Che cos'è successo?

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Capitolo XII - Che cos'è successo?

Harmonia e Lexy si ritrovarono in poco tempo davanti alla piccola casa di quest'ultima. Bussarono, ma stranamente la porta era già aperta. -Mia mamma non lascia mai la porta aperta- dichiarò la mora.

Entrarono cautamente dentro e subito saltò all'occhio lo specchio rotto posato in un angolo. Lexy si allarmò. Corse subito in cucina dove tutti i mobili erano rotti, alcuni erano diventati proprio irriconoscibili.

-Che cosa è successo qui?- Harmonia si guardava in giro alla ricerca dei genitori dell'amica, che a quell'ora dovevano già trovarsi a casa. Ma nulla, la casa era silenziosa, a parte i rumori che provenivano dall'esterno. All'improvviso un rumore originario della porta principale le fece girare di scatto.

Louise attraversò il corridoio in un lampo e subito entrò in cucina. Non sembrava sorpresa più di tanto, ma irritata. -Hanno attaccato- constató.

Appena vide le ragazze sospirò sollevata che stessero bene. -Dove è John?-

-Non l'ho visto. Siamo appena arrivate e abbiamo trovato la casa così- spiegò Harmonia.

Louise appena l'ascoltò e andò a controllare in salotto, ma del marito non c'era traccia. Così andò pure al piano di sopra e come temeva lui era lì. Nella loro camera da letto. Era steso con la schiena contro il letto e si teneva la mano sulla spalla. Lei corse subito da lui. -Oh John! Ti avevo detto di non tornare a casa oggi...- sospirò. Lui non la ascoltava mai.

Lui le fece un mezzo sorriso, che era più simile a una smorfia. -Hai detto che n..nostra figlia avrebbe potuto essere attaccata, non potevo and..dare a stare da Pat..trick senza assicurarmi che sareste state ben..e- mugugnò.

-Non parlare. Ora prendo il necessario e ti fascio.- Louise si sentì grata ad Apollo per averle insegnato alcuni modi per fasciare le ferite. Molte volte il Dio era andato a trovare Artemide e per dei giorni era rimasto con loro. E in alcuni casi, quando cominciava ad annoiarsi, insegnava alle giovani ancelle alcuni soluzioni mediche naturali.

Dopo appena un minuto salirono Harmonia e Lexy. -Mam... Papà?- gli occhi di quest'ultima si inumidirono, ma non pianse. Harmonia dovette uscire fuori dalla stanza, la sola vista del sangue le faceva venire le vertigini. -Papà... chi ti fatto questo?- domandò in un sussurro la mora mettendosi a carponi vicino ai genitori adottivi.

John cercò di sorriderle, senza successo. Non voleva che la sua piccolina stesse male...

-Non preoccuparti Lex. Adesso lo fascio ed andrà tutto bene- ripeteva la signora Benson. Peccato che le cose non stavano così. Il marito aveva perso molto sangue e la ferita era profonda, una semplice fasciatura non sarebbe mai bastata... -Lexy chiama un'ambulanza!- ordinò alla figlia.
-M..ma.. L..- John tossì sangue.

Potrebbe avere un'emorragia interna... Ma come spieghiamo tutto alla polizia e ai medici? Rischiamo grosso se... Louise scosse la testa. In quel momento non importava nulla oltre che la salute dell'unico uomo che aveva mia amato. -Chiama un'ambulanza!- ripeté di nuovo.

Lexy era stordita e solo il quel momento riuscì a capire ciò che le stava chiedendo di fare. Si toccò nervosamente le tasche dei jeans per poi ricordarsi che aveva messo il suo cellulare nella borsa. Cominciò a spargere per terra le poche cose che aveva, trovando solo alla fine il piccolo apparecchio.

***

Harmonia stava tremando. Il sangue le faceva quell'effetto, se sarebbe rimasta lì dentro per qualche secondo in più avrebbe vomitato. Era sin dalla più tenera età che ogni volta che lo vedeva, anche solo qualche goccio, cominciava a tremare e qualche volta era pure svenuta. Come avrebbe potuto aiutare nella missione per salvare l'Olimpo se solo qualche goccia di liquido rossastro poteva metterla ko?

Strisciò con la schiena contro al muro noncurante di sgualcirsi l'abito o spettinarsi i capelli. E fu proprio così che la vide Soter: una ragazza che seppur figlia della Dea dell'amore e della bellezza (conosciuta anche per la sua vanità) era una ragazza con un animo fragile. L'aveva considerata sin dal primo momento come una persona frivola per colpa del suo aspetto fin troppo curato e per alcuni suoi modi di fare troppo da "perfettina". La conosco da troppo poco per cercare di farmi un'idea su di lei,l in fondo non ai deve mai giudicare un libro dalla copertina.

Sentendo dei gemini provenire dalla porta accanto alla bionda, lui si precipitò dentro. La situazione non gli era ben chiara, ma notò subito un signore ferito e ciò gli bastava, per il momento. -Posso aiutarvi io- si offrì.

Lexy si bloccò con il telefono a mezz'aria, una donna sulla quarantina lo guardò quasi come se cercasse di capire tutto si lui e l'uomo ferito gli aveva appena rivolto lo sguardo. -Come potresti mai aiutare? Chi sei?- si vedeva benissimo che la signora Benson non si fidava di lui e in effetti aveva dei buoni motivi, promo fra questi: non aveva la minima idea di chi fosse.

-Sono Soter, figlio di Apollo. Ho dei poteri di guarigione- cercò di spiegare velocemente.

Louise tremolò appena insicura. Era vero? Guardò la figlia che annuì appena perciò si spostò leggermente dal marito invitando lo sconosciuto ad aiutarla. Soter si avvicinò e posò una mano sulla ferita, ma prima di far qualcosa incitò le due ad uscire dalla stanza. Anche se esitanti, fecero come aveva detto.
-Sei sicura che lui sia un figlio di Apollo?- domandò Louise mentre Lexy chiudeva la porta della camera da letto dei genitori.

-Sì.- Lexy notò solo in quel momento una figura esile seduta sul corrimano. -Elyssa?- la richiamò incerta sul fatto che quello fosse il nome giusto.

La bionda si girò e maestosamente scese dal corrimano. Ricordava leggermente un felino di piccola taglia. -Ciao ragazze- sorrise quasi come se tutto ciò che la circondava non era stato distrutto.

Harmonia non la salutò, anzi rimase seduta con le gambe contro il petto. Dovrei aiutarla... Lexy le si avvicinò e le accarezzò la testa. Era l'unico modo che funzionava quando la sua fobia prendeva il sopravvento. La bionda girò leggermente la testa. -G.. grazie Lex.-

Lexy le rivolse un piccolo sorriso. Era abituata alle sue "crisi" sin da bambina e con il tempo aveva imparato a non sorprendersi.

Louise guardò la riccia e si rese conto che aveva un qualcosa di famigliare, ma non sapeva dir cosa. Elyssa notò il suo sguardo e un cipiglio si formò sula sua fronte. -Sono Elyssa. Figlia di Dioniso, Dio della vite, del vino e del delirio mistico- si presentò.

Se non fosse stato che Louise era preoccupata per John, sicuramente avrebbe fatto molte più domande, perciò si limitò a osservare la figlia di Dioniso. Non assomigliava particolarmente al padre tranne per gli occhi vispi, i capelli ricci e qualcosa nel modo di comportarsi.

-Sono stati i Vrykolakas a fare tutto questo?- domandò Elyssa osservando una cornice con il vetro rotto che ritraeva Lexy da bambina mentre giocava con la costruzione. Ricorda molto la foto che tenevo io in orfanotrofio..., pensava.

Louise fece una smorfia. -Probabilmente.-

Lexy si sentì in colpa: John Benson era stato ferito per colpa sua. Se non fossi mai nata lui ora starebbe bene...

Olympus - The daughter of ArtemisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora