14.2 In the Absence of Light

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LEO

Amare qualcuno e fingere di odiarlo é una tortura che ho scelto di infliggermi.

Delia non se ne rende conto, ma ogni mio sguardo scuro, ogni parola aspra, sono solo un maldestro tentativo di tenere le distanze, di mascherare quel che provo davvero.
Fingere che lei non mi tocchi é l'unico modo per non sentire il peso di quel desiderio impossibile.
Ma ogni volta che la guardo, ogni volta che lei sorride a qualcuno che non sono io, é come un veleno che mi corrode lentamente.

La osservo da lontano, fingendo di odiare il suo modo di ridere e scherzare come se nulla la toccasse davvero, come se nessuno potesse sfiorare il suo cuore.

Delia é complicata. Si nasconde dietro quella maschera di freddezza e indifferenza, ma io lo so che c'è molto di più sotto. Lo sento.
Non é così dura come vuole far credere, e io voglio essere l'unico a far cadere tutte quelle maschere che si ostina ad indossare davanti agli altri.

Ma c'é una crepa in quella corazza, un momento in cui lei abbassa tutte le sue difese: quando ha uno strumento musicale tra le mani.

Ricordo quel pomeriggio mentre girovagavo per le strade di New-York come se fosse ieri.
La seguii per le strade, incuriosito, senza sapere bene cosa mi aspettasse.

A un certo punto si fermò davanti una vecchia casa abbandonata.
Si guardò intorno per assicurarsi che nessuno la vedesse, e poi entrò.
Io rimasi nascosto qualche istante, finché la mia curiosità ebbe la meglio.
Entrai anch'io, in silenzio, e la trovai seduta di fronte a un pianoforte polveroso.

Le sue mani iniziarono a muoversi sui tasti, e in quell'istante tutto cambiò.
Le note che uscivano dal pianoforte erano profonde, ricche di una malinconia che sembrava non avere fine. Era una melodia che raccontava senza parole, rivelando tutto ciò che Delia cercava disperatamente di nascondere.

Mentre la ascoltavo suonare, provai un dolore dolce e sordo.
Forse fu allora che capii quanto fosse pericoloso per me amare una persona come Delia.
Ma allo stesso tempo capii che lei era la mia musa.
Perché riesce a toccare le corde più profonde della mia anima.

Lei riesce a trasformare ogni nota in un riflesso del suo cuore, delle sue paure, della sua bellezza nascosta.
Non si limita a suonare; lei si racconta, senza nemmeno saperlo.

Ed é per questo che la chiamo in questo modo. Non perché mi ispiri a fare qualcosa, ma perché mi ispira a essere qualcuno, qualcuno che forse potrebbe capirla e abbattere le sue difese.

Ritorno con rammarico al presente e mi appoggio alla colonna del ristorante di lusso, osservando la sala senza troppo interesse, anche se mi sfugge un sorriso vedendo Miles e Charlotte ballare. Finalmente. Ho già notato da tempo come Miles guardava Charlotte, ed era solo questione di tempo prima che si avvicinassero sul serio. 
Anche se non riesco troppo a concentrarmi su di loro.

Il mio sguardo torna, inevitabilmente, a quel tavolo.
Delia é ancora seduta, incurante di essere rimasta da sola, dato che tutti gli adulti si sono alzati per ballare.
E sta parlando con quel fottuto cameriere.

Lui ride, e mi torna in mente il momento in cui l'ho quasi aggredito verbalmente prima, quando ho visto come la guardava.

Quando i nostri sguardi si incrociano, sento un'ondata di emozioni che mi colpisce come un pugno.
Le faccio un cenno, chiedendole silenziosamente di seguirmi, di venire via da qui, lontano dagli sguardi di tutti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 28, 2024 ⏰

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