Teletrasporto

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Capitolo XIII - Teletrasporto

Soter mise le mani davanti a sé, sulla ferita di John Benson e si concentrò. In poco tempo le sue vene presero una sfumatura dorata che le faceva risplendere; un bagliore caldo si formò sui palmi delle sue mani. Li posò sulla ferita e John cominciò a gridare. Era un dolore straziante, ma la ferita stava cominciando a guarire dall'interno. Il sangue smise di uscire.

Sta funzionando. Però deve stare fermo se vuole guarire presto.

Avrebbe potuto dire qualcosa per cercare di confortarlo, ma sapeva benissimo che non sarebbe servito a nulla. Quando notò che la ferita si era rigenerata parecchio, anche se non completamente, si fermò. Cessarono anche le grida del povero uomo e dopo qualche instante Louise entrò seguita da sua figlia. -Come sta ora?- domandò la moglie.

Soter con un certo sforzo si alzò in piedi: era senza forze. -Meglio. Ora potreste bendarlo?- si reggeva in piedi a fatica. Elyssa lo stava osservando e anche se era molto giovane e inesperta sapeva benissimo che aveva usato fin troppo i suoi poteri. -Soter, andiamo.-

-E cosa facciamo se li riattaccano?- domandò il biondo avvicinandosi alla compagna.

-Ci penso io- disse una voce profonda e tagliente. Era Alexander.

-E se tu li portassi da Hestia? Lì starebbero al sicuro e sono certo che lei non dirà nulla in contrario- propose il giovane figlio di Apollo. Avrebbe voluto aiutare di più, ma facendolo con i suoi poteri sarebbe potuto finire con il morire.

Il moro lo guardò di traverso per poi osservare Lexy con i suoi genitori adottivi. Fece un cenno con la testa per far capire che gli andava bene. Era davvero un tipo di poche parole.

Elyssa spiegò a Louise il loro "piano" -Alex può teletrasportarsi e far ciò anche con altre persone. Perciò andremo nella casa di Hestia dove starete al sicuro e intanto noi tre capiremo un po' meglio che é successo.- Elyssa aveva un viso con dei lineamenti da ragazzina che le davano un'aria molto dolce e disponibile. Però, di solito certi discorsi li faceva Soter, ma in quel momento non era nelle condizioni adatte per farlo.

Louise non era molto sicura. Guardò sua figlia che sembrava già conoscerli. -Sono davvero chi dicono di essere.- Sentendo ciò, la donna si ammorbidì e accolse l'idea dei giovani ragazzi.

Louise fasciò il marito e poi tutti si riunirono vicino ad Alexander. Harmonia fu fatta entrare, come che era rimasta fuori.

-Mantenetevi a me- disse Alexander senza specificare, ma grazie ai tanti film contemporanei sul teletrasporto tutti si erano già immaginati alcuni motivi.

Lexy, che si trovava affianco al moro si mise ad osservarlo. Mentre si stava concentrando per teletrasportarli, cosa non facile come che erano in sette, i suoi occhi divennero di un grigio scuro, come il cielo durante un temporale. Si ritrovò a stringere il suo braccio quasi a volerlo aiutare. Sembra stia facendo un grande sforzo, si ritrovò a pensare.

Un alone nero li circondò, era simile a un fumo nero e in poco tempo né furono sommersi. Non riusciva a vedere nulla oltre all'oscurità, sentì una grande mano stringere la sua e si rese conto che doveva essere Alexander che le stava dando supporto con quel semplice gesto. A Lexy non sembrò che nulla fosse cambiato intorno a lei, fino a che la nebbia si dilatò all'improvviso. Si trovano nella sala da pranzo della casa di Hestia. Alex lasciò subito la sua mano e si diresse verso John Benson e sussurò qualcosa a sua madre.

-Tutto bene, Lex?- le domandò Harmonia.

Lexy era leggermente confusa dal gesto di Alexander; sembrava un tipo freddo e anche di poche parole e le faceva strano pensare che le aveva dato supporto senza conoscerla. -Abbastanza.-

Louise e Alexander, tenendo per le braccia il signor Benson, uscirono dalla stanza. -Lo stanno portando in una delle numerose stanze per gli ospiti- spiegò Elyssa.

Harmonia si guardò intorno e notò la mancanza di una persona. -Soter dove si trova?-

Elyssa per un momento sembrava irritata, ma poi sorrise, o almeno ci provò. Sembrava stranamente innervosita da quella semplice domanda e Lexy non riuscì a capire perché. -É andato a riposarsi.-

***

Hestia sentì qualcuno intrufolarsi nella sua barriera e subitò capì che era Alexander, ma non era solo. Anzi, era con altre sei persone. Sì alzò e si diresse verso la sala da pranzo, dove aveva sentito rompersi la sua barriera.

Lì trovò Harmonia e Lexy che parlavano. La prima sembrava scossa, la seconda invece le ricordava indubbiamente Artemide. Lexy era esattamente come sua madre. Non dimostrava mai ciò che provava, non completamente almeno, ed aveva una gran forza. Harmonia, al contrario, era differente da Afrodite. La Dea dell'amore che conosceva Hestia sarebbe stata dritta e composta per tutto il tempo, giocando con i suoi capelli e fingendo di essere annoiata se non le veniva prestata abbastanza attenzione.

Elyssa entrò in quel momento nella sala da pranzo, dopo essere andata a prendere delle bottigliette d'acqua per Lexy e Harmonia. -Ciao Zia- salutò.

-Che cos'é accaduto?- Hestia aveva detto ai suoi nipoti che avrebbero dovuto portare le due lì sono in caso di pericolo.

Elyssa le spiegò che i vrykolakas avevano attaccato il padre adottivo di Lexy e avevano distrutto casa sua. -Abbiamo mica sbagliato a portali qui?- domandò la riccia.

-No... Solamente non sembra una cosa da loro... Di solito evitano di lasciare tracce mentre cercano di uccidervi- Hestia stava cercando di capire la strategia del nemico, senza successo. Hanno cambiato modo di operare...

-Il signor Benson come sta? Ha mica detto qualcosa di rilevante?-

-Sta meglio grazie a Soter. Ha comunque detto che quei esseri non volevano uccidere Lexy-.

La rossa si sorprese -Hanno sempre tentato di uccidervi. Non hanno mai avuto altri obbiettivi.-

-Il padre di Lexy ha detto che i vampiri volevano portare Lexy dal loro capo, ma non avevano parlato di ucciderla- spiegò la riccia.

-Questa é una vera novità...- Quale sarà mai il piano del nemico? Perché vuole Lexy? Perché sta cambiando il suo modo di operare?

Olympus - The daughter of ArtemisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora