CAPITOLO TRE - TRAGARA E GUAI

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<<Non uscite a fare un giro stasera?>> Ric si affaccia dalla porta-finestra del salone, inquadrando me e Sekai perse nelle nostre solite chiacchiere.
<<Sì papi, magari tra un po'...ora abbiamo appena mangiato.>> Spiega Sek con la pacatezza che la contraddistingue. Riccardo annuisce e scompare dalla soglia, adagiandosi nuovamente sul divano interno, riprendendo la concentrazione nel programma televisivo.
<<Che ne pensi, Sis? Usciamo?>> lo sguardo docile che le definisce i tratti del volto, si posa sul mio.
<<Per me anche subito, sai come la penso...non dobbiamo perderci nemmeno un secondo.>> ribatto cautamente, mentre spengo la cicca rimasta, nel posacenere.
<<Allora andiamo.>>

Salendo le scale della villetta, arriviamo al piccolo cancello che apre l'accesso su Via Tragara. La notte le si poggia addosso, vestendola di fiochi barlumi perfettamente incastonati con la serenità dei passanti. L'ambiente sembra essersi conformato senza pieghe insieme alla vita umana, un accordo alla pari. Le impronte profonde delle storie d'amore passate, radicano l'odore inconfondibile dell'Isola.

Paragonabile a niente.

<<Ti porterei sulla terrazza dei Faraglioni, alla fine di questa via, ma...preferirei che la vedessi prima di giorno.>> mi prega quasi.
<<Certo, per me va bene. Andiamo in Piazzetta, quindi?>>
<<Sì, certo! Da lì possiamo fare un giro tra i vicoli...sono bellissimi, stretti eh! Ma ne vale la pena.>>
<<Che aria sognante che hai, Sis.>> un ghigno mi si presenta in volto, riconoscendo in lei quella spensieratezza che a tratti vorrei avere io.
<<Perché siamo qui, insieme... e non ci posso ancora credere!>>
<<Nemmeno io, te lo assicuro.>>
Condividiamo una risata e continuiamo la nostra passeggiata.
Nonostante l'insistente curiosità si radichi sempre più nella mia testa, Tragara rapisce ogni altra sensazione.
<<C'è una panchina libera, possiamo fermarci un momento?>> Domando fiondandomici sopra, senza in realtà ascoltare la risposta.
<<Perché? Ti senti male, Jas?>> Sek si ritrova in una preoccupazione trafelata; nemmeno la mia espressione distesa la riporta alla serenità.
<<Sis, tranquilla...voglio solo stare un po' qui. È indescrivibile la bellezza di questa via...>>
<<Ah. Sì. Hai ragione.>> annuisce guardandosi intorno, riacquisendo stabilità. <<Non mi sono mai soffermata, però.>>
<<Non so spiegartelo...>>
<<Beh, mentre ce ne stiamo un po' qui, magari potresti iniziare ad aggiornarmi su un certo Loris...>> ammicca nella mia direzione, incurvando le labbra carnose verso l'alto.
<<Ah! E che vorresti sapere, sentiamo.>> Incrocio le braccia al petto, in attesa di una domanda più specifica.
<<Allora, siete usciti insieme una sola volta, ma ancora non conosco i dettagli. Mi sembra già un buon punto di partenza.>>
Una risatina sale ed esplode ostinata, per poi fermarsi immediatamente.
Fisso gli occhi su un punto davanti a me, riportando i ricordi alla memoria.

Il suo sguardo chiaro.
La sua pelle nitida.
La sua eleganza.
Quegli occhi verde chiaro.
I capelli biondo cenere.
La simpatia su un carattere deciso e scaltro.
La battuta sempre pronta.

<<Mi attrae.>>
<<Tutto qui?>> Sek sbarra le palpebre, come se avessi detto che lo trovo ripugnante.
<<Beh? L'ho visto una sola volta nella mia vita, che cosa ti aspettavi? Il baby shower?>>
Le nostre risate rimbombano nella quiete caprese, per poi rintanarci in un vano tentativo di ricomponimento.
<<Dimmi qualcosa di più...perché non ti vedo coinvolta?>> Insiste lei, insinuandosi con lo sguardo nelle mie iridi chiare e nocciola.
<<Non lo so, Sis. È così...>>
<<...perfetto>>
<<Facile.>>
<<Piatto>> Conclude per me.
<<Vorrei ci fosse qualcosa di diverso...non so. Invece ha tutte le carte in regola, nessun piede fuori posto, il ragazzo che tutte vorrebbero avere.>> Agito le mani, gesticolando animatamente cercando di rendere l'idea, e di far trapelare letteralmente il senso di ogni mia parola.
<<Ma allora perché continui ad illuderlo?>>
<<Non voglio farlo, Sek. Ma il pensiero di prendere finalmente la strada giusta, dopo una vita a scalare vette altissime e tortuose, non sembra male.>>
<<Quando hai smesso di fare quello che vuoi?>>
<<Da quando mi sono chiesta quanto dolore posso ancora sopportare.>>

È vero che vale la pena passare nei vicoli capresi.
L'unica difficoltà rimane quella di farsi strada tra la mole di persone che intendono ammirarli. Quelle mini viuzze che si chiudono sulle teste ad arco, per poi riaprirsi in spazi più ampi e dare vita a negozi, farmacie, ed un fiume di normalità che qui non sembra altro che una favola.
<<Una libreria!>> Indico la vetrina come una bambina in euforia per un giocattolo.
<<Ed è ancora aperta, Jas. Entriamo subito.>> fiondarci sui libri è una delle poche cose che abbiamo in comune, vivere mille altre vite grazie alla lettura.
Varchiamo la soglia della porta e l'odore della carta mi inonda le narici. Adoro il suo profumo come poche cose, lo associo a quel periodo in cui, in prima elementare, non avevo ancora chiaro quanto il dolore potesse contaminare ogni cosa.

Mi ricorda il Sole, le mattine fresche di settembre, in cui tutto sembrava fiorire ancora una volta. Il nuovo anno con i nuovi libri incellofanati, immacolati e senza pieghe, pronti per emanare l'aroma di novità. Stupendo.
<<Prendo questo. Sembra parli di un ragazzo che per inseguire il suo sogno di diventare pittore, scappa di casa e poi...boh, devo leggerlo.>> La osservo mentre mi mostra soddisfatta il suo prossimo acquisto, nelle mani di quella poco sofisticata ingenuità.
<<Bene, io compro quest'altro...>> glielo porgo mentre la sua espressione muta in un'animazione piena di consapevolezza.
<<Cosa poteva attirare la tua attenzione...se non uno psichiatra alle prese con casi disperati?>> non rispondo alla dolce provocazione, stringo nelle braccia il libro che ho scelto e la seguo verso la cassa.
Usciamo nuovamente all'aria aperta e mi rendo conto di qualcosa di insolito.
<<Non mi avevi detto che era pieno di ragazzi e ragazze?>> Osservo con aria perplessa.
Sekai si strofina il naso, guardandosi intorno pensierosa. <<Se non ricordo male, è il periodo delle feste in spiaggia.>>
<<Ma tu stai scherzando, vero?>> Esplodo, afferrandole il braccio improvvisamente. <<Scusa e perché non ci siamo andate?>>
<<Io e te ad una festa, Jas? In spiaggia? Folle.>> Decreta passandosi la mano sul volto chiaro.
<<Cosa potrebbe succedere?>>
<<Guai.>>
<<Esageri. Che sarà mai...io dico che ci divertiamo. Si balla sulla spiaggia?>> Insisto, ignorando completamente i suoi timori.
<<Sì, c'è un DJ e dietro un bar aperto fino a fine serata.>> Scorgo nei suoi occhi il pentimento nell'avermi rivelato quell'informazione.

<<Sek, non mi interessa. Dobbiamo andarci almeno una volta, ti prego!>> La imploro quasi inginocchiandomi, nel tentativo di trasmetterle quanto potrebbe essere unica una serata così, insieme.
<<...arriverà il giorno in cui smetterò di assecondarti?>>
<<Fantastico! Quando, allora?!>> Saltello sul posto, generando in lei l'energia che aveva chiuso nella paura di chissà cosa.
<<Mhmm...la festa più bella c'è a Ferragosto, quindi direi di andare il quattordici sera. Che ne pensi?>>
<<È perfetto.>>

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