Capitolo 9 | Oltre il Limite

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Lily spingeva la porta della caffetteria con passo pesante, il sorriso che di solito accompagnava quei momenti era assente. La tensione della giornata le pesava sulle spalle come un macigno. Era stata una lunga giornata, e la pressione del caso si faceva sempre più insostenibile. Anche il semplice gesto di prendere i caffè per i colleghi sembrava una pausa solo apparente, un attimo di quiete prima di tornare nel vortice dell'indagine.

L'odore familiare del caffè fresco la accolse, ma non riuscì a darle il solito conforto. Si avvicinò al bancone, ricordando distrattamente le ordinazioni: doppio espresso per Ethan, cappuccino per Marcus e un semplice americano per sé.

Mentre attendeva, tamburellava nervosamente le dita sul bancone, gli occhi che si posavano sul telefono in attesa di nuove notifiche.

"Ti preparo subito tutto, detective," disse una voce familiare. Era Lucas, il cameriere che la sua amica definiva "sexy" ogni volta che ne parlavano.

Lily annuì, ma il suo gesto era meccanico, distante. La sua mente era ancora ancorata al caso, ripensando agli ultimi sviluppi, cercando di trovare un senso a quel dettaglio che ancora le sfuggiva. Le parole di Lucas non riuscirono a scalfire la sua concentrazione.

Mentre lui, con i suoi movimenti rapidi ed efficienti, preparava le bevande, un improvviso squillo del telefono interruppe i suoi pensieri. Lily sobbalzò leggermente, tirando fuori il cellulare dalla tasca.

Lily guardò il nome che lampeggiava sullo schermo del suo telefono: Emma. Si concesse un respiro profondo prima di rispondere.

"Emma, ciao," disse, cercando di mantenere un tono il più possibile normale, anche se la tensione nella sua voce era palpabile.

"Ehi, Lily! Tutto bene?" la voce di Emma era calda e piena di preoccupazione. "Pensavo... perché non vieni con me stasera? Uscirò con qualche amico. Sai, sarebbe l'occasione perfetta per staccare un po'."

Lily chiuse gli occhi per un istante, cercando di soffocare un gemito. Conosceva troppo bene gli "amici" di Emma. Avvocati arroganti, sempre pronti a pavoneggiarsi delle loro carriere, delle loro vittorie in tribunale e, peggio ancora, delle loro relazioni. Avevano l'aria di chi pensa di avere sempre ragione, non importa il contesto. Lily sapeva che un'uscita del genere non avrebbe fatto altro che aumentare il suo stress.

"Emma, ti ringrazio, davvero," rispose Lily, cercando di essere gentile, "ma credo che passerò. Ho ancora un sacco di lavoro da fare, e sai quanto poco mi piacciono... i tuoi amici." Cercò di dirlo in tono scherzoso, ma Emma conosceva troppo bene quel sottotesto.

Emma ridacchiò. "Sì, sì, lo so, gli 'avvocati con manie di grandezza', come li chiami tu. Ma sono simpatici una volta che li conosci, Lily! Forse non li hai mai visti nel contesto giusto."

Lily si morse il labbro, trattenendo una replica sarcastica. Aveva già visto abbastanza di quei tipi, e il contesto giusto non sembrava esistere.

"Non stasera, Emma. Sono davvero esausta," mentì, anche se in parte era vero.

Mentre cercava di chiudere la conversazione in modo educato, fu catturata da delle voci in sottofondo, sembrava una coppia intenta a litigare animatamente. Il tono era aspro, e le voci si alzavano sempre di più.

"Te l'ho detto, voglio la statua! È della mia famiglia, e non ti permetterò di portarmela via!" gridò una donna.

L'uomo di risposta "Ed io il biliardo," disse con tono sprezzante.

"Te lo puoi anche tenere, visto che solo quelle palle ti sono rimaste," replicò la donna, con una risata amara.

Lily sollevò un sopracciglio, sorpresa dalla volgarità del commento.

OMBRE DI SANGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora