Gioiello d'ossidiana

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Capitolo IX - Gioiello d'ossidiana

-Come pensavo... É normale che tu non sappia molto- ragionò Louise Benson.

Lexy la guardò. Non riusciva a capire proprio cosa la sua madre adottiva potesse sapere su quella biologica. -Che cosa sai?- domandò alla fine, quando vide che la donna non aveva ancora rivelato nessuna informazione rilevante.

-Abbastanza. Forse sono una delle persone che la conosce meglio- rivelò la donna.

Lexy strabuzzò gli occhi.

Come era possibile?

-Ma lei é...- mormorò Lexy lasciando apposta la frase in sospeso.

Louise la guardò come se volesse capire quello che sapeva la figlia, poi ci arrivò: sapeva solo il minimo.

-Una Dea, lo so benissimo- annuì la signora Benson sedendosi su una sedia, davanti alla figlia adottiva.

-Come fai a saperlo? Perché me lo dici solo ora?- domandava Lexy, sorpresa e anche un po' arrabbiata. Se sapeva così tanto poteva già dirglielo da tempo.

-Io lo so perché io e Artemide eravamo amiche un tempo, delle compagne. Quando ero solo una bambina mi salvò e mi fece unire al suo gruppo di ancelle e quando ho conosciuto tuo padre, mi diede il permesso di stare con lui fra gli umani- spiegò rapidamente la donna con lo sguardo perso nel vuoto, come se i vari ricordi le fossero tornati in mente solo in quel momento.

Lexy rimase senza parole. Non le aveva detto niente per 19 anni. Per tutta la sua vita non aveva saputo niente di sua madre... Quando le aveva rivelato di averla adottata non le aveva detto niente su tutto questo.

-Mi ha veramente abbandonato fuori da un orfanotrofio?-

Louise scosse la testa. -Zeus, suo padre e re degli dei, non voleva che tu vivessi sull'Olimpo e costrinse tua madre a lasciarti. Non volendo che vivessi in una famiglia di cui non sapeva niente, venne da me e mi chiese di poterti tenere. A quel tempo io mi ero sposata da non molto e io e John non riuscivamo ad avere figli, perciò l'idea di tenerti con noi e fare pure un favore ad Artemide mi sembrò fantastico ed accettai. Quando lei partorì, suo fratello gemello ti portò da me e mi diede un piccolo bauletto e una collana. Mi disse pure che sua sorella voleva che noi ti mentissimo su come ti abbiamo avuta, qualcosa che ti facesse passare la voglia di trovare i tuoi veri genitori.-

A Lexy scese una lacrima e si trattenne dallo scoppiare a piangere. L'avevano lasciata per il suo bene, avevano pensato a lei e al suo futuro. -Un bauletto e una collana?- domandò con un fil di voce.

-Si, la collana che indossi sempre. L'avevi al collo quando tuo zio ti diede a me; so che te l'ha fatta tuo padre. Mentre il bauletto si trova sotto al mio letto, al sicuro-

Lexy si toccò la collana che portava al collo, la teneva sin da quando riusciva a rammentare e non se ne separava mai: una semplice corniola d'argento da cui pendeva un'ossidiana nera a forma di lupo, posto lateralmente, con un occhio di pietra di luna.

Quella meraviglia era un regalo di suo padre... Lo stesso di cui non sapeva niente.

-Che sai su mio padre?- domandò continuando a guardarsi la collana, senza alzare lo sguardo.

Lei incurvò le labbra dispiaciuta e Lexy capì subito. Anche lei la conosceva bene, era la donna che l'aveva cresciuta. -Non ne sai niente.-

-Mi dispiace, ma Artemide non aveva una vera e propria vita privata e noi ancelle non abbiamo mai indagato. Anche se... quando le dissi di amare un uomo, mi capì fin troppo bene. Sembrava che sapesse esattamente ciò che provassi. Quando mi disse di essere incinta non volle dirmi il nome di tuo padre, anche se glielo chiesi. A quanto pare nessuno, oltre lei sapeva chi fosse.- rispose la signora Benson dispiaciuta di non sapere di più.

***

Harmonia andò in cucina e mangiò alcune fette biscottate mentre sorseggiava una bevanda rinfrescante. Questo l'aiutava molto a rilassarsi. Erano quasi le 11 e presto, con appena qualche minuto di ritardo, Esmeralda, la sua domestica sarebbe venuta a pulire.

Come previsto il campanello suonò. 11:04. Solo quattro minuti di ritardo. Lei le andò ad aprire anche se la donna aveva carta elettronica per aprire la porta.

Esmeralda non ne fu sorpresa -Buongiolno, signolina Harmonia.- la salutò allegramente mostrando i denti e soprattutto la mancanza di alcuni di essi.

-Salve Esmeralda.-

La donna senza troppi preambolo andò in cucina portando con sè le buste che aveva in mano. Si occupava lei della spesa e di tutto quello che riguardava il campo domestico. -Lesta a planzo, signolina?- disse comiciando a tirare fuori dai sacchetti quello che aveva comprato.

La bionda cominciò subito ad aiutarla. -Si.- disse distrattamente. Poi le venne in mente una domanda da fare alla sua domestica. -Esmeralda, da quanto tempo lavori sotto le dipendenze dei miei genitori?-

Aveva bisogno di una conferma, doveva sapere come era andata veramente, quando veramente era stata adottata. Non sapeva perché, ma credeva che ci fosse qualcosa che non quadrasse.

La donna sembrò pensarci sù -cilca diciotto anni. Pelché queste domande?- chiede curiosa.

Harmonia sorrise soddisfatta -Allora credo che tu ricordi il periodo in cui sono stata adottata, vero?-

Esmeralda annuì -Celtamente, elo stata assunta da poco, non avendo famiglia mi tlasferì anche io qui.-

-Ricordi quanti anni avevo quando sono stata adottata?-

-Si, due-

-E come sono stata adottata? Ricordi?- chiese ancora Harmonia.

La donna fece per parlare, ma poi scosse la testa dispiaciuta. Come immaginava, nessuno apparte i suoi genitori adottivi ricordava il modo in cui l'avessero ottenuta. Nessun altro in famiglia aveva mai saputo risponderle, neanche la servitù.

Era come se qualcuno avesse voluto nascondere che lei era stata adottata, ma di certo non era opera dei signori Sullivan, anche loro titubavano su quell'argomento e spesso cambiavano alcuni dettagli o parti. Sembravano neanche loro sapere, ma per per mantenere il controllo si erano inventati di averla adottata, attraverso varie conoscenze, che li avevano portati in un orfanotrofio a New York.

Era opera dei suoi veri genitori, questa mancanza di ricordi?

Olympus - The daughter of ArtemisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora