Sangue e polvere di stella del mattino

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T/n pov

Il vecchio fienile scricchiolava sotto il peso del vento, e la luce soffusa della luna filtrava tra le assi di legno.

Castiel era lì, silenzioso come sempre, con la sua espressione indecifrabile e la testa leggermente inclinata. Non ero sicura di come mi avesse convinto a fare questo, ma ora ero qui, pronta a un allenamento corpo a corpo con un angelo che non sembrava mai perdere il controllo.
"Sei sicura di volerlo fare?" chiese con la sua voce bassa e priva di emozioni apparenti, ma c'era qualcosa nei suoi occhi, come una scintilla, che mi faceva dubitare della sua neutralità.
La camicia bianca che portava era un po' aperta al collo, e la cravatta allentata pendeva storta, dando al suo solito aspetto impeccabile un'aria stranamente intima.
"Non sottovalutarmi, Cas," risposi, cercando di mascherare l'effetto che mi faceva quando pronunciava il mio nome con quella calma disarmante. "Non sei l'unico qui a sapere combattere."

Non disse nulla, ma la curva appena accennata delle sue labbra mi fece venire i brividi.
Senza preavviso, fece il primo movimento, una spinta rapida verso il mio fianco. Lo evitai per un soffio, girandomi e bloccando il suo avambraccio con entrambe le mani.
Era come toccare pietra calda: i suoi muscoli erano tesi sotto la stoffa, e il suo sguardo fisso sul mio sembrava scavare dentro di me. "Buona reazione," mormorò, quasi a sé stesso, mentre ruotava il polso, liberandosi dalla mia presa con facilità disarmante.
"Non trattarmi con leggerezza," ribattei, attaccandolo questa volta.
Cercai di coglierlo alla sprovvista, spingendolo all'indietro con il peso del mio corpo, ma lui bloccò il movimento, le sue mani che afferravano i miei polsi. Era più vicino ora, così vicino che potevo sentire il suo respiro regolare contro la mia pelle.
"Non lo sto facendo," sussurrò, e qualcosa nella sua voce mi fece perdere per un momento la concentrazione.
Un errore.
Con un movimento fluido, mi fece ruotare, bloccandomi contro il muro del fienile. Il legno freddo mi premeva contro la schiena, mentre lui mi fissava con un'intensità che bruciava più di qualsiasi ferita.
"Ti arrendi?" chiese, ma c'era un'inflessione, quasi una sfida, come se sperasse che dicessi di no.

La risposta mi morì sulle labbra quando qualcosa dietro di lui si mosse nell'oscurità.
"Cas, dietro di te!" gridai, ma era troppo tardi.
La lama scintillò per un attimo alla luce della luna prima di affondare nella sua spalla.
Il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore, e il sangue iniziò a scivolare lungo la camicia bianca, un rosso intenso che macchiava il suo candore perfetto.
Nonostante tutto, non si mosse, come se fosse più preoccupato per me che per sé stesso.
"Rimani dietro di me," ordinò, la sua voce ferma mentre si estraeva la lama dalla spalla e i suoi occhi iniziarono a luccicare di un azzurro intenso.

Ma, questa volta, non avevo intenzione di obbedire.

Pt.2?

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