Ombre

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"Di solito non pranzi con Scott McCall e i suoi amici?" Chiedo.
"Già, ma loro li conosco bene ormai." Mi sorride.
"Non credo sia una buona idea conoscermi meglio." Abbasso lo sguardo.
"Io credo di si." Dice e addenta una fetta di pizza.
Non voglio che mi conosca meglio, non voglio che veda casa mia, o camera mia, non voglio che conosca mia madre.
"Vedremo." Vorrei chiedergli com'é essere un lupo, com'é appartenere ad un branco.
Lui mi sorride.
"Facciamo così, fermati agli allenamenti di lacrosse, ti voglio fare vedere un posto."
"Per quale motivo? Nel senso perché dovresti farmi vedere un posto? Che posto?" Faccio troppe domande.
"È una radura... La sogno spesso, ho bisogno che tu me la disegni, sempre che non ti dispiaccia."
Una radura...
"Ok, va bene. Ti aspetto sugli spalti."
La campanella suona. Fine pausa pranzo, lo saluto e scappo nell'aula di teatro.
La lezione è sul teatro di Shakespeare, più nello specifico sulla "Tempesta", ho sempre trovato la figura di Ariel, lo spirito dell'aria, molto poetica, senza farlo a posta inizio a disegnare un Ariel che soffia e causa tempeste.
La mia mente è attenta, ma il mio corpo è assente. Da quando ho memoria ho sempre trovato la mia mente ed il mio corpo due identità distinte, come se non appartenessero entrambe a me e non potessero mai essere unite, lo so, è assurdo.
Dopo la lezione mi reco all'esterno, più precisamente verso gli spalti del campo da lacrosse. Quando arrivo a destinazione mi siedo sulla panca più distante dal campo, dalla quale posso avere meglio la visione del tutto.
Dopo 5 minuti inizia l'allenamento, non bado molto a cosa fanno, ma a chi fa cosa, prendo il mio blocco da disegno e la mia matita e inizio a disegnare, pian piano sul mio blocco prendono forma il campo e i giocatori.
Mi distraggo da quel disegno e ne inizio un altro, nella mia mente si manifesta l'immagine di un bosco, inizio a tracciare le forme a definirle, mi lascio completamente prendere e poi mi fermo, noto un dettaglio del mio disegno, al fondo della sentiero boschivo che ho disegnato c'è uno spazio, un'apertura, come una radura, nel bel mezzo c'è un albero e su uno dei rami più alti ci sono io accovacciata. Mi sembra che il mio viso sia rivolto verso delle ombre. Il fatto è che questa parte del disegni non c'era originariamente nell'immagine che avevo pensato.
Sento un fischio e mi distraggo, l'allenamento è finito, scendo dagli spalti e vado fuori dagli spogliatoi ad aspettare Liam.
Mentre aspetto scrivo un messaggio a mia mamma: "Mangio fuori, non aspettarmi per cena, ti voglio bene."
Non aspetto una risposta, nemmeno lei sarà a casa.
Da quando ha smesso di fare la cacciatrice è andata a lavorare presso il dipartimento dello sceriffo e tutti i martedì sera fa il turno di notte ed oggi è martedì.
Liam esce seguito da Scott e Stiles, stanno parlando.
Quando mi vede si avvicina sorridendomi:"Silver questi sono Scott e Stiles." Li presenta.
"Oh, non c'è bisogno di presentazioni ci conosciamo già." Dice Scott sorridendomi.
"Ah si?"
"Si, sua madre è una degli agenti di mio padre, una delle più brillanti." Mi sorride Stiles.
"Venite anche voi, chiedo?"
"Si." Rispondono all'unisono Stiles e Scott.
Ci avviamo verso il catorcio di macchina di Stiles che contrariamente alle aspettative, sia mie che degli altri, parte senza intoppi.
Mezz'ora dopo siamo arrivati, ci troviamo davanti ad un boschetto, scendiamo dall'auto e prendiamo un sentiero, me ne accorgo subito, siamo nel posto che ho disegnato prima, mi fermo.
"Cosa succede?" Chiede Stiles.
"Questo." Tiro fuori il foglio e glielo mostro.
Spalancano gli occhi.
"Ma è..." Inizia Liam.
"È questo bosco e quella là in fondo è la radura." Finisco io.
"È assurdo. Tutto ciò ha del sovrannaturale." Afferma Stiles. Non so perché, ma scoppio a ridere.
"Perché ridi? Non ci trovo niente da ridere." Dice sempre Stiles.
"Beh il tuo migliore amico è un licantropo e tu trovi questo assurdo!" Mi accorgo di quello che ho detto solo dopo averlo detto.
"Cosa?! Come fai a saperlo?" Chiede Liam sinceramente stupito.
"Non importa come, lo so e basta, so di tutti voi. Andiamo"
Non so come sia possibile, ma rimangono in silenzio e mi seguono, una volta arrivati alla radura, mi siedo a terra e la disegno, cercando di catturare tutti i dettagli, l'albero che ho disegnato nella mia versione è proprio dove l'ho disegnato, assurdo.
Torniamo verso la macchina completamente in silenzio. Facciamo il viaggio completamente in silenzio, una volta davanti a casa mia però dico: "Mio padre era un licantropo, mia mamma una cacciatrice, io percepisco ed individuo tutte le creature sovrannaturali nel raggio di 2 chilometri, non so come sia possibile, ma è così, non vi preoccupate non rivelerò a nessuno niente di voi, avessi voluto lo avrei già fatto. Inoltre continuo a sognarvi, il vostro branco, ogni notte è lo stesso sogno, nello stesso posto, solo cattivi diversi, guardatevi le spalle, guardate il vostro branco. Le ombre che ho disegnato potrebbero essere davvero in agguato."
Esco dalla macchina ed entro in casa, salgo le scale, vado in camera mi svesto e mi butto sul letto. Non ho mangiato alla fine, ma ho troppo sonno per mangiare qualcosa adesso. Chiudo gli occhi e mi abbandono al sonno.

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