12. Otto anni fa, Luglio

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Otto anni fa. Luglio

I giorni passarono senza che io e Aria riuscissimo a trovare un momento da sole, per parlare della cosa che tanto la tormentava.

Intanto, il lunedì immediatamente dopo Paradise Beach, Patricia, l'insegnante di economia e finanza mia e di Jo alla scuola estiva, aveva dato un annuncio tanto elettrizzante quanto ansiogeno.

Ci sarebbe stato un esame prima del tempo, un test uguale per tutte le migliori scuole estive e preparatorie della nazione. Gli studenti che avessero ottenuto i punteggi più alti sarebbero stati selezionati per un tour esclusivo dei college più prestigiosi del paese, con una guida privata e quindi migliori opportunità di essere notati e infine ammessi. Yale, Harvard, Princeton, Stanford, e molte altre: l'intera Ivy League avrebbe partecipato a quel concorso, e i vincitori avrebbero potuto scegliere ben due università da visitare in via privilegiata.

C'erano solo due problemi. Il primo: dalla scuola estiva di Everlast, un solo studente sarebbe stato selezionato. Il secondo era che il test si sarebbe tenuto quel venerdì stesso.

Io e Jo ci barricammo a scuola e in casa a studiare.

Fu una settimana infernale, in cui non andai mai in spiaggia e non vidi Leo nemmeno una volta. Lo avevo informato della situazione e lui mi aveva chiamata una sera in settimana chiedendomi di uscire per distrarmi. Purtroppo, mi aveva trovata nel bel mezzo di una crisi di nervi, e gli avevo risposto in malo modo, accusandolo di non capire quanto quell'opportunità fosse importante per me e di volermi mettere i bastoni tra le ruote.

Poi mi ero subito scusata, perché sapevo di avere esagerato. Leo comunque non aveva più insistito e, nei giorni successivi, aveva rispettato il mio desiderio di essere lasciata in pace con la mia angoscia, pur mandandomi messaggi di incoraggiamento e supporto di tanto in tanto.

Io e Jo quasi non ci rivolgevamo la parola. Il motivo ufficiale era che eravamo entrambe troppo impegnate e con i nervi a fior di pelle. La verità, che entrambe sapevamo bene, era che un solo studente della nostra scuola sarebbe stato selezionato, il che implicava che ci trovassimo in competizione l'una contro l'altra, oltre che contro tutti i nostri compagni.

Jo era la candidata più accreditata per la vittoria. Non solo era una secchiona, dotata di buona memoria quanto di diligenza. Jo era anche la persona più determinata e competitiva che avessi mai conosciuto: se nella vita era smorfiosa e lamentosa, negli studi era una tigre, e certamente tale sarebbe rimasta nella sua futura carriera. Né io, né gli altri studenti avevamo molte possibilità contro di lei, ma ero comunque decisa a fare del mio meglio, se non altro per compiacere i miei genitori.

L'impegno continuo e l'ansia che mi attanagliava fecero sì che, durante quella settimana, mangiassi ancor meno del solito. Questo, a essere onesta, era l'unico lato positivo dell'intera faccenda.

Quel venerdì andai a scuola con il cuore in gola, sensazione che si protrasse fino al pomeriggio, quando finalmente iniziammo il fatidico esame. Si trattava di domande a risposta chiusa, molti grafici, numeri. Barrai le risposte in modalità pilota automatico. La sensazione di angoscia nel petto non passava e a un certo punto la mia vista iniziò ad appannarsi.

Mi strofinai gli occhi un paio di volte, ma la situazione non migliorò. Alla fine consegnai per prima ma, nel momento in cui deposi il mio foglio sulla scrivania di Patricia, mi resi conto che le mie mani erano gelide e sudate al tempo stesso.

«Stai bene, Minnie?» mi chiese Patricia. La sua voce giunse a me ovattata e la sua figura sottile era estremamente sfocata, come se si trattasse di un sogno da cui mi stavo risvegliando. Improvvisamente la tensione che si era impadronita del mio corpo nell'ultima settimana mi abbandonò, e tutto attorno a me divenne nero.

Everlast - Ti porto in un postoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora