diciottesimo capitolo

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Il mattino seguente:

Dopo la festa di fidanzamento ufficiale, la casa era immersa in un silenzio rilassante, un contrasto netto con l’euforia e il chiacchiericcio della sera prima. Le prime luci dell'alba filtravano attraverso le tende, gettando morbide ombre sulle pareti e illuminando dolcemente i volti dei dormienti.

Al terzo piano, Alex e Hyun erano ancora avvolti nel sonno. Nel loro letto, si tenevano stretti l'uno all'altro, i volti rilassati, come se nel silenzio condividessero un sogno comune. La stanza aveva un’atmosfera serena: i vestiti della sera prima erano sparsi distrattamente su una sedia, i resti dei festeggiamenti ancora visibili qua e là. Il profumo del cibo e del vino aleggiava nell'aria, mescolandosi al dolce sentore della notte che lentamente svaniva.

Più in là, nella stanza in fondo al corridoio, il padre di Alex dormiva profondamente accanto a Soraya. Lei, con i capelli scomposti, sembrava avvolta in un bozzolo di coperte. Il suo respiro era calmo, regolare. Anche qui, il caos della sera prima era evidente: scarpe abbandonate vicino al letto, un libro lasciato aperto su un comodino, segno che Soraya aveva probabilmente tentato di leggere prima di arrendersi alla stanchezza.

Al piano inferiore, la situazione non era molto diversa. Maya, la sorella di Alex, riposava tranquillamente con i suoi due piccoli accanto. I bambini dormivano con le braccia abbandonate, i loro corpi minuscoli avvolti nelle lenzuola. La stanza era un mix di pace e caos infantile: giocattoli sparsi sul pavimento, coperte colorate e qualche vestitino buttato qua e là. Maya aveva un sorriso leggero sulle labbra, probabilmente cullata da qualche dolce pensiero.

Scendendo ancora al secondo piano, si trovavano le camere dei cugini di Alex e Hyun. Ogni porta chiusa custodiva il sonno di qualcuno. Jaemin dormiva disteso sul letto, coperto solo per metà dalle coperte, mentre un raggio di sole filtrava tra le tende, sfiorandogli il viso e facendolo agitare leggermente. Luke, nell'altra stanza, era immerso in un sonno profondo, i capelli arruffati e la bocca semiaperta. Accanto a lui, su un tavolino, un bicchiere d’acqua non finito e il cellulare che lampeggiava debolmente. Eric dormiva raggomitolato, quasi come un bambino, i pensieri della festa ancora freschi nella sua mente.

Elizabeth fu la prima a svegliarsi. Il suo risveglio fu lento, quasi gentile. Aprì gli occhi pian piano, cercando di non disturbare la quiete intorno a lei. La stanza era ancora immersa nella penombra, ma lei si sedette lentamente sul letto, stirandosi delicatamente le braccia. Il suo sguardo vagava nella stanza, osservando i vestiti sparsi, le luci soffuse, e le tende che ondeggiavano leggermente al ritmo della brezza mattutina. Il ricordo della sera precedente le strappò un sorriso.

Fuori, il mondo cominciava a risvegliarsi. Gli uccellini cinguettavano piano, e l’aria fresca entrava dalle finestre lasciate aperte. Ma dentro la casa regnava ancora la tranquillità. Ogni stanza raccontava una storia diversa, un momento di pace dopo la festa, un’istantanea perfetta della quiete che segue l’euforia.

Presto, però, il rumore dei primi passi e delle prime parole avrebbe infranto quel silenzio ovattato. Ma per ora, la casa restava un luogo sospeso tra sogno e realtà, tra il ricordo della notte e la promessa di un nuovo giorno.


Alex era seduto sul bordo del vecchio pozzo in giardino, immerso nei suoi pensieri. Il cielo sopra di lui era una distesa di stelle, eppure ogni luce sembrava opaca, soffocata, come se persino l’universo stesse trattenendo il respiro insieme a lui.

Era troppo. Tutto era accaduto troppo in fretta, e lui si sentiva come una piccola barca in balia di onde immense, scagliato di qua e di là senza controllo. Suo padre, l'uomo che lo aveva cresciuto, aveva solo pochi mesi di vita. Come avrebbe potuto prepararsi a quella perdita? Era un pensiero che lo tormentava, una lama sottile che non riusciva a smettere di sentire. E poi c’era la matrigna, con la pancia ormai arrotondata: la vita che cresceva, e la morte incombente, tutte e due legate in un nodo che lui non sapeva sciogliere. Se non fosse stato lì, se suo padre fosse morto senza di lui… se il bambino fosse nato senza di lui… cosa sarebbe rimasto di quella fragile famiglia?

E Hyun. Hyun, il suo unico amore, che ora sapeva essere suo fratellastro. Solo pronunciare quel pensiero nella sua mente era come toccare una ferita aperta. L’amore e il sangue, due fili che non avrebbero mai dovuto intrecciarsi, si mescolavano in un dolore struggente. Riusciva a sopportarlo? Riusciva davvero a guardare Hyun negli occhi sapendo tutto quello che sapeva ora? Aveva paura di perdere anche lui, o di doverlo abbandonare. Ma come poteva vivere senza quell’amore?

Alex si sentiva come sospeso, intrappolato in un futuro incerto, in una rete di domande a cui non riusciva a rispondere. Il mondo intorno a lui era silenzioso, ogni suono sembrava essersi spento. Forse non avrebbe mai trovato le risposte, forse non era possibile. Ma, quella notte, il peso della sua storia gli sembrava insopportabile, come se ogni decisione, ogni attimo, fosse in equilibrio su un filo sottilissimo.



Alex crollò, inginocchiandosi sull'erba umida, il viso tra le mani, soffocando un pianto silenzioso. Le lacrime scivolavano lungo le sue guance, fredde come la notte che lo avvolgeva. Non sapeva come sarebbe riuscito a gestire tutto questo peso che lo schiacciava: era come se ogni sua paura e ogni sua insicurezza si fossero unite, formando una tempesta che ora lo inghiottiva, lasciandolo privo di appigli.

La paura di rovinare tutto lo perseguitava. Come poteva portare avanti una relazione con Hyun? Come poteva guardare Hyun negli occhi, sapendo la verità sul loro legame? Temeva che l’amore che provava per lui finisse per distruggerli entrambi, come una fiamma che divora tutto ciò che tocca. Ma non c’era solo Hyun: aveva paura di perdere anche gli altri, i suoi amici, i pochi affetti che gli erano rimasti. Se fosse stato scoperto tutto, se avesse perso l’unica famiglia che gli era rimasta… cosa sarebbe rimasto di lui?

In fondo, già da tempo sentiva di non avere nessuno al suo fianco se non suo padre, Kim. Gli anni dell’infanzia gli erano stati strappati da quell’uomo malvagio, il suo vero padre, un uomo che aveva seminato il terrore nella sua vita e nel suo cuore, fino alla fine. Se Kim non lo avesse ucciso, Alex sarebbe stato il prossimo. Era difficile ammetterlo, ma quel crimine, quella mano insanguinata, lo aveva salvato. Eppure, anche quel gesto, quell’atto estremo compiuto per proteggerlo, pesava su di lui. Era come un marchio, una cicatrice invisibile che lo bruciava ogni volta che pensava alla propria famiglia, alla propria storia.

E poi c’era il nonno, il sangue malvagio che sembrava scorrere nelle vene della sua famiglia da generazioni, un’eredità di dolore che sembrava impossibile spezzare. Alex si chiedeva se sarebbe stato capace di fuggire da quell’ombra, se un giorno sarebbe stato in grado di costruire qualcosa di puro e vero, lontano da quella spirale di violenza e segreti.

Rimase lì, inginocchiato nella notte, in ascolto del suo stesso respiro e dei battiti del suo cuore, come se fosse solo in quel vuoto. Ma, sotto la superficie della sua disperazione, una scintilla minuscola iniziava a prendere forma: il desiderio di resistere, di lottare, di cambiare quel destino che sembrava già scritto. Forse, anche se ora non lo sapeva, avrebbe trovato il modo di affrontare ogni cosa.



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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 07, 2024 ⏰

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