Capitolo 8: Il Re delle balene

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Ingrid non riusciva a capire fino in fondo perché Harald l'avesse invitata alla grande sala quella sera. Aveva abbattuto il cervo più grande, certo, ma era pur sempre una prigioniera, legata a un uomo che non sapeva nemmeno se fosse ancora vivo. Eppure, quando la guardia era venuta a prelevarla, non aveva esitato. Un pasto caldo, e la possibilità di ascoltare cosa avessero da dire, non erano qualcosa che poteva rifiutare.

Nella grande sala, il fuoco ardeva vivo, e il profumo della carne arrostita si mescolava all'odore pungente dell'idromele versato abbondantemente nei calici. Harald sedeva a capotavola, il volto illuminato dalla fiamma, i suoi occhi azzurri brillanti di orgoglio e determinazione. Halfdan era al suo fianco, silenzioso e vigile come sempre, con lo sguardo fisso su Ingrid mentre si avvicinava al tavolo.

«Vieni, siediti,» la invitò Harald con un sorriso che pareva quasi sincero, battendo una mano sullo spesso legno della panca accanto a lui. «Oggi hai dimostrato di essere una cacciatrice degna, e chiunque dia un contributo a Rogaland merita di sedere al mio tavolo.»

Ingrid si avvicinò cauta, consapevole degli sguardi curiosi degli altri guerrieri e servitori presenti. Sedersi accanto a colui che aveva distrutto il suo villaggio era un paradosso che le bruciava dentro, ma la fame e la stanchezza la costringevano a tenere sotto controllo il proprio disprezzo. Si accomodò accanto a Harald, sentendo il peso dello sguardo di Halfdan su di lei come una lama.

Harald riempì il suo calice d'idromele e glielo porse. «Alla tua salute, cacciatrice di cervi,» disse, sollevando il proprio calice. Ingrid accettò, prendendo un sorso senza distogliere lo sguardo da lui. Sapeva che dietro a quell'ospitalità c'era dell'altro.

La conversazione proseguì tra risate, brindisi e morsi di carne succulenta. Ingrid restava silenziosa per la maggior parte del tempo, osservando i modi affabili di Harald e il silenzioso sguardo di sorveglianza di Halfdan, che sembrava sempre pronto a intervenire, come un lupo in attesa del momento giusto.

«Devo ammettere,» iniziò Harald dopo un lungo silenzio, rivolgendosi a Ingrid con tono quasi amichevole, «non mi aspettavo che fossi così abile con l'arco. Tuo padre ti ha addestrata bene.» Lasciò cadere le parole come una rete sottile, osservando la sua reazione.

Ingrid sollevò un sopracciglio. «Mi ha insegnato molto, ma alcune cose si imparano anche da soli, quando la sopravvivenza lo richiede.»

Harald rise, un suono basso e gutturale. «Risposta saggia. Tuttavia, mi chiedo... Se tuo padre è così abile e saggio come dici, perché è sparito? Perché ti ha abbandonata?»

Ingrid sentì un nodo stringersi allo stomaco, ma non diede a vedere la propria inquietudine. «Non lo so,» ammise. «Forse pensava che fossi morta... O forse aveva altre priorità.»

Harald si chinò leggermente verso di lei, gli occhi che la studiavano attentamente. «O forse tuo padre ti ha tradita,» sussurrò, quasi con dolcezza. «Sai, non sarebbe la prima volta che in famiglia ci si volta contro. Molti uomini, accecati dal potere, farebbero qualsiasi cosa, persino sacrificare i propri figli.»

Shadows of Vestfold ||VIKINGS FANFICTION||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora