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é tutto ok, 

ricordati che gli incubi 

non durano per sempre.

Tom Gray fissava fuori dalla finestra, il suo sguardo serio e penetrante. Le luci fioche del tramonto dipingevano il cielo di sfumature arancioni e rosse.

Quella sera, però, non erano i Midori a tormentare i suoi pensieri, ma i Bunt.

I Bunt. 

Ormai evocava paura in ogni angolo del territorio. 

Ribelli senza volto, senza regole, senza alcuna pietà. Nessuno sapeva chi fossero davvero, né da dove venissero. Non facevano parte né dei Krov né dei Midori, ma si muovevano nell'ombra, sfidando ogni legge e ogni ordine.

Tom ricordava bene il periodo in cui i Bunt sembravano avere una logica, un obiettivo. Si sapeva chi avrebbero attaccato e quando. Ma negli ultimi anni, tutto era cambiato. 

Ora, il caos era l'unica costante. 

Se qualcuno si aspettava che colpissero i Midori, invece l'attacco piombava sui Krov, e viceversa. Non c'era più sicurezza. Nessuno poteva prevedere le loro mosse.

<<Non c'è niente di sicuro>> mormorò Tom tra sé e sé, mentre il silenzio della stanza lo avvolgeva. Quella incertezza lo preoccupava più di qualunque altra cosa. I Bunt non seguivano alcuna regola di guerra, non rispettavano i confini, né le vite dei più deboli. Uccidevano senza esitazione e, peggio ancora, senza avvertimenti.

Nel territorio dei Krov e dei Midori, c'erano ancora delle regole, per quanto sottili. Le guerre erano cruente, ma almeno c'era un codice d'onore da rispettare. I minori, le donne incinte, gli anziani, erano intoccabili. Ma i Bunt... non risparmiavano nessuno.

Tom serrò la mascella, le mani dietro la schiena mentre continuava a guardare il vuoto oltre il vetro. Sapeva che era solo una questione di tempo prima che i Bunt colpissero di nuovo. Il loro ultimo attacco era stato così imprevedibile e feroce da lasciare il popolo dei Krov in ginocchio.

<<Lexa...>> pensò, la sua mente tornando a sua figlia. Lei era forte, testarda, come lui. Tom sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare i Bunt. E non poteva permettere che sua figlia cadesse vittima di quell'anarchia senza pietà.

Il silenzio della stanza era quasi opprimente. Tom non era un uomo che mostrava le sue paure, ma in quel momento, in quella solitudine, la paura per i Bunt sembrava avvolgerlo.

<<Perché ci preoccupiamo tanto dei Bunt?>> Lexa lo osservò con attenzione, i suoi occhi scuri fissati sulla figura immobile del padre. Conosceva bene i suoi pensieri, forse troppo bene. In fondo, era cresciuta imparando a leggere ogni sfumatura nei gesti di Tom, ogni parola non detta.

Tom non si voltò immediatamente. Continuò a fissare oltre la finestra, gli occhi che scrutavano un orizzonte invisibile. Il tono della sua voce, quando parlò, era fermo ma freddo, il suo accento russo più marcato del solito. <<Non ci preoccupiamo.>> Le parole uscirono lente, come se volesse controllare ogni sillaba, nascondendo la verità dietro un muro di certezze. Ma Lexa non era una bambina. Sapeva leggere tra le righe.

<<Non ci preoccupiamo?>> Lexa ripeté con lo steso tono, alzando un sopracciglio. <<Non sono così stupida da non capire quando sei preoccupato.>

Tom serrò la mascella. Sapeva che non poteva mentirle. Non a lei. Si voltò infine, i suoi occhi  che la fissavano intensamente. <<I Bunt non sono come i Midori, Lexa. Non seguono regole, non hanno un codice. Questo li rende pericolosi. Non puoi prevederli.>> 

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