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"Juanjo?"

"Dimmi"

Ti prego, dimmi che posso baciarti, pensò.

"Sei bellissimo, te l'ho mai detto?".

Non era esattamente quello che aveva in mente di dire, ma al momento poteva bastare. In effetti non si ricordava di averglielo detto abbastanza; quando erano più piccoli tutto sembrava avere un significato diverso rispetto ad ora, le frasi che pronunciavano erano le stesse ma diverse allo stesso tempo. La differenza stava nella consapevolezza.

Erano ancora fermi, Juanjo sopra a Martin, stavano respirando affannosamente in cerca dell'aria che pareva essere sparita dalla stanza. Il più grande aveva le guance più rosse del solito e l'altro non riuscì a fare a meno di farglielo notare.

"Hai le guance rosse", con i pollici lo stava accarezzando.

"Me lo dicono spesso".

Come stavano avendo una conversazione razionale dopo quello che era appena successo? Non ne ho la più pallida idea, perchè al loro posto mi sarei totalmente sciolta sul materasso.

Martin voleva giocare con il fuoco, "Spero che quelli che te lo dicono spesso non siano altri ragazzi che inviti in camera".

Juanjo sembrò tornare serio all'improvviso, il suo amico aveva detto qualcosa di troppo. Lasciò Martin disteso sul letto, alzandosi per cercare una maglietta con cui coprirsi, cominciava ad avere freddo.

Il ragazzo ancora sul materasso si portò a sedere, con un'espressione più che confusa in volto. Non capire cosa stava succedendo dentro la testa del suo migliore amico era la più grande condanna a cui era costretto. La loro vita sarebbe stata molto più semplice se solo Martin fosse stato in grado di leggere nel pensiero, o viceversa.

"Che ho detto?", il suo tono era fermo e deciso. Dall'altro lato della stanza Juanjo gli passò la maglietta senza parlare. Di nuovo con quello sguardo perso.

Camminò con passi veloci per essergli di fronte, per non lasciare scampo al suo sguardo.

"Guardami".

Si fissarono negli occhi, ma il primo a parlare fu sempre Martin, "Dimmi che ho detto di male".

Juanjo sbuffò, "Niente Martin, cosa vuoi aver detto di male, va tutto bene".

Il ragazzo fece per andarsene ma il più basso non glielo permise, lo afferrò per il polso. Il contatto di quelle dita con la sua pelle gli fece venire la pelle d'oca, e ovviamente Martin non riuscì a fare a meno di notarlo.

"Juanjo, se non parli non so cosa succede nella tua testa, lo sai questo?".

Sentiva che non aveva scampo, con lui non aveva mai scampo, tutto quello che faceva aveva sempre un significato, era sempre programmato per ottenere un'altra reazione. Al momento però non era più sicuro di nulla, non sapeva nemmeno perchè sentiva il bisogno di afferrare il suo migliore amico per la vita e baciarlo fino a farli restare senza respiro. Era asfissiante. Soffocante.

"È una cosa stupida"

Martin allentò la presa attorno al suo polso, e Juanjo si trovò quasi dispiaciuto, "Se ti preoccupa, non può essere così stupida".

Alzò gli occhi al cielo, "Non ho mai invitato altri ragazzi in camera", disse per iniziare, il più piccolo lo lasciò completamente, "Non so che mi succede Martin, non so perchè non posso semplicemente essere un ragazzo normale e andare a letto con chi mi pare. È patetico. Sono ancora quel ragazzino a cui non hanno mai dato il primo bacio, però a quanto pare non riesco a farci nulla al riguardo. No, perchè ogni volta devo sempre rendere le cose complicate", la velocità con cui parlava era quasi preoccupante.

Tutto questo sei tu || Juanjo e MartinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora