Prologue.

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"Lou."un sussurro gli arrivò alle orecchie, facendogli arricciare il naso infastidito."Sveglia."

Mugolii, che mostravano il suo disappunto, uscirono dalle sue labbra, mentre rotolava fra le morbide coperte. Le piccole e pallide mani strinsero convulsivamente il cuscino in due pugni. Sospirò serenamente, quando la testa ritornò a posarsi sul cuscino, bianco e morbido. Ma fu strappato, ancora, dalle braccia di Morfeo da un'altra voce.

"Allora scordati pure della nuova coda."

I profondi occhioni azzurri si spalancarono, mentre si sedeva al centro delle letto, facendo scivolare giù le coperte dal corpo.

Si lasciarono scappare delle risatine, alla vista della sua reazione.

Le mani strette a pugno strofinarono gli occhi assonnati, mentre i piedi toccarono il pavimento freddo. Alzò le mani sopra la testa, inarcando la schiena, lasciandosi scappare un piccolo sbadiglio.

Gli occhi dei ragazzi più grandi erano fissi su di lui, che ammiravano quando adorabile fosse il più piccolo.

Sembrava un piccolo cucciolo. Un cucciolo di gatto.

"Allora?"le sottili sopracciglia si aggrottarono in confusione, quando i due ragazzi aprirono la porta per uscire dalla stanza.

"Cosa?"

"La coda!!"

"Ah..era solo per farti svegliare."alzarono le spalle contemporaneamente, lasciandosi alle spalle un Louis con gli occhi spalancati e lucidi. Si strinse il labbro inferiore tra i denti e si avvolse le sue stesse braccia intorno il corpo.

"Lou, non fare cos-"

"Vaffanculo!"urlò, sbattendosi la porta alle spalle. Si lasciò cadere di nuovo sul letto, stringendo tra le braccia il cuscino.

Ingnorò il bussare alla porta, fissando per tutto il tempo fuori dalla finestra.

Odiava quando la gente gli mentiva, poteva essere una reazione esagerata, ma non per lui, non quando gli avevano rovinato la sua coda, che tanto amava. Non ne avrebbe mai più trovata una così.

Con un sospiro si tirò su, indossando un paio di boxer bianchi e una delle maglie che prendeva dalle camere degli altri ragazzi. Erano molto più grandi, gli arrivavano a metà coscia, ma in compenso erano molto comode.

Uscì dalla camera, sapendo che ormai i due ragazzi se ne fossero andati, visto che il ticchettio alla porta aveva cessato da un po' di tempo.

Il piccolo cerchietto trasparente si mimetizzava tra i suoi capelli, lasciando alla vista solamente le due piccole orecchie appuntite bianche.

Camminava tra i lunghi corridoi, con le mani intrecciate l'una all'altra dietro la schiena.

"Quel Daddy?"un mormorio gli arrivò alle orecchie.

"Sì!"

"Chissà cosa ci fa qui.."

"Chi?!"domandò, apparendo al centro dei due ragazzi, che camminavano per il corridoio. Sussultarono, guardando Louis dall'alto.

"Cucciolo, madonna, ho perso dieci anni di vita!"esclamò, in tono drammatico uno dei due, Noah, portandosi la mano al petto.

"Scusa."ridacchia teneramente il moro."Allora?"chiese, riferendosi alla loro precedente conversazione.

La curiosità faceva parte di lui.

"Nulla di cui ti debba preoccupare. Nicolai non ti lascerebbe mai andare, sei troppo importante, e anche troppo piccolo."

"Ho quasi diciassette anni!"si difese, spalancando la bocca.

I due ridacchiarono, e ben presto un braccio gli avvolse le spalle.

"Derek, chi?"domandò, alzando lo sguardo su di lui, stringendosi al suo fianco con il broncio.

"Non penso tu lo conosca.
Comunque, se vedi Nicolai o persone che non conosci nei dintorni continua a camminare e fai finta di non averli mai visti, okay?"accarezzo i soffici capelli di Louis, che mugolò in apprezzamento.

"Perché?"

"A Daddy non piace che le persone ficchino il naso nei suoi affari."

"Chi è Daddy?"domandò confuso e curioso allo stesso tempo.

I due ragazzi si scambiarono un occhiata, prima di riportare lo sguardo su di lui.

"Dylan e Aron non te ne hanno parlato? Li ho visti andare verso la tua camera prima."aggrottò le sopracciglia, Derek.

"Li ho cacciati!"mise il broncio.

"E ora dove sono?"

"Sono usciti, avevano detto qualcosa riguardo lo scusarsi con qualcuno."Noah rispose, alzando le spalle.

"Beh, chiedi a loro quando tornano."

"Non me lo potete dire voi?"fece un piccolo labbruccio, cercando di estorcere qualche informazione.

"No, dobbiamo andare!"

Due baci furono schioccati sulle sue guance, prima che loro sparissero lungo il corridoio.

Indispettito cambiò direzione e camminò verso la camera delle ragazze. Ne erano solo tre, quindi avevano una camera insieme, anche se era più grande della cucina, ci si poteva dare una festa.

Bussò leggermente, dondolando sui talloni. Nessuno gli venne ad aprire, così continuò a camminare.

Uscì fuori, sul balcone che dava su una distesa verde. Di tanto in tanto si potevano notare dei piccoli puntini colorati, e, alla fine del prato, era tutto un rosso fuoco. Lui curava il roseto, insieme alle ragazze, e ci sarebbe andato anche quel giorno, se non fosse stato per il fatto che non ci fossero.

Ma, con un'alzata di spalle, decise di andarci da solo. Scese le scale in ceramica, che c'erano sul balcone, e corse per il prato.

Anche se era scalzo e quasi mezzo nudo non gli importava, lì tutti si conoscevano e a volte non era l'unico.

Quando arrivò aveva il fiatone, non aveva percorso metri, ma chilometri per arrivarci. Prese un tubo di gomma, collegato ad una piccola fontana, ed iniziò ad innaffiare le rose, facendo sempre attenzione a non romperle. Amava il profumo che riempiva l'aria in quel posto.

Si sedette sull'erba e prese qualche rosa che era caduta. Cercò di unirle il meglio possibile, e, una volta finito, le mise fra i capelli, lasciando le finte orecchie di gatto al centro.

Camminò e di tanto in tanto saltellò verso la casa. Cercò di camminare il più velocemente possibile verso la propria camera, visto che aveva i piedi sporchi. Ma sussultò quando, appena passato l'ufficio di Nicolai, la porta di spalancò.

"Prego, Harry, ora faremo il giro della casa!"

"Chi è Harry?"

Kitten ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora