Ivy, seduta sulla poltrona notò che qualcosa in quella stanza le appariva diverso, come se quel luogo stesse diventando uno spazio sicuro, una sorta di rifugio in cui poteva essere sé stessa, senza maschere.
La psicologa la osservava con calma, senza interrompere quel lungo silenzio, lasciando che fosse Ivy a prendere l'iniziativa.
Dopo qualche istante, Ivy abbassò lo sguardo, fissando le mani intrecciate in grembo. "Da quando ho lasciato Ryan," iniziò con un filo di voce, "è come se stessi cercando di capire chi sono davvero. Non mi riconosco più."
La psicologa annuì leggermente, incoraggiandola a continuare. "È una sensazione che molte persone provano dopo una relazione complicata. Hai detto che hai deciso di fermarti da tua zia per un po'... Ti è stato utile?"
Ivy rifletté. Era stata una decisione istintiva, quella di rifugiarsi dalla zia, lontano da tutto e da tutti. "Sì, penso di sì. Mi ha fatto bene... mi sentivo protetta, in qualche modo. Ma anche lì, mi sembrava di vivere in sospeso, senza muovermi davvero." Sospirò, come se quella ammissione le avesse tolto un peso. "Non posso rimanere nascosta per sempre."
"Sembra che tu stia iniziando a sentire il bisogno di andare avanti," osservò la psicologa. "Come ti fa sentire l'idea di riprendere in mano la tua vita?"
Ivy restò in silenzio per un attimo, cercando le parole giuste. "Da una parte... mi terrorizza," confessò, sorprendendosi della propria vulnerabilità. "Però, dall'altra... è proprio quello che voglio. Voglio tornare a essere indipendente, a non sentirmi sempre definita da qualcun altro."
"Questo è un passo importante," disse la psicologa, con tono incoraggiante. "Hai già pensato a cosa significherebbe, per te, riprendere in mano la tua vita? Quali sarebbero i primi piccoli passi?"
Ivy fece un cenno lento con la testa. "Sì. Ho pensato di prendere un appartamento tutto mio. Un posto in cui posso stare da sola, senza nessuno che mi dica cosa fare o come sentirmi." La sua voce si fece più sicura mentre parlava, come se l'idea di un suo spazio le desse un senso di pace.
La psicologa annuì. "Un ambiente tuo, solo per te, può essere un grande punto di partenza. È un modo per definire uno spazio sicuro, un luogo in cui puoi sentirti libera di essere chi sei."
"Proprio così," confermò Ivy, cercando di dare forma a quei pensieri che per tanto tempo aveva ignorato. "Credo di essermi persa in Ryan. All'inizio era... era tutto così intenso, così travolgente. Mi faceva sentire come se fossi l'unica al mondo, come se fossi importante."
La psicologa restò in ascolto, senza interrompere. Ivy riprese a parlare, sentendo finalmente il peso delle parole che voleva dire. "Non mi ero mai sentita così prima. È stato bello, all'inizio. Ma poi, col tempo, tutto è cambiato. Ryan è diventato... controllante, e io ho smesso di riconoscere me stessa. Ho lasciato perdere tutte le cose che mi piacevano, ho cambiato il mio modo di fare, di parlare, persino di vestire, solo per adattarmi a lui."
"Ti sei adattata a lui per paura di perderlo?" domandò la psicologa, con dolcezza.
Ivy annuì, incapace di nascondere un velo di tristezza. "Sì. Avevo paura. Pensavo che senza di lui non valessi abbastanza, che lui fosse l'unica persona che avrebbe potuto darmi importanza." Fece una pausa, cercando di rallentare il respiro, che si era fatto irregolare. "E credo che lui abbia capito quanto ero vulnerabile, perché ogni volta che cercavo di allontanarmi... faceva di tutto per tenermi vicino."
"Sembra che ti sentissi intrappolata in una relazione che non riuscivi più a controllare," disse la psicologa, con un tono empatico. "È normale provare paura di essere soli, specialmente quando la propria autostima è stata minata. Ma è importante capire che sei molto più forte di quanto pensi, Ivy. Questa consapevolezza che stai acquisendo è il primo passo per ricostruirti."
Le parole della psicologa sembravano risuonare dentro di lei, facendo breccia in quelle barriere che Ivy aveva costruito per proteggersi. "Sì... vorrei davvero crederci," ammise Ivy. "Vorrei essere più sicura di me stessa, smettere di cercare sempre conferme dagli altri."
"Con il tempo, ci riuscirai. Pensa a ogni piccolo passo come a un traguardo verso la libertà che desideri," rispose la psicologa. "Riprendere il controllo della tua vita significa anche imparare a vedere il tuo valore, indipendentemente da come gli altri ti percepiscono."
Ivy sentì che qualcosa dentro di lei si stava aprendo. Le parole della psicologa risuonavano come un invito a prendersi cura di sé, un invito a riscoprire chi era, senza doversi adattare a nessun altro.
"Credo di aver bisogno di questa forza," disse Ivy, con un filo di voce, ma con una determinazione nuova che le illuminava gli occhi. "Ecco perché sono qui, per imparare a ricostruirmi. Per questo ho deciso di chiedere aiuto. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a ritrovare la fiducia, ad avere un punto fermo quando mi sento persa."
"È un desiderio sincero e molto coraggioso, Ivy," le rispose la psicologa. "Questo percorso non sarà semplice, ma non sarai sola. Avremo molti strumenti per aiutarti a riscoprire il tuo potenziale. La tua decisione di ricominciare è un passo enorme, ed è la base su cui potremo lavorare insieme."
Ivy annuì, lasciando scivolare via l'ultima traccia di tensione. Uscì dalla stanza con un senso di leggerezza che non provava da molto tempo, come se finalmente avesse intravisto una via d'uscita, un percorso da seguire.
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Oltre le crepe
Fiksi UmumIvy ed Evan, due anime spezzate dal peso di relazioni tossiche e da un passato difficile, si trovano in un luogo inaspettato: la sala d'aspetto di uno psicologo. Entrambi cercano di ricostruire la loro vita, imparando a fidarsi di nuovo di sé stessi...