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C'erano giorni in cui Juanjo si trovava a sperare che il tempo non andasse avanti, anzi, sognava che si ripetesse all'infinito, facendogli rivivere i momenti ancora e ancora. Se ci pensava bene, erano anni che aveva quello stesso pensiero, soprattutto quando si sentiva così bene che aveva paura di cosa sarebbe successo dopo.

Era tornato a Maranello, dopo le prime gare della stagione il Team aveva deciso di riunirsi per mettere insieme le idee e uscire dal buco dove si erano infossati. Durante queste giornate, prima del Gran Premio in Italia, i piloti si incontravano con gli ingegneri e con i meccanici, dando i loro consigli e raccontando le loro esperienze con la macchina. Solo sentendo le opinioni di chi correva potevano provare a sistemare qualcosa.

Era stressante per lui, perchè quando gli veniva in mente qualcosa che potenzialmente era un difetto, si sentiva in colpa a farlo notare. Lo faceva sentire male, pensava che lo avrebbero preso per un ingrato, che non faceva altro che lamentarsi. Proprio per questo si sentiva a disagio quando parlava dei problemi della macchina.

Con Martin no. Con lui riusciva a sfogarsi, a dire tutto quello non andava; sapeva che poi il suo ingegnere avrebbe riferito tutto al Team, ma parlare con lui era molto più facile, soprattutto se nel frattempo si scambiavano qualche bacio, o semplicemente esistevano nello stesso spazio, sotto alle sue lenzuola.

Ultimamente aveva notato che stare insieme a Martin, dopo tutto questo tempo, gli dava la stessa energia che sentiva quando aveva quindici anni, quella voglia di vivere frizzante, che lo faceva saltare da una parte all'altra della stanza. Era felice, tranne quando pensava a tutte le cose che avrebbero potuto andare storte ad Imola.

Mancavano pochi giorni alle qualifiche, solamente una riunione a Maranello per sistemare tutto prima di ricominciare. Manu lo aveva avvisato con un messaggio che avrebbero iniziato alle tre del pomeriggio, quindi ovviamente Martin gli aveva fatto notare che potevano prendersi la giornata con calma. Quando diceva così significava che voleva passare la mattina a letto, ed effettivamente era stato così.

Si erano svegliati alle nove di mattina, in realtà per errore, perchè Juanjo si era dimenticato di togliere la sveglia la sera prima, ma poverino, non dategli la colpa, aveva avuto una serata intensa e impegnata, con Martin. Lo stesso Martin che ora era sdraiato con la testa sul suo petto e che con una mano gli accarezzava lo stomaco tracciando dei disegni invisibili sulla sua pelle nuda.

Riflettendoci, il pilota si rendeva conto di essere estremamente fortunato, aveva tra le braccia il ragazzo più bello di questo mondo, e la cosa migliore era che, ogni tanto, quando si sentiva particolarmente affranto e deluso dalla vita, sapeva che Martin gli avrebbe fatto posto tra le sue braccia, per accarezzarlo e levargli ogni peso dalle spalle con un bacio.

Avevano passato più di un'ora in questo modo, in totale silenzio, senza aggiungere nulla, semplicemente stando l'uno sull'altro, in un abbraccio caldo e dolce. Juanjo poteva vedere la nuca del più piccolo, i suoi occhi proseguivano lungo la sua figura, innamorandosi sempre di più delle sue spalle, della sua schiena, di ogni singolo neo di cui prima non sapeva l'esistenza e che aveva sempre e soltanto immaginato. Da parte sua, l'ingegnere, sentiva lo sguardo del suo ragazzo bruciargli la pelle.

All'improvviso si girò per guardarlo negli occhi, sorridendo in maniera naturale, come se la sola visione degli occhi di Juanjo facesse nascere un sorriso sul suo volto.

"Da quanto tempo mi stai fissando?"

"Devo calcolare l'ultima ora o gli ultimi sette anni?"

Martin scosse la testa, lasciandogli un leggerissimo bacio proprio al centro del petto, e appoggiandosi di nuovo su di esso con la guancia; questa volta fissando Juanjo e ascoltando il battito del suo cuore.

Tutto questo sei tu || Juanjo e MartinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora