5. Sotto il sigillo rosso

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Questo capitolo è stato un parto🤯. Ci ho messo tantissimo, ma spero vi piaccia❤️

AARON

Mi sveglio con il suono stridulo della sveglia.

Non ho nessuna intenzione di andare a scuola oggi.
La prospettiva di un'altra giornata di lezioni monotone e compagni di classe fastidiosi non mi entusiasma per niente.

Mi alzo dal letto controvoglia e inizio a vestirmi lentamente, con i pensieri che vagano alla festa a casa Keller.
In particolare ripenso ad una persona.

Delia.
Non l'ho mai vista così.
Il suo attacco di rabbia è stato improvviso e violento.

Delia ha sempre sofferto di questi attacchi, ma ieri sera è stato diverso, fuori controllo. E questo mi preoccupa tantissimo.

Con la mente ancora piena di immagini e domande su di lei, scendo in cucina, pronto a prendere qualcosa da mangiare al volo e uscire.
Ma, naturalmente, mi trovo davanti mia madre, la mitica Virgine Parker, pronta ad assillarmi con le sue domande infinite.

«Aaron, hai dormito bene? Hai studiato per il compito di matematica? Hai visto dov'è finito il mio libro di cucina?» La lista continua senza sosta e io sento un nodo di frustrazione crescere dentro di me.

Non riesce a lasciarmi vivere in pace.
Per lei conta sola la scuola e i voti, non le interessano i miei pensieri, le mie paure, per lei sono solo cose infantili di un adolescente.

Sembra che ogni singolo aspetto della mia vita debba passare attraverso il suo scrutinio incessante.

Non ne posso più. Ignorando i suoi richiami, prendo lo zaino e mi dirigo verso la porta, saltando la colazione.
Ma non faccio in tempo a uscire che sento la sua voce urlarmi dietro.

«Aaron, mi raccomando, stai solo ed esclusivamente con i maschi! Non farti vedere da solo in un gruppo di ragazze che non esci più di casa!»

Roteo gli occhi, esasperato. Questa è una delle sue fissazioni.
Secondo lei, se qualcuno mi vede in un gruppo di sole ragazze, potrebbe pensare che io sia gay. Non capisce che viviamo nel ventunesimo secolo, e che queste cose non dovrebbero importare a nessuno.

Mentre cammino verso la scuola, i miei pensieri si spostano su mia madre.
Non deve essere stato facile per lei crescermi da sola, soprattutto dopo che mio papà è morto di cancro quando ero piccolo.
Quella perdita improvvisa mi ha segnato profondamente, sviluppando in me una sorta di paura del cambiamento. Forse è per questo che all'inizio ero titubante sull'arrivo di Laila nel gruppo. Ma parlandole ho capito che è una brava ragazza e che ha anche lei sofferto molto.

Arrivo fuori scuola e vedo il mio gruppo di amici già lì a chiacchierare sulla solita panchina.
«Mamma mia, oggi non mi va di fare un cazzo.» Sento borbottare da Alex mentre si rolla una canna.

Saluto tutti e mi unisco alla conversazione.
Mi guardo intorno, ma non vedo Delia.

«Charlotte, hai sentito Delia stamattina?» domando preoccupato.
«No, non mi ha scritto, forse non si è ancora svegliata.»
Sophia accanto a lei, sembra preoccupata.

Ad un certo punto, il rumore di una moto riempie l'aria.
Laila arriva in sella alla moto di Andres.
Scende e si fionda tra le braccia di Sophia, salutandoci con un gesto della mano.
Andres, la osserva sorridere a Sophia, e noto un minuscolo sorriso apparire sul suo viso.
Ma poi, come se si rendesse conto di essere stato visto, il suo sguardo torna serio. Saluta i ragazzi, tranne me e va dai suoi amici.

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