Capitolo 21: Invidia

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Era il primo settembre. Victoire non ci poteva credere: finalmente sarebbe andata ad Hogwarts!
Ormai non stava più nella pelle. Si alzò di corsa dal letto e diede una rapida occhiata alla sveglia: le sei di mattina. Si, poteva alzarsi. Corse alla finestra e aprì il balcone. 

Chissà perché si era sempre immaginata che il suo primo giorno di scuola ci sarebbe stato un sole magnifico, che le avrebbe illuminato i capelli e rallegrato la giornata.
Invece no. Fuori c'era il diluvio universale. Che poi il problema in sé non era la pioggia, ma il vento! Perché ovviamente lei era così fortunata che non solo diluviava, ma c'era pure un mezzo tornado che infuriava fuori da casa. 

Si allontanò dalla finestra, il picco di felicità calato drasticamente, e si diresse in bagno. Era il primo giorno di scuola, doveva sembrare perfetta. Le ci volle mezz'ora buona per cambiarsi ma alla fine si decise. Un paio di Jeans, una maglietta a maniche corte azzurra e le ballerine nere. Si pettinò con cura i lunghi capelli argentei ed uscì, a finire di preparare il baule.
Ovviamente dovette rovistare ovunque per trovare ciò che doveva portarsi dietro. Dopo due ore finalmente chiuse il baule e scese le scale.
Fece colazione con la sua famiglia, cosa che richiese più tempo del previsto, considerando che quella mattina Dominique aveva deciso di far fuori la dispensa ma mooolto lentamente.

Gettò una rapida occhiata all'orologio: 9:56. Era quasi ora di andare a casa di Teddy ed Elizabeth. Infatti poco dopo suo padre scese le scale con il baule in mano e andò a caricarlo in macchina. La ragazza decise di seguirlo. 

Quando aprì la porta però si rese conto che non aveva calcolato una cosa: il diluvio.
Non aveva nessuna intenzione di lavarsi, quindi prese l'ombrellino che si trovava accanto all'uscita e lo aprì.

Mossa sbagliata.

  
A quanto pare aveva piovuto tutta la notte e l'ombrello, abbandonato lì fuori, si era riempito d'acqua; quindi al posto di riparla le fece piovere addosso una mezza cascata.
Possibile che non le né andasse una dritta?! Fece una corsa fino alla macchina, tanto ormai goccia più goccia meno...
Almeno riuscì a raggiungerla sana e salva e salire senza ulteriori danni. 

Si abbandonò contro il finestrino e rimase lì fino a quando Villa Verde non comparve di fianco a lei. A quel punto uscì e corse fino alla porta di casa dei gemelli. Si appese al campanello sperando che qualcuno venisse ad aprirle e a toglierla dal diluvio. Ci vollero diversi secondi, ma alla fine qualcuno venne ad aprirle.

Per fortuna si trattenne dal saltare al collo di chi le aprì perché al posto di Teddy questa volta c'era Andromeda. La donna la guardò poi esclamò:

"Cara, sono vecchia ma non sorda! Non serve che ti appendi al campanello! Sembrava di stare sotto un campanile il giorno di pasqua!"

"Scusa Andromeda"

"Dai vieni, che i ragazzi stanno scendendo" la fece entrare dentro casa.
Mentre percorreva il corridoio maledisse le ballerine che, nonostante le avesse asciugate per tipo mezz'ora sul tappetino all'ingresso, continuavano a scricchiolare ad ogni passo. 

Proprio in quel momento Teddy scese le scale. Indossava dei Jeans e una felpa larga di Tassorosso. In quel momento, bagnata e infreddolita, l'istinto fu quello di buttarsi su quella felpa e farsi abbracciare, ma represse quell'istinto e si limitò a salutarlo. Lui la salutò a sua volta poi sparì in cucina.

Bene! Non bastava la pioggia! La gente doveva anche iniziare ad ignorarla. 

"Ehm... dov'è Elizabeth?" Chiese titubante e a nessuno in particolare. Le giunse la voce del gemello dalla cucina "Di sopra"

Stava pensando se andare in cerca della ragazza o aspettarla lì quando la diretta interessata comparve in cima alle scale. Improvvisamente Victoire, con la sua magliettina e i Jeans Si sentì incredibilmente mediocre.
La gemella indossava una gonnellina nera che le lasciava scoperte le gambe lunghe e muscolose e una maglietta larga bianca con sopra dei fiori astratti che sembravano fatti con l'acquerello.
Ai piedi aveva degli anfibi neri con un pelo di tacco e in testa le cuffie per la musica, da lei stessa incantate, nere. Era evidente che le cuffie erano accese perché mentre scendeva la ragazza si muoveva a ritmo di musica. Arrivò fino a metà scala poi si fermò un secondo, sorrise e si precipitò giù. Si tolse al volo le cuffie e le mise a Victoire.
Il suono di una chitarra le perforò le orecchie subito seguite da un tipo che cantava:

Viola & AzzurroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora