Lexa

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<<Hai ordinato a Aden di indagare su qualcuno.>> Tom ha esordì con tono aggressivo appena Lexa varcò la soglia di casa.

<<Privet anche a te>> rispose lei con sarcasmo, gettando lo zaino a terra. < <Sono felice pure io di vederti.> >

Tom si avvicinò a lei con passo deciso, mettendole una mano sul braccio con una stretta che di sicuro non aveva nulla di affettuoso. 

Lexa sentì il dolore diffondersi dal braccio, ma non mostrò alcun segno di cedimento. Doveva restare impassibile, come aveva imparato a fare fin da piccola.

<<Non tollero la disobbedienza, Lexa>> sibilò Tom, il suo volto vicinissimo al suo, lo sguardo gelido.

<<E nemmeno i segreti. Cosa credi di ottenere facendo indagare Aden senza dirmi nulla?>>

Lexa sollevò il mento, sfidando il padre con gli occhi. <<Mi stavo solo prendendo cura di una questione, come mi hai insegnato. Non vedo dove sia il problema.>>

Tom strinse la presa sul braccio di Lexa, sbattendola violentemente contro il muro. <<Non pigliarmi per il culo, ragazzina.>> ringhiò, la voce carica di rabbia.

Lexa serrò i denti, cercando di mantenere lo sguardo fiero, anche se il dolore si faceva sempre più intenso. Stava per rispondere, ma una voce interruppe la situazione.

<<Lexa, tutto bene?>> chiese Aden, con la sua presenza calma e autoritaria riempì la stanza.

Lexa annuì, grata per l'intervento. Aden, come sempre, sapeva esattamente come gestire la situazione. Sembrava che persino Tom lo rispettasse, perché bastò chelui si avvicinò a Lexa, e Tom, con un ringhio frustrato, allentò la presa e si allontanò.

<<Smetti di fare ciò che hai in mente.>> minacciò Tom, osservando con odio la figlia.

<<Tu smettila con le minacce,>> interviene Aden, il suo tono più serio che mai, fermo come una roccia. La sua voce risuonava come un comando, tagliente e deciso, e prima che Lexa potesse dire qualcosa, Tom si fermò, guardando Aden.

Per un secondo, a Lexa sembrò che il padre fosse debole in confronto a Aden

Per un istante, il silenzio riempì la stanza, poi Tom si voltò bruscamente e se ne andò, lasciando dietro di sé un silenzio pesante e carico di non detti.

Lexa si massaggiò il braccio, il dolore iniziava a placarsi ma la tensione dentro di lei rimaneva. Si voltò verso Aden, osservandolo con un misto di curiosità e riconoscenza, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente. Il cenno che gli aveva dato era stato sufficiente, ma la domanda la rodeva da dentro.

<<Come ci riesci? È il tuo capo>> chiese Lexa, la voce ancora un po' scossa, ma con il solito tono autoritario.

Aden si limitò a sorridere debolmente, tirando fuori un sacchetto di ghiaccio e una tavoletta di cioccolato dalla tasca. Le porse il ghiaccio per il braccio e il cioccolato, come sempre, senza dire una parola.

<<Tua madre mi aveva assunto>> disse infine, appena raggiunsero la camera, con una calma che Lexa trovava sempre sorprendente. 

<<E cosa cambia?>> ribatté Lei, prendendo il ghiaccio e appoggiandolo sul braccio, mentre il cioccolato rimaneva tra le dita.

 <<Cambia tutto, Alexandra.>> Fece una pausa, come se stesse cercando le parole giuste. 

<<La lealtà non è qualcosa che si vende o si compra. È qualcosa che si costruisce, giorno dopo giorno. E la tua famiglia, o meglio, tua madre... lei l'ha guadagnata.>>

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