Chapter 12.

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Era tutto un labirinto.

Porte su porte.
La maggior parte di queste erano chiude.

I piccoli piedi, a contatto con il parquet bianco, producevano un rumore sordo, e a volte "appiccicoso". Forse era per via del fatto che fossero nudi.

I capelli erano sparati in tutte le direzioni e annodati tra di loro.

La mano sinistra appoggiata sul fianco destro, come ad avvolgersi da solo e proteggersi. L'altra intenta nel mantenere i grossi boxer neri, che altrimenti gli sarebbero caduti fino alle caviglie.

Tuttavia aveva ancora addosso le mutandine in seta, quindi erano stati usati come dei semplici pantaloncini.

Anche se erano quasi tre taglie in più a quella che portava.

Louis si mordicchiava il labbro inferiore con evidente nervosismo. Ormai era spazientito nello girare in tondo nei corridoi, ritrovandosi poi fuori alla grande porta bianca da cui era uscito.

La camera da letto.

Non poteva essere altrimenti, date le grandi dimensioni.

Pronto a tornare in camera, quasi esulta nel ritrovarsi di fronte delle scale.

I gradini, sempre in legno, erano nero pece, e scendevano a chiocciola.

Si era già preso qualche minuto, equivalente a mezz'ora, nel morbido letto, dove aveva elaborato perché non si trovasse nel solito letto da una piazza e mezza, e a svegliarlo non fossero stati i ragazzi che lo corrompevano con una coda nuova.

Aveva guardato fuori dalla finestra, perdendosi nell'osservare il cielo nuvoloso, che sicuramente prevedeva pioggia.

La realtà ormai era quella.

La fine pioggia cadeva a terra, producendo piccoli ticchettii, che accompagnavano i passi del più, intento nel finire di scendere le lunghe scale.

"Cos'è successo dopo che sono svenuto?"si chiese mentalmente, mentre attraversava l'attico a piedi nudi.

Appena uscito da quella scatola, che era l'ascensore, non era nemmeno riuscito a mettere il piede in casa, che aveva fatto quello che avrebbe dovuto fare quella stessa mattina, dopo aver ricevuto la notizia.

Svenire.

Si inumidì le labbra secche con la punta della lingua, mentre guardò il "salottino", che gli si presentò davanti. Era più un campo da tennis, fornito di asfalti per gli spettatori.

Spalancò gli occhi appena un lieve canticchiare gli arrivò alle orecchie. Distolse lo sguardo dalla TV appesa al muro, che occupava la maggior parte di quest'ultimo, e seguì la vocina, proveniente da quella che dedusse fosse la cucina.

Era comunicante con il salotto, ma circondata da una lastra di vetro opaca, quindi non riuscì a vedere chi fosse.

O almeno finché non entrò sorprendendosi anche qui delle dimensioni.

"Al Daddy piace fare le cose in grande."arricciò le labbra.

Sperava tuttavia che la signora, molto giovane per esserlo ma con una fede al dito, che cantava mentre cucinava qualcosa dall'odore appetibile, gli dicesse cosa fare.

Sapeva il suo compito.

Ma molto probabilmente avrebbe "lavorato" solamente di notte.

Sapeva che di giorno Harry lavorava.

Tirò più in giù la maglia bianca, che non ricordava di aver messo, cercando di non avere un'aria trasandata.

Lasciò uscire un piccolo colpetto di tosse per attirare l'attenzione della donna, che non lo fece aspettare molto, girandosi di scatto.

"Gesù, che paura."si portò una mano al petto, forse per sentire i battiti accelerati, per via dello spavento.

"Mi scusi."mormorò sottovoce, Louis, abbassando lievemente il viso, con due chiazze rosse a tingergli le guance, come a mostrare l'imbarazzo.

"Tranquillo, tesoro. Tu sei.."aggrottò le sopracciglia.

"Louis."finì la frase per lei, vedendola in difficoltà nel ricordare il nome.

"Tu sei Louis?! Quanti anni hai?"chiese sorpresa, spalancando gli occhi.

Poi gli fece cenno di sedersi su uno sgabello, dopo averlo preso al di sotto dell'isoletta, che occupava gran parte della cucina.

"Quasi diciassette."rispose, mentre si appollaiava sullo sgabello, sentendosi più alto del solito.

"Otto anni di differenza. Chissà cosa aveva in mente."borbottò tra sé e sé la donna.

Tornò poi a guardare il più piccolo, come se si fosse ricordata di qualcosa.
"Oh, scusa. Io sono Margaret, la domestica."gli sorrise presentandosi, avvicinandosi poi a Louis, con un sorriso di scuse dipinto sulle labbra, colorate di un rosa pesca."È abbastanza tardi per fare colazione. Aspettiamo Harry? Dovrebbe essere qui a momenti."

Mentre ascoltava le parole della donna, Louis si torturava il labbro inferiore, che prese ad arrossarsi.

Si sentiva fuori luogo.
Era tutto lussuoso e sicuramente costoso.

"Dove mi ha mandato Nicolai?"si ripeteva mentalmente, annuendo distrattamente alla domestica, Margaret, che gli disse cosa avrebbero mangiato per pranzo, ma lui non ascoltò.

Lo stomaco gli si era chiuso, nel pensare che la presenza del Daddy gli sarebbe stata a fianco di lì a poco.

E non poteva negare il fatto di aver sospirato di sollievo, non trovandolo nel letto, di fianco a sé, appena sveglio. Ma sapeva che gli era stato vicino per tutta la notte. Le coperte erano impregnate del suo forte profumo.

Forse era uscito presto quella mattina e lui era troppo assonnato per percepirne i movimenti.

O forse perché il suo sonno sembrava più un coma o un letargo.

"Margaret.."la chiamò tentennante.

Quella alzò lo sguardo puntandolo sul più piccolo, come per incitarlo a continuare.

"Che lavoro fa Da-Harry?"le chiese, correggendosi alla fine della domanda.

"Conduce delle imprese."rispose con tranquillità, rigirando nella pentola quelle che sembravano fette di pane tostato.

"E..sono importanti?"

La domestica si girò verso di lui, stranita da quelle domande.
Come poteva essere che il più piccolo non sapesse quelle cose.

"Hai mai sentito parlare della Styles Enterprise, Lou?"

Louis annuì quasi subito.
Chi non la conosceva?
Molte delle più grandi imprese dipendevano da essa.
Purtroppo il capo aveva vietato di farla espandere oltre la Grande Mela.

Aveva sempre desiderato entrarci.

Si diceva che erano ormai decenni che non si vedevano imprese così.
Ma sicuramente se avesse provato ad entrarci la sicurezza lo avrebbe sbattuto fuori a calci.

Non centrava nulla con quello.

"Certo, ma cosa c'entra?"chiese in confusione.

"Tesoro, Harry fa di cognome Styles."

Oh..

Harry Styles. Styles. Daddy.

"Margaret, è pronto?"una voce roca fece la sua entrata in cucina.

Kitten ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora