Capitolo 7: Amicizie improvvise

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Appena uscì dallo studio della psicologa, Ivy si fermò un attimo all'ingresso per riprendersi. La seduta era stata intensa, e i pensieri ancora le vorticavano in testa, lasciandola quasi frastornata. Respirò a fondo, cercando di calmare il cuore che batteva forte, come se ogni parola detta all'interno avesse toccato ferite che, fino a quel momento, aveva cercato di ignorare. La luce tenue del pomeriggio, il fruscio delle foglie, persino i rumori lontani della città, tutto le sembrava in qualche modo diverso, come se per un attimo fosse sola in un mondo sospeso.

Si fermò a pochi passi dall'uscita, dove incontrò lo sguardo di un uomo che aveva già notato in sala d'aspetto: era Evan. Lui stava in piedi poco più avanti, le mani in tasca, con un'espressione assorta e tormentata che, inspiegabilmente, Ivy sentì risuonare dentro di sé. Come se, in qualche modo, potesse capire quel peso che si leggeva nei suoi occhi. Ma non si avvicinò; rimase immobile, come se avesse paura di rompere quell'attimo di silenzio condiviso.

A un certo punto, un altro uomo uscì dall'edificio, fermandosi accanto a Evan. Doveva essere suo cugino: c'era tra loro un'aria di familiarità, una vicinanza che si esprimeva anche senza parole. Il cugino accese una sigaretta e gliela offrì, ma Evan scosse la testa, lasciando che l'altro fumasse da solo. Ivy osservò la scena da lontano, avvertendo una strana empatia, quasi un senso di appartenenza a quel momento, anche se non ne faceva davvero parte.

Proprio mentre si stava preparando ad allontanarsi, Ivy udì una voce che le faceva gelare il sangue. "Ivy? Ma guarda chi c'è qui!"

Si girò lentamente e vide tre uomini che si avvicinavano. Erano amici di Ryan, il suo ex, ragazzi che conosceva bene e che sapeva non avrebbero perso occasione per importunarla. Uno di loro, un uomo alto dai capelli scuri e un sorrisetto beffardo, era già a pochi passi da lei. La osservava con uno sguardo malizioso, la testa inclinata di lato, mentre un altro rideva sottovoce.

"Non ci saluti più, Ivy?" disse uno di loro con tono provocatorio, facendo un passo avanti.

Ivy cercò di mantenere la calma, anche se sentiva il cuore martellarle nel petto. "Sto andando via," disse, cercando di mantenere un tono deciso ma tranquillo, senza guardarli negli occhi.

"Cos'è, ti sei dimenticata degli amici?" disse l'altro, il sorriso che si allargava in modo inquietante. "Non si fa così, non si dimenticano i vecchi amici così in fretta."

Ivy sentì un'ondata di paura salirle dallo stomaco. Le loro risate soffocate, il tono insinuante, tutto la riportava a quella sensazione di oppressione che aveva cercato di lasciarsi alle spalle. Guardò verso Evan, quasi senza accorgersene, come se inconsciamente cercasse un punto d'appoggio, qualcuno che potesse salvarla da quel momento sgradevole. Anche Evan la guardava, con un'espressione seria, come se stesse osservando la scena con una consapevolezza dolorosa.

"Dai, vieni a fare due chiacchiere con noi, non fare la difficile." Uno degli amici di Ryan si avvicinò di più, mettendole una mano sulla spalla in un gesto che voleva sembrare amichevole, ma che era solo invadente e soffocante.

"Non voglio parlare con voi," rispose Ivy, con voce ferma ma tremante. Fece un passo indietro, liberandosi dalla sua presa.

Per un attimo, si creò una pausa carica di tensione. Ivy sperava di riuscire ad allontanarsi, ma gli sguardi dei tre uomini non lasciavano scampo, come se volessero trattenerla lì con la sola forza dell'intimidazione.

Uno degli uomini fece un passo avanti e afferrò Ivy per un braccio, bloccandola prima che potesse allontanarsi. Ivy cercò di liberarsi, ma la presa era troppo forte, e il suo cuore prese a battere furiosamente. Sentì uno dei ragazzi ridere, tirando fuori il telefono e digitando velocemente.

"Sai chi sta per arrivare? Ryan," disse uno di loro con un ghigno, guardandola con occhi scintillanti di malizia. "Forse lui ti farà tornare in mente le buone maniere."

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