Chapter 9.

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Il rivestimento in velluto, che sfregava contro la pelle lasciata libera dal maglione, trasmetteva temore ad un Louis, che osservava la pista di decollo, da cui ancora si doveva muovere l'aereo.

Assorto nei propri pensieri aspettava che anche Harry salisse sul jet, per poi partire.

Con un aereo normale avrebbero impiegato circa otto ore per arrivare a New York, con un jet, almeno da come aveva visto su Internet in meno di quattro ore sarebbero arrivati nella Grande Mela.

Ma la cosa che spaventava il liscio era che gli aerei privati avevano più possibilità di precipitare e non arrivare mai alla destinazione, rispetto a quelli di linea.

E tra le idee di tortura che giravano in mente di Louis non c'era quella di morire su un aereo.

Poco lontano, una mora attirò la sua attenzione. Il vestitino blu, che a malapena le copriva le cosce e la scollatura, forse un po' troppo profonda, non lasciava spazio all'immaginazione. Spingeva un piccolo carrello lungo il corridoio ancora vuoto, muovendo le anche in modo provocatorio.

Ma a lui non importava più di tanto.

Ritornò a pensare alle cose più inutili e improbabili, con lo sguardo perso fuori dal piccolo oblò.

I pensieri sul grosso uomo, di cui era diventato una "proprietà", avevano affollato la sua mente per troppo tempo.

Il viaggio non si poteva impedire.

Il vivere con una persona che non conosci per nulla non si poteva impedire.

L'essere torturato non si poteva impedire.

Gli obblighi di dover essere bravo e stare agli ordini non si potevano impedire.

Le regole non si potevano impedire.

Louis non poteva impedire.

Le sottili e curate unghie, colorate dal rosa pastello, tracciarono le linee che le piccole goccioline di pioggia si erano lasciate dietro, al di fuori della piccola finestra.

Il silenzio fu interrotto da una voce, che aveva a malapena sentito cinque volte.

Vibrazioni.

"Mr. Styles!"la voce squillante della hostess si fece sentire.

Aveva una voce stridula, "Da oca."aggiunse Louis mentalmente.

Alzò gli occhi al cielo appena tirò più in giù il vestitino, lasciando che la scollatura si allargasse, mentre sculettava verso Harry, che era appena salito sull'aereo.

Aveva i capelli leggermente umidi, forse a causa della pioggia che era caduta fino a poco tempo prima.

Si sentì in colpa nel non avergli restituito la giacca, che era ancora appoggiata comodamente sulle spalle minute.

Louis continuò a guardare le luci che circondavano la pista di decollo accendersi.

E solo grazie a quelle piccole lucine notò il cielo colorarsi di un blu intenso e malinconico, al di sopra delle nuvole, che padroneggiavano ancora nel cielo.

"Kitten."si sentì chiamare. Voltò di scatto la testa, guardando ,in un certo modo, indifferente Harry, che aveva preso posto in una delle comode poltrone, dall'altro lato del corridoio.

Intanto l'oc-, l'hostess stava portando alcune cose che probabilmente sarebbero servite per il viaggio.

Harry, del tutto ignaro delle avance della ragazza, continuava a sistemare delle pile di fogli sul piccolo tavolo di legno scuro, posizionato davanti la sua poltrona.

Non avrebbe sprecato tre ore, restandosene a guardare fuori dall'oblò, quando il lavoro da fare continuava ad aumentare. Tuttavia insieme al lavoro anche lo stress e la frustrazione crescevano.

Con un piccolo sbuffo si passò una mano tra i capelli, cercando di districarne i nodi, per poi lasciarli cadere all'indietro.

Con la coda dell'occhio vide il più piccolo continuare a fissarlo.

Louis aspettava che Harry gli dicesse il motivo per cui lo aveva chiamato.

Avrebbe potuto far finta di non aver sentito, ma quando lo chiamavano in quel modo la testa scattava in alto automaticamente, nemmeno se ne accorgeva.

Era come un richiamo.

"Vieni qui."mormorò, con tono esigente, ma con lo sguardo addolcito dall'innocenza del liscio, che si alzò avvolgendosi nel cappotto.

Lo sguardo di Harry bruciava sul corpo di Louis, che si avvicinava con passo felpato, fermandosi appena vicino la sua poltrona.

"Hai ancora freddo, mh?"chiese, distogliendo lo sguardo dal minuto e pallido corpo del più piccolo, tornando con gli occhi su alcune pratiche importanti, sparpagliate sul tavolo.

Louis scosse la testa, abbassando lo sguardo, sulle dita che giocavano distrattamente con il bordo di lana del maglione.

Molto probabilmente il jet era climatizzato, poiché l'aria aveva una perfetta temperatura, che riscaldava il corpo del moro, in cerca di calore dal momento in cui era uscito dal cancello ed era entrato nella Ranger Rover.

Quindi, rendendosi conto dell'inutilità della lana, lasciò che il cappotto scivolasse giù dalle proprie spalle, stringendolo tra le braccia.

Sussulta però quando l'hostess, con uno dei più finti sorrisi mai visti da Louis, gli chiese di darle la giacca, per comodità.

Anche quando sparì dietro una porta, il piccolo rimase in piedi, vicino ad Harry, che continuava a leggere con attenzione dei fogli.

Aspetta gli ordini ed eseguili, gli rimbombava nelle orecchie.

Le parole dette poche ore prima da Nicolai erano sempre lì.

"Siediti."una voce, quella voce, lo distolse dal pensare all'uomo che lo aveva cresciuto.

Guardò confuso, un Harry che si appoggiò allo schienale del sediolino in velluto, lasciando lo spazio a Louis per sedersi.

Sulle sue cosce.

Deglutì a vuoto, tirando un po' più in giù il maglione.

Aspetta gli ordini ed eseguili.

Con movimenti leggermente tentennanti si appoggiò alla gamba che riusciva a stendere nel corridoio.

Spalancò gli occhi sorpreso, appena fu tirato indietro, finché entrambe le cosce del maggiore non vennero coperto da quelle di un Louis leggermente tremolante.

L'intero corpo era teso.

"Rilassati, non ti mangio mica."sussurrò all'orecchio del più basso, che prese una leggera sfumatura di rosa, come le gote, che vennero messe in risalto.

Una delle grandi e calde mani del riccio si appoggiò sul fianco magro di Louis, accarezzandolo con lentezza per rassicurarlo.

Tutto continuò con leggerezza.

Harry continuò a leggere e scarabocchiare con una calligrafia quasi perfetta sulle fotocopie che tirava fuori da una valigetta nera in pelle.

Al momento del decollo Louis si spinse un po' di più contro il corpo dell'uomo, leggermente terrorizzato.

In risposta, Harry spostò la mano sulla coscia scoperta.

Ma Louis non fece caso alla mano che saliva.

O forse fino a quando due dita non premettero contro la stoffa in seta della lingerie.

Kitten ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora