua.

"Pensi che non mi sia accorta del battibecco che hai avuto in prima ora con il figo dai capelli neri a spazzola?!" Esclama Giulia, facendo il gesto di alzare e abbassare le sopracciglia.

Che cazzo vuole insinuare?

"Non capisco di che parli!" Dico, facendo spallucce.

Flavia mi guarda da sopra gli occhiali. "Ti abbiamo vista uscire incazzata nera subito dopo che tutte quelle ragazze sono andate a fargli la corte. Dai racconta"

Sbuffo. Non ho speranze, infondo loro due sono le mie migliori amiche.

Così mi metto a raccontare ciò che è successo.

Appena finisco, si voltano e i loro sguardi si incrociano.
Rimangono a bocca spalancata.

"Quindi... il figo corvino... no non ci credo!!!" Comincia a sclerare Falvia.

"Ci stava provando con te?"

"Uno, smettetela di chiamarlo ragazzo figo dai capelli neri a spazzola o corvino, ma soprattuttotogliete la parola figo..." faccio io "e due, ma ti pare che fra tutte le stronze che ci sono in questa cazzo di scuola viene a provarci propio con...??"

Non faccio in tempo a terminare la frase che sento una voce alle miei spalle.

"Ciao Lucrezia!!"

Oh, no! Ci mancava solo Seba!

Con i capelli biondi alla francese, gli occhi che trasmettono una sdolcinante sensazione d'amore. E la sua voce, così stridula e antipatica che ogni volta mi viene voglia di tirargli un mattone sulla fronte.

Peccato che, dove lo trovo il mattone?

Prendo un respiro profondo.
Stai calma Lucrezia. Stai calma, non ti irritare.

"Che vuoi, Sebastiano?" Chiedo, con aria disinvolta.

Le spalle si abbassano e il sorriso si trasforma in una smorfia stressata.

"È Seba, non Sebastiano"

Giulia e Flavia trattengono una risatina, sostituendolo con un sorriso stretto fra i denti.

Alzo gli occhi al cielo. "Ok Seba, Sebastiano o come caspita ti chiami. Che cosa vuoi?"

"Mi chiedevo se oggi pomeriggio fossi libera. Perché così tu ed io..." Lo blocco.

"No"

"Ma come? Non ho neanche terminato la frase... fammi almeno finire"

Gli lancio il sorrisetto più falso che io possa fare. "Forse non hai capito, Sebastiano. Tutto ciò che comprende un tu ed un io sarà un no. Perenne come il ghiaccio!"

Stay away from meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora