Non ridi mai?

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Conosco molti metodi per far capire chi comanda, e fidatevi, funzionano tutti. Non importa quanto qualcuno pensi di essere forte o di avere coraggio: con la giusta pressione, tutti cedono. L'ho visto succedere centinaia di volte, e non c'è mai stata un'eccezione. Ero sicura che anche lui, quel Mister Potter con la sua cicatrice e la faccia da schiaffi, avrebbe imparato la lezione. Ci sarebbero voluti solo pochi giorni.

Eppure settimana dopo settimana, con la stessa sfacciataggine del primo giorno, continua a sedersi accanto a me. E la cosa peggiore? Sorride. Sempre.

Ogni giorno, quel sorriso stampato sul volto si siede accanto a me, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se non ci fosse un intero gruppo di Krov che osserva ogni suo movimento, pronto a intervenire al primo segnale. Lui non sembra curarsene. Si siede, tranquillo, con quell'espressione tranquilla e serena che mi irrita sempre di più.

Ho provato ogni cosa. Ho fatto in modo che i Krov lo isolassero da tutti, che lo ignorassero completamente, sperando che il senso di estraneità lo facesse vacillare. Niente. Ho mandato Martin, più di una volta, a intimidirlo, ma lui non ha mai ceduto.

Sorride. Sempre.

Ogni mattina, entro in aula e lo trovo già seduto lì, con il suo sacchetto del pranzo e lo sguardo sereno. Mi fissa, mi saluta come se fossimo amici. E io ogni volta cerco di capire cosa c'è che non va in lui, cosa lo spinge a sfidarmi giorno dopo giorno senza mai arretrare di un centimetro.

Non è paura, non è rispetto... ma allora cos'è?

Non lo capisco. E questa incertezza mi rode dentro.

Eppure una cosa è certa: anche se continua a sfidarmi con quella calma assurda, io non ho intenzione di perdere. Se lui pensa che questo gioco durerà per sempre, si sbaglia. Prima o poi, troverò il suo punto debole.

E quel sorriso scomparirà.

<<Per i corridoi dicono che la grande Lexa stia impazzendo>> la sua voce spezza i miei pensieri, colma di un tono divertito che mi irrita più del solito.

Vorrei sbattergli la testa contro il banco, fargli capire una volta per tutte chi comanda qui. Ma so che non servirebbe a niente. Ci ho già provato, e lui ha reagito con la solita calma, come se la violenza non lo sfiorasse nemmeno. Come se fosse immune a tutto.

<<Terra chiama Lexa>> continua, la sua voce sempre più allegra mentre io cerco di ignorarlo.

Chiudo gli occhi per un secondo, sperando che il suo tono fastidioso scompaia. Ma ovviamente, non è così semplice.

<<Lexa è il diminutivo di Alexa?>> cerca di fare lo spiritoso, sperando di strapparmi una reazione.

Non mi giro nemmeno. Cerco di mantenere il controllo, ma è difficile con lui che mi provoca in continuazione. Alla fine, gli rispondo con un tono tagliente, senza nemmeno guardarlo. <<È il diminutivo di "Continua a parlare e finisce male">>

Lui ride, quel maledetto. <<Che paura>> dice con una voce ironica, come se non credesse nemmeno per un secondo che io potessi davvero fargli qualcosa.

Mi alzo lentamente, la sedia che scivola rumorosamente sul pavimento, e in un attimo tutti i Krov si alzano insieme a me, come un'onda silenziosa e letale.

Eppure, Mister Potter non sembra minimamente scosso. Sorride.

Quel sorriso arrogante è ancora lì, come se fosse lui a decidere il ritmo di questo gioco. C'è qualcosa di diverso, qualcosa che mi confonde. Lo guardo dritto negli occhi, pronta a farlo pentire di ogni parola pronunciata contro di me.

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