Capitolo 25 Embrujo (parte seconda)

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DARYL

Si infila sotto le coperte, tirandole fino al mento; è decisa a nascondersi, io invece sono deciso a stuzzicarla.

«Devo dire che il nero ti dona e non mi riferisco solo alla camicia.»

Si volta di scatto ed esclama:
«Daryl!»

Il mio nome in quella bocca suona come musica anche quando è arrabbiata.

Ridacchio, soddisfatto della prima di una lunga serie di mosse che hanno come obbiettivo quello di farla sciogliere e, se possibile, avvicinare.

«Non pretenderai che non abbia guardato, insomma, eri in bella mostra.»

Schiocca la lingua al palato i fastidita; mi chiedo se lo sia davvero o se, in fondo, le facciano piacere le mie attenzioni.

«La prossima volta cerco anche un paio di pantaloni, a costo di ribaltarti la cabina armadio.»

Mi si illuminano gli occhi, ha attizzato il fuoco della malizia che già bruciava dentro di me.

Bruja, così me le servi su un piatto d'argento con rifiniture d'oro.

«Mh, interessante, quindi immagino tu voglia dormire spesso con me. Buono a sapersi, ma la prossima volta non sarò così mal concio. A tuo rischio e pericolo, bruja.»

Arrossisce e l'istinto la fa rannicchiare su se stessa e... lontano da me.

«L-lo sai che non... non intendevo quello.» balbetta colta in scacco.

Già, sono consapevole che fosse un modo dire, ma mi diverte troppo la piega che ha preso la conversazione.

Tuttavia, provocarla e basta non mi porterà da nessuna parte se non a farla innervosire. È sul ciglio del letto, come una preda impaurita dal predatore famelico, resta immobile in quella che lei crede essere una zona sicura.

Ridacchio per la sua reazione e termino con una smorfia sofferente e un gemito di dolore. Le mie doti attoriali non sono da Oscar, ma abbastanza convincibili, in quanto sortiscono l'effetto voluto: Chiara si allarma. Stacca la testa da cuscino e puntella il gomito sul materasso.

Benvenuta nella trappola, bruja.

«Ti fa male?»

Poco.

«Molto» cerco di essere convincente e accentuo l'espressione di patimento strizzando gli occhi, «Non sento più le dita.»

Vorrei che fosse lei a creare un contatto, in modo date da non infrangere la promessa di non toccarla. Tuttavia non avevo considerato quanto questa situazione potesse incidere sul suo stato d'animo: infatti sbianca e va ne panico. Scosta le coperte e rivela il braccio che mi ha fasciato.

«Oddio, ho stretto troppo la fascia? Fammi sentire» prende la mia mano fra le sue e preme una per una le dita. Bingo!

Rilassa i muscoli del viso e sembra ritrovare la calma. Tuttavia, continua a toccarmi le dita e a passare lo sguardo da quelle al mio viso. Agrotta le sopracciglia, gli occhi luminosi assumono un colorito più scuro e le labbra si arricciano in un'espressione di evidente dubbio.

«Uhm, a me sembrano calde insomma, la circolazione dovrebbe essere apposto. Lo senti il contatto con le mie mani?»

Oh, sì!

Non è una sprovveduta, è chiaro che abbia capito che è tutta una scena, ma prova lo stesso a fidarsi. E fa male...

Infatti, annuisco, ma intreccio le nostre dita. Lei, guardinga, mi osserva con rimprovero, conscia che sto bene e che le mie mire sono più ampie.

Una Bruja per il truffatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora