Un peso mi opprimeva il petto, mentre mi guardavo intorno in cerca di un uscita.
Le lacrime ormai avevano smesso di scendere. Le avevo finite tutte. I singhiozzi, però scappavano dalle mie labbra incontrollabilmente.
Il calore mi stava bruciando la pelle, il rosso acceso, il fuoco mi stava accecando.
Ormai ero circondato.
La porta, ormai a terra e staccata dai cardini, era diventata già cenere.
"Anch'io lo diventerò presto."pensai, al limite delle forze.
La paura mi aveva immobilizzato sul posto, in un piccolo angolino, quello dove si incontravano i due piani, su cui si estendevano i due piani cottura.
Tutte le ante dei mobili erano spalancate. La ceramica dei piatti in mille pezzi sul pavimento bianco, e lo stesso anche i bicchieri di vetro.
I muri erano ardenti e una crepa, sotto il soffitto, continuava ad allargarsi sempre di più.
Nessun rumore si sentiva, escluso quello del mio cuore, che ormai era impazzito.
Almeno avevo vissuto sei anni di vita davvero belli, più o meno.
No, non potevo morire, non volevo, non ero pronto!
Iniziai a correre all'impazzata. La pelle ormai bruciata dal fuoco quasi non la sentivo più.
Le scarpe ticchettavano sul legno bruciato. La porta era lì, di fronte a me, avvolta dalle fiamme, avevo paura. Ne avevo molta.
Ma saltai e poi..
Un urletto stridulo e di dolore gli sfuggì dalle labbra. Gocce di sudore gli rigavano una tempia. Il cuore a mille stava per uscirgli dal petto.
La pelle bruciava, le piccole e quasi invisibili cicatrici che si confondevano con la pelle pallida tornarono a farsi sentire.
Ad inumidirgli gli angoli degli occhi c'erano lacrime, che minacciavano di scendere.
Era sembrato tutto così..reale. Eppure era un sogno. Ma..era come se l'avesse già vissuto, tempo prima. Era come un flashback.
"Louis! Louis!"altre urla si precipitarono nella camera.
La luce gli fece socchiudere gli occhi. Li strofinò, passandosi anche il dorso della mano sulla fronte, notando quando fosse in realtà sudato.
La maglia che aveva indosso era inzuppata, ed era sicuro che anche i pantaloni si sarebbero ritrovati in quella situazione, ma lui non li indossava.
Passi frenetici attirarono la sua attenzione. Guardò con occhi appesantiti un Nicolai, che correva per la camera, sedendosi sul bordo del letto, a poca distanza da un Louis, che si stava man mano riprendendo dall'incubo.
"Hei, tutto okay?"sussurrò, prendendo tra le mani il viso del più piccolo, accarezzandogli i capelli per farlo calmare.
"Tutto okay. Solo un incubo."sussurrò di rimando, avvicinandosi di più a lui.
La richiesta silenziosa di essere stretto fu accolta in poco tempo."Cos'hai sognato?"
"Un..un incendio, credo."spiegò, tra le braccia di Nicolai.
Poco lontano da loro il movimento di altre due sagome attirarono l'attenzione del piccolo. Lo sguardo vagò, finché non si bloccò sulle persone, ferme sullo stipite della porta.
Un uomo dagli occhi nocciola lo guardava con un misto di preoccupazione e premura. La barbetta corta gli copriva metà viso, rendendolo molto più grande, di quando forse lo era, pensò Louis.
L'altro invece lo guardava con uno sguardo impassibile, non duro, forse..freddo.
I pozzi verdi erano più chiari, e c'era una venatura di preoccupazione anche in essi.
I boccoli non erano più morbidi e composti, ma invece arricciati in un modo disordinato.
Anche a Louis capitava, soprattutto quando, dopo il bagno in piscina, si stendeva su una sdraio, lasciandoli asciugare all'aria e al sole.
"La piscina.."sussurrò."Il cane"alzò la voce di tre ottave, spalancando gli occhi impaurito.
Ora ricordava. Era caduto nella piscina. Iniziò a dimenarsi, causando la caduta delle coperte sul pavimento.
"Tranquillo, ora non c'è più."una voce sconosciuto si fece sentire nella camera.
L'uomo dagli occhi amichevoli gli stava sorridendo, ancora dalla porta, per rassicurarlo. Si girò verso Nicolai per avere conferma. Quando la ebbe con un semplice movimento della testa, su e giù, un sospirò di sollievo gli sfuggì dalle labbra.
L'uomo lo lasciò andare, abbassandosi a prendere le coperte.
Si trovava nella propria camera, ma lui non ricordava di esserci tornato, non ricordava nemmeno di essere risalito in superficie dalla piscina.
Come aveva fatto?
~
La promessa di rimanere a letto non era stata mantenuta, dato il fatto che Louis in quel momento si trovasse per i corridoi ancora vuoti.
Erano circa le sei e trenta di mattina. Nelle giornate in cui non lavoravano i ragazzi non si svegliavano prima delle otto e, dato il fatto che fossero nel pieno delle vacanze estive era normalissimo che i corridoi fossero deserti.
Lo stomaco aveva iniziato a brontolare e di sicuro non sarebbe rimasto nel letto ad aspettare l'ora della colazione.
Camminava furtivamente tra i corridoi a dir poco chilometrici, cercando di far meno rumore possibile, questo dover aver quasi fatto cadere un vaso ed esser quasi rotolato giù da una rampa di scale.
Le mani erano dietro la schiena, più precisamente a coprire il punto, dove avrebbe dovuto starci la coda, che non aveva trovato in camera, poiché ad asciugare.
La indossava ancora quando cadde nell'acqua della piscina.
Continuava a chiedersi chi e come l'avesse tirato fuori da lì. Ricordava ancora la sensazione del rivestimento in plastica sotto i polpastrelli.
Lui aveva toccato il fondo.
Assorto nei propri pensieri non si era accorto nemmeno di essere alla fine del corridoio.
Da tempo aveva superato le scale che conducevano alla cucina.
La grande porta di vetro di fronte a sé gli permise di guardare il sole che si sollevava lentamente nel cielo, colorato ancora di un colore scuro, ma non tanto.
I raggi erano ancora tenui e non rilasciavano nessun tipo di calore.
Qualcosa fu premuto contro il proprio stomaco. Alle proprie spalle sentiva un calore, che si trasmise sul proprio corpo.
Il respiro gli si mozzo in gola.
Leggeri e caldi sbuffi si infrangevano sulla pelle del collo, su cui comparì la pelle d'oca.
I polpastelli premettero leggermente sull'addome, finché il piccolo Louis non colpì qualcosa di duro con la schiena.
Questo qualcosa si alza e abbassava regolarmente, rivelando la presenta di un'altra persona.
"Kitten."qualcuno soffiò sull'orecchio di Louis, dagli occhi spalancati e le mani tremolanti.
La voce più profonda e roca che avesse mai sentito.
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Kitten ||Larry Stylinson||
FanficI gatti possono essere adorabili e sensuali allo stesso tempo. Nemmeno il più grande capo d'imprese, conosciuto da molti come "Daddy", riuscirà a resistere al suo fascino. 100mila views: 25/07/16 #41 in Fanfiction 07/10/15