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✦•┈๑⋅⋯ passato ⋯⋅๑┈•✦

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La prima volta che Martin si era reso conto di essersi innamorato era stata nel bagno dell'officina di suo padre.

Era successo circa quattro giorni dopo che lui e Juanjo si erano baciati in quello stupido gioco di obbligo o verità. Non era stata la migliore delle decisioni, chiedere al più grande se voleva baciarlo solo per capire come funziona; non era stata la migliore delle decisioni perchè da quando era successo non era più riuscito a smettere di pensarci.

Gli costava moltissimo concentrarsi su qualcosa che non fosse il fatto che lui e Juanjo si erano baciati. La cosa non era tutta lì, il fatto era che si erano baciati e punto. Non significava nulla tra di loro, continuavano ad essere migliori amici e basta.

Quel pomeriggio, in particolar modo, non riusciva a stare attento a quello a cui si stava dedicando: spostare da un lato all'altro dell'officina delle casse di attrezzi per fare spazio ad un nuovo set di go-kart che sarebbero arrivati a breve. Era un lavoro noioso e faticoso, si spostava per la grande sala senza dare troppo peso ai propri movimenti, ma ascoltando il rombo del motore dei kart che stavano correndo in pista. Uno di questi era Juanjo.

L'officina dove venivano riposti i go-kart era aperta verso la pista, quindi se buttava l'occhio, Martin poteva vedere i ragazzi sfrecciare a tutta velocità.

Mancavano solo due casse da spostare, suo padre gli aveva raccomandato di non occuparsene lui perchè poteva farsi male, ma ovviamente aveva deciso di fare di testa sua e dargli una mano comunque mentre lui era seduto in ufficio a scartabellare. Con in mano il carico, attraversò metà della stanza, fermandosi per asciugarsi la fronte lasciando la cassa ai suoi piedi.

Nello stesso istante notò che Juanjo si era fermato a bordo pista, si era tolto il casco scendendo dal veicolo per bere dalla sua borraccia. L'aria stanca, il modo in cui le sue labbra si avvolgevano attorno al collo della bottiglia per rinfrescarsi e i capelli spettinati rivolti in tutte le direzioni, fecero perdere l'equilibrio a Martin.

Nel vero senso della parola, perchè per distrarsi da quella visione aveva deciso di riprendere con il suo compito, ma dimenticandosi di effettivamente prendere in mano la cassa. In sostanza, ci era inciampato sopra ed era caduto.

La sfortuna di cadere in un'officina è che non sai mai se il pavimento è sicuro, la maggior parte delle volte no. Il più piccolo sentì una fitta di dolore intorpidirgli il naso e le ginocchia bruciare. Era estate e indossava dei pantaloncini corti. Si portò immediatamente le mani sul viso, come se potesse aiutare a fermare il dolore, quando le staccò notò che erano macchiate di sangue.

Il suo voltò comincio a rigarsi di lacrime, che si fermarono quando delle braccia si avvolsero attorno al suo corpo tirandolo su dal suolo. Era Juanjo.

"Oddio Marti, stai bene? Che hai fatto?", gli chiese il ragazzo, preoccupato, cercando di ispezionarlo. Con delicatezza gli scoprì il naso, notando la ferita.

"Cazzo", la sua espressione di preoccupazione sembrò intensificarsi ancora di più, "Dove ti sei fatto male? C'è del disinfettante qui? Chiamo tuo papà?"

Martin si asciugò le lacrime con il dorso pulito della mano prima di rispondere, "In bagno c'è... in bagno c'è tutto. Non dirlo a mio papà, per favore". Nel suo sguardo si leggeva tutta la vulnerabilità e dolore che stava provando in questo momento.

Juanjo, che lo stava ancora sostenendo per la vita, addolcì il tono senza accorgersene, "Oddio no tesoro, stai tranquillo. Riesci a camminare?".

Il più piccolo si fissò le gambe, sul suo ginocchio destro si stava formando un ematoma dal colore poco promettente, mentre sul sinistro c'erano una serie di graffi che non sembravano essere troppo profondi. Cercò di fare due passi e sentì che gli bruciava tutto. Fece uno sforzo per fermare le lacrime che stavano per ricadere dalle sue guance.

Tutto questo sei tu || Juanjo e MartinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora