CAPITOLO DIECI - NATHAN

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༺ 𝓝𝓪𝓽𝓱𝓪𝓷 ༻

<<Ah eccovi!>>

Il viso fresco di Diego si materializza alle mie spalle, mentre ancora muovo un passo verso l'enigma dai capelli tanto rossi da credere possano prendere fuoco.

Il suo sguardo è sempre attento e vigile, ma ammaccato da una costante velatura d'odio. Illeggibile e fastidiosamente ermetica, non indossa mai vestiti firmati o troppo femminili, e non osa nascondersi dietro un trucco troppo marcato. Impossibile esista davvero una ragazza così, no?

<<Perché siete passati per di qua? Non porta alla via di casa...>>

<<Diego, per favore, mollami.>> Gli passo accanto come una furia, dividendo il resto del gruppo in due come fossi Mosè, indignando l'espressione alla vista di Sekai e Pablo ancora mano nella mano, incollati da tutta la sera.

Seguiamo la strada fino a Via Tragara, nella vomitevole perfezione di tutto ciò che le appartiene.

La Rossa si guarda intorno come se stesse avendo visioni su ogni punto dello spazio, non ho mai visto nessuno osservare tutto, ma davvero tutto, con quella intensità.

<<Ci siamo.>> Sancisce sempre lei, puntando le iridi dorate nelle mie, incattivita e distante. Che rompicoglioni.

<<Ciao ragazzi.>> Salutano entrambe con un gesto della mano, scaturendo la stessa reazione negli altri, mentre io mi limito ad alzare il mento e girarmi dall'altra parte.

<<Nath, fermo dove sei.>>

<<Che c'è, Chris? Sono sfinito, andiamo a casa.>> So già dove vuole andare a parare, e non ho intenzione di fare la congrega delle confidenze.

<<Ho sentito quello che hai detto a Jasmine.>> Alzo gli occhi al cielo, consapevole del fatto che dovrò aprire quel discorso. Mi volto in un'aria strafottente, sperando possa piccarlo a tal punto da lasciarmi in pace.

<<Voglio sapere che problema c'è se le invitiamo ad uscire.>> Non ha funzionato, sembra determinato a rompermi il cazzo fino a domani.

<<Se hai sentito tutto, allora sai anche il motivo.>> Volto ancora una volta il corpo verso la direzione opposta, ma la sua mano prepotente mi blocca per una spalla, innescando la rabbia feroce che mi spintona e suggerisce di afferrarlo per il collo, sbattendolo contro quelle odiose Bouganville porpora, che nascondono dietro di esse un muro di cemento. Un po' come la vita, ti fa credere che sia tutto rosa e profumato, ma quando ci sbatti il muso, senti la reale consistenza del marmo.

<<Che cazzo fai, Nath? Porca miseria!>> Diego si fionda su noi due, accompagnato da Pablo che lo aiuta a sganciare la mia mano dal collo del perfettino rompi palle. Libero volontariamente Christian dalla presa, guardandolo inginocchiarsi mangiato dai colpi di tosse. Indietreggio col fiato corto, i polmoni sobbalzano e lo sguardo mi sanguina di un veleno acido.

<<Dai amico, non tra di noi.>> Pablo e la sua fintissima calma, con quell'aria da piccolo eroe sperduto nel mondo delle favole; nonostante tutto il bene che gli voglio, mi fa incazzare con poche, piccole mosse, a volte.

<<Nath, le ragazze sono a posto; per una volta che non ci imbattiamo nelle solite galline griffate...>>

<<Che hanno di speciale?>> Lo interrompo con un'alzata di spalle.

<<Un cervello.>> Si insinua Christian, servendosi di una voce ancora rotta dal mio momento di furia.

<<Ma vi svegliate? Le conoscete da ventiquattro ore.>> Rincaro la dose d'astio, mantenendo la postura rigida e le mani nelle tasche.

YOU ARE MY DARKNESSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora